Dopo le dimissioni, Stefano Fassina torna all’attacco di Matteo Renzi: “Ci vuole un partito che torni a essere un partito. Non abbiamo bisogno di un dittatore, ma dobbiamo essere un soggetto politico”, ha detto l’ex viceministro dell’Economia durante un videoforum di Repubblica, spiegando di essere entrato in un governo “difficile per espressione di una scelta del Pd in una situazione in cui ho dovuto mettere la faccia su scelte che non condividevo ma che ho portato avanti perché tutti insieme, come Pd, avevamo fatto la scelta politica di sostenere quel governo. Ma nelle ultime settimane – precisa – ho visto una ambiguità nel rapporto tra Pd e Letta”. Fassina ha quindi detto di percepire “in modo netto” che “il segretario del mio partito, oltre a mettere in evidenza gli errori del governo, si lascia andare sistematicamente a caricature distruttive: abbiamo avuto fase in cui era ‘il governo delle marchette’ e non ho mai sentito una parola di apprezzamento anche su misure importanti che pure abbiamo raggiunto”. L’esponente Pd si sarebbe dunque aspettato da Renzi, “oltre a critiche anche il riconoscimento dei risultati e questo non c’è stato”. Come se non bastasse, ha concluso Fassina, Renzi se ne è uscito con una battuta “che manifesta indifferenza e scarsissima considerazione dell’interlocutore”.



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