Sembra una partita che ormai si gioca sottotraccia quella de Il Corriere della Sera. Eppure, quando la Fiat (forse “servita” dall’Amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel) si prese il pacchetto di azioni di Giuseppe Rotelli, Diego Della Valle cominciò a sfornare una serie di dichiarazioni di “fuoco” contro tutta l’operazione. La contrapposizione tra il “signor Tod’s” e John Elkann divenne un clamoroso caso di scontro tra poteri all’interno di Rcs-Corriere della Sera. Probabilmente mai nella storia, ultracentenaria, del giornale di via Solferino era accaduto un fatto del genere. Forse, per fare un paragone di una simile tensione all’interno del giornale, bisognerebbe risalire agli anni Venti del secolo scorso, quando intervenne direttamente il ras del fascismo Roberto Farinacci per esautorare Luigi Albertini, oppure alla fine degli anni Settanta, quando lo scandalo della P2 travolse il gruppo dirigente di Rcs, da Angelo Rizzoli a Bruno Tassan Din.
A ben guardare, lo scontro all’interno di Rcs è in fondo la fotografia di quello che sta avvenendo nel Paese nello scontro tra i cosiddetti “poteri forti”, oggi diventati sempre di più “poteri deboli”. In effetti, al momento, una visione complessiva che unisca competenza, coraggio e seri investimenti, sembra introvabile a qualsiasi livello. La stessa cosa pare avvenga in via Solferino.
È evidente che il giornale cartaceo, anche se prestigioso e influente, debba fare i conti, in tutti i sensi, con il nuovo mondo della comunicazione. Non è più sufficiente aprire un sito internet, correre dietro a qualche sinergia improvvisata. Il problema è ormai epocale nel mondo della comunicazione e dell’informazione. In breve, per Il Corriere della Sera, occorre ripensare a un nuovo ruolo e a sinergie innovative e molto ampie. Ma nessuno sembra in grado di poterlo fare.
E allora che cosa sta succedendo dopo la “sfuriata” di Diego Della Valle contro John Elkann e la Fiat? Si resta in stallo, oppure in stand-by, per usare il linguaggio oggi di moda. Si sta facendo una sorta di “guerra di posizione”, in attesa che maturino alcune aspettative finanziare e alcune occasioni di investimento e di nuove sinergie. E magari anche alcuni accordi vantaggiosi. Nel frattempo si costruiscono fantasiose architetture e fusioni avveniristiche.
Prima della fine del 2013 si rincorrevano diverse voci. La prima era quella di una imminente fusione tra il giornale per antonomasia della Fiat, La Stampa di Torino, e il Corriere. Si parlava, neppure tanto sottovoce, di un’ unica direzione, quella di Mario Calabresi. Allo stesso tempo circolavano voci insistenti su uno scorporo da Rcs dell’informazione sportiva, fatto, si dice, che avrebbe interessato direttamente Diego Della Valle e qualche suo amico di vecchia data. Insomma, una sorta di “rivoluzione” e un riassetto che avrebbe comportato investimenti onerosi.
Salvo restando che, se qualcuno avesse voluto, poteva intervenire direttamente, pagando e salendo nell’azionariato di Rcs. In altri termini, si faceva capire da Torino, se Della Valle voleva, il Corriere se lo poteva pure comprare.
Di tutto questo gran vociare, al momento è rimasto solo un brusio, che fa pensare a quella che abbiamo chiamato “guerra di posizione” e che ha diversi protagonisti. Tra i due giornali esistono delle sinergie, ma di carattere limitato, come la raccolta di pubblicità per esempio. Ma la vera e propria fusione sembra diventata, o forse lo è sempre stata, un’autentica chimera. C’è chi dice che sia stata osteggiata, addirittura stoppata, soprattutto da Milano. Ma forse questa è un’altra voce depistante. C’è ad esempio un finanziere, che vuole restare anonimo, che commenta: “Non è che unendo due debolezze si può ottenere una nuova ‘corazzata’. E nello stesso tempo, ci si è mai chiesti quanto costerebbe una fusione di questo tipo? Non mi sembra proprio il momento di operazioni del genere”.
Resta quindi sulle sue posizioni John Elkann, con il suo consistente “pacchetto” di azioni, pronto magari a vendere in cambio di una buona plusvalenza. Resta fermo anche Diego Della Valle, guardando all’evolversi della situazione. E al momento resta fermo anche il nuovo amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane, che invece avrebbe una voglia matta di muoversi. Jovane ha un ottimo rapporto con Rupert Murdoch e probabilmente è rimasto bloccato dalla recente legge approvata che vieta a un gruppo televisivo di possedere un giornale.
La vecchia pista che portava a Murdoch, a un suo interessamento per il Corriere, è forse ancora l’unica credibile nel “mare magnum” delle voci. L’ostacolo è ovviamente la legge, ma anche i “nemici” di una simile operazione, come ad esempio l’ingegner Carlo De Benedetti, patron del “Gruppo Repubblica”, che si vedrebbe nascere un concorrente agguerrito e totalmente rinnovato, con alle spalle un supporto televisivo di massima grandezza.
È in questo scenario di difesa delle proprie posizioni di potere, di impossibilità di investimenti e di normative legislative, che si consuma la “guerra di posizione” de Il Corriere della Sera. Impossibile al momento pensare che ci sia una via d’uscita a breve termine. Come si diceva, quello che accade all’interno di via Solferino sembra la fotografia di quello che sta accadendo nel Paese.