“La legge elettorale del doppio turno dei sindaci può essere approvata solo se si modifica la Costituzione prevedendo l’elezione diretta del Capo dello Stato. Ciò rende a maggior ragione impossibile un accordo basato sulle sole forze della maggioranza di governo senza un’intesa con Forza Italia”. Lo rivela il deputato renziano Dario Nardella, ex vicesindaco di Firenze, in un’intervista a tutto campo a Ilsussidiario.net. Delle tre proposte di legge elettorale avanzate da Renzi, il doppio turno dei sindaci è quello preferito dal Nuovo Centro Destra di Alfano, il modello spagnolo è appoggiato da Berlusconi e il Mattarellum da Grillo. Ieri intanto Matteo Renzi, riferendosi al premier Letta, ha dichiarato: “Enrico non si fida di me, gliel’ho detto l’altro giorno. Ma sbaglia”. Per Nardella “questa frase non va interpretata come una sterile critica ma come il desiderio di rafforzare la collaborazione con il presidente del Consiglio”.



Alfano ha detto di essere pronto a votare il modello dei sindaci già da domani, ma Renzi sembra preferire il dialogo con Berlusconi. Eppure Alfano è al governo col Pd e Berlusconi è all’opposizione. Qual è la strategia che c’è dietro a questa scelta?

Renzi non ha affatto preferenze verso Forza Italia o verso un partito in particolare. Anzi ha riconosciuto a NCD il ruolo di alleato della maggioranza, ma ha tenuto a ricordare un principio: tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione hanno il diritto e il dovere di scrivere la legge elettorale in quanto si tratta delle regole del gioco. Il Pd è quindi pronto a discuterne con tutti e ad approvare la legge con chi ci sta, puntando alla più ampia maggioranza possibile.



Maria Elena Boschi ha parlato di contatti tra Renzi e Verdini. Sono avvenuti davvero?

Il segretario non ha avuto contatti soltanto con Verdini, ma con tutti i leader politici. Renzi per esempio ha parlato di legge elettorale con Alfano a margine dell’incontro pubblico con Vespa. Con Verdini è emerso soltanto che, a proposito delle tre proposte avanzate da Renzi, Forza Italia mette al primo posto il modello spagnolo. E’ questo che si sono detti Renzi e Verdini quando si sono incontrati.

Eppure questo modello non piace ad Alfano. Che cosa impedisce di approvare subito il doppio turno dei sindaci come suggerito da NCD?



Sul modello del doppio turno dei sindaci preferito da Alfano ci sono due questioni aperte. La prima è che introdurre un sindaco d’Italia comporta anche riforme costituzionali. L’elezione diretta del sindaco è il perno del modello dei Comuni, ma qualora lo si volesse estendere a livello nazionale comporterebbe l’elezione diretta del Capo dello Stato. Su questo però non c’è affatto una posizione unanime, e comunque non si è neanche aperto il dibattito. Inoltre sul doppio turno dei sindaci finora c’è soltanto il consenso della maggioranza di governo. Noi da sinistra abbiamo sempre criticato il Porcellum perché fu voluto da Berlusconi e votato dalla sola maggioranza di governo di centrodestra come una prova muscolare. Sarebbe incoerente se ripetessimo esattamente lo stesso copione approvando una legge elettorale con i soli voti della maggioranza di governo.

 

Qual è la scadenza di Renzi per la presentazione della nuova legge elettorale?

Il Pd ha ottenuto una data, il 27 gennaio, entro cui si dovrà terminare l’iter in commissione e si arriverà in aula per la discussione e il voto della modifica. E’ un risultato rilevante perché, se vi è la volontà, consente di approvare la modifica della legge elettorale alla Camera già entro le prime settimane di febbraio.

 

Un rimpasto allungherebbe la vita al governo?

Noi non abbiamo utilizzato e non utilizzeremo mai la parola rimpasto, che richiama vecchi riti da Prima Repubblica. Dopo aver vinto le primarie, l’obiettivo del Pd, come ha detto Renzi, non è quello di portarsi a casa qualche ministro, ma è quello di imprimere una svolta all’azione del governo. La cosa che più ci sta a cuore è che l’agenda del governo sia attuata e rafforzata il prima possibile, a cominciare dalle misure per il lavoro e dal rilancio dell’economia. Se Letta riterrà di dover rafforzare il governo cambiandone alcuni esponenti, giustamente deve essere una sua valutazione.

 

Letta sta rispondendo del suo operato alla direzione del Pd o è un battitore libero?

Ho sempre apprezzato l’equilibrio e la correttezza del presidente del Consiglio, Letta. Appena vi sarà occasione darà conto dell’attività del governo al Partito Democratico. Lo ha fatto in passato e a maggior ragione lo farà ora. Abbiamo un partito con un vertice e una direzione democraticamente legittimati, grazie alla partecipazione straordinaria di 3 milioni di elettori alle Primarie dell’8 dicembre e alle migliaia di voti in occasione del precedente voto per gli organi dirigenti.

 

Perché Renzi ha detto che Letta non si fida di lui?

Renzi ha parlato delle impressioni avute a seguito dell’ultimo incontro, del quale però non conosco i contenuti. Interpreto questa dichiarazione di Renzi come il desiderio di rafforzare la collaborazione del presidente del Consiglio, basandola su un rapporto di fiducia senza cui è difficile creare una sintonia tra governo e Partito Democratico. Leggo le parole del segretario come un auspicio e non come una sterile critica.

 

(Pietro Vernizzi)

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