La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le motivazioni della sentenza con cui lo scorso 4 dicembre ha giudicato incostituzionale l’attuale legge elettorale, il Porcellum. Dopo circa quattro ore di camera di consiglio, la Consulta ha motivato la decisione, parlando di un premio di maggioranza esagerato e liste bloccate troppo lunghe. I giudici hanno quindi aperto alle liste bloccate corte, previste dal modello spagnolo, ma anche alle ipotesi recentemente avanzate da Matteo Renzi, quindi Mattarellum corretto e doppio turno sul modello dei sindaci. In tutti i casi, ha precisato la Corte costituzionale, gli effetti della sentenza sono da ritenersi validi solamente per il futuro: “Le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono in definitiva e con ogni evidenza un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Allo stesso modo, con la sentenza “non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali”. In particolare, spiega la Corte, l’attuale premio di maggioranza “è foriero di una eccessiva sovra-rappresentazione” e può produrre “una distorsione” perché non impone “il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista”. Insomma, le condizioni stabilite dalle norme censurate “sono tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare e pertanto contraddicono il principio democratico, incidendo sulla stessa libertà del voto”. Cosa rimane quindi del Porcellum? La normativa che rimane in vigore, prosegue la Consulta, “stabilisce un meccanismo di trasformazione dei voti in seggi che consente l’attribuzione di tutti i seggi, in relazione a circoscrizioni elettorali che rimangono immutate, sia per la Camera che per il Senato”. Continuiamo dunque ad avere un meccanismo “proporzionale” ma “depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza”. E in questo modo si potrebbe anche tornare a voto subito, visto che si tratta di una norma “complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo, così come richiesto dalla costante giurisprudenza di questa Corte”.