“Il futuro di Forza Italia dipende dal futuro di Berlusconi. Il Cavaliere non si accontenterà mai di un ruolo da ‘padre nobile’, ma rimarrà sulla plancia sempre e comunque. Per come lo conosco, non è uno che si arrende ed è un uomo che vuole contare, anche se sa essere molto pratico e quando si tratta di trovare un’intesa la cerca sempre”. Lo rivela Maurizio Belpietro, direttore di Libero, dopo che Berlusconi ha annunciato: “Non c’é mai stata alcuna intenzione di procedere alla nomina di un coordinatore unico di Forza Italia, figura peraltro non prevista dallo statuto del nostro movimento. C’é invece l’intento di rilanciare Forza Italia, dotandoLA di una nuova organizzazione e valorizzando tutta la classe dirigente che in questi anni, e particolarmente negli ultimi mesi, ha dimostrato di saper condurre straordinarie battaglie politiche, affiancandomi nelle fasi più drammatiche della vita politico-istituzionale del Paese”.



Belpietro, qual è il senso di questa uscita di Berlusconi?

Berlusconi si è reso conto che nominare un coordinatore unico significava scontentare una parte del partito e quindi ha pensato che fare questa mossa fosse pericoloso. Il Cavaliere ha quindi cercato una soluzione, che consiste non nel nominare un coordinatore unico bensì un portavoce. Si capisce che Berlusconi vuole cambiare le cose, ma non è nelle condizioni ottimali per farlo.



Quanto è serio il rischio di una scissione in Forza Italia?

Il rischio di una scissione mi sembra molto improbabile. Dopo NCD e Fratelli d’Italia, fare l’ennesimo partitino non avrebbe senso. Bisognerà vedere anche quale sarà la legge elettorale e che cosa premierà. Se per caso non premia le coalizioni o c’è uno sbarramento che arriva a una certa soglia, poi diventerebbe molto difficile entrare in Parlamento in caso di scissione. L’unico che si candidava a fare il leader, Raffaele Fitto, ha escluso di volerlo fare, e quindi non mi sembra pensabile una scissione.

All’interno di Forza Italia si sta riproponendo la distinzione tra falchi e colombe che c’era nel Pdl?



No, in realtà si sta piuttosto riproponendo una questione generazionale. Dopo 20 anni, il Cavaliere pensa che si debbano vedere delle facce nuove. Pensa quindi di schierare un giovane che possa rappresentare un segno di cambiamento. Il vero scontro è dunque tra vecchia e nuova guardia.

Come vede il ruolo crescente di Fitto nel partito?

Fitto ha principalmente giocato un ruolo di oppositore nei confronti dell’ala alfaniana, mentre oggi è tornato a farsi sentire. Molti dei colonnelli di Forza Italia lo hanno scelto in quanto è la figura più spendibile dal punto di vista politico, perché è vero che ha fatto il ministro e il governatore della Puglia ma è sempre stato un po’ in disparte. Fitto è giovane e incarna meglio quell’immagine di cambiamento, nonostante sia in politica da quando aveva i calzoni corti.

 

Può essere lui il futuro di Forza Italia?

Prima di chiederci quali siano le prospettive di Fitto, dobbiamo chiederci qual è il futuro di Berlusconi. Tutto ciò che avverrà all’interno di Forza Italia non potrà prescindere dal fatto che uno debba trovare un’intesa con il Cavaliere. Berlusconi è l’uomo che porta i voti, se non ci fosse lui non ci sarebbe nessuna possibilità di vittoria. Il futuro quindi mi sembra molto ridotto.

 

Berlusconi si accontenterà di fare il padre nobile o vorrà restare sempre in plancia?

Berlusconi rimarrà sulla plancia sempre e comunque. Non è uno che si arrende ed è un uomo che vuole contare. Anche se si rende conto anche lui della necessità di mandare avanti dei volti nuovi, rimane sempre l’ago della bilancia e l’uomo che prende le decisioni. Non si rassegnerà mai a essere soltanto un padre nobile.

 

Berlusconi pensa di ricucire con NCD e i partiti minori del centrodestra?

E’ evidente che Berlusconi cerca di ricucire, perché pensa: “Se andiamo alle elezioni con l’attuale sistema serve un’alleanza con NDC, Fratelli d’Italia e la Lega nord”. Per quanto ho imparato a conoscerlo finora, Berlusconi è un uomo molto pratico e quando si tratta di trovare un’intesa la cerca sempre. Bisognerà però che ci siano le condizioni. Se queste non ci sono, cioè se non c’è ima legge elettorale che favorisce un accordo, non ha ragione per farlo.

 

(Pietro Vernizzi)