Aldo Bozzi è l’avvocato milanese al quale si deve, insieme ai colleghi Claudio Tani e Felice Besostri, la bocciatura del Porcellum. Il giorno dopo la sentenza della Consulta l’avvocato Bozzi riflette su quello che ora si dovrebbe fare per restituire agli italiani la piena rappresentatività del voto. “Mi chiede cosa accadrà adesso? Non lo so; ma credo che il presidente della Repubblica, prendendo atto della sentenza, dovrebbe indire nuove elezioni”.



Una soluzione così drastica?
Guardi, qui c’è poco di drastico. La sentenza ha ritenuto illegittima la legge elettorale con cui questo Parlamento è stato eletto. Vuol dire che abbiamo un Parlamento di nominati che al massimo può tirare a campare, ma non fare altro. Non può mettere mano a riforme costituzionali, scusi.



Nemmeno a una nuova legge elettorale?
Lo può fare, ma abusivamente. Tutto si può fare, ma questo non vuol dire che sia legittimo.

In effetti la sentenza della Consulta ci restituisce un sistema elettorale vigente e funzionante.
Appunto. Si potrebbe tornare a votare già domani mattina, con le norme della legge elettorale corretta e integrata dalla sentenza della Corte costituzionale. Si legga il punto 6, per favore (Bozzi cita: “la normativa che resta in vigore per effetto della dichiarata illegittimità costituzionale delle disposizioni oggetto delle questioni sollevate dalla Corte di cassazione è ‘complessivamente idonea a garantire il rinnovo, in ogni momento, dell’organo costituzionale elettivo’“). La parte decisiva è quella, il fatto cioè che si può fare il rinnovo in ogni momento. Quindi una legge elettorale ce l’abbiamo. Né, prima della sentenza dell’altro ieri, c’è stato alcun vuoto legislativo.



Ne è sicuro?
Certo, lo dice la stessa Corte. Legga attentamente dal punto 6 in poi. La continuità dello Stato è assicurata. Ma non siamo più al 4 dicembre: ora c’è la sentenza, e di questa non si può fare a meno di tenere conto. Quindi bisogna consentire ai cittadini, finalmente dopo anni, di votare secondo Costituzione.

Adesso lei cosa farà?
Ci sarà la fase terminale del giudizio davanti alla Corte di cassazione, ora rimasto in sospeso. Lo dovrò riassumere, a nome dei 27 ricorrenti, chiedendo alla Cassazione che si pronunci sulla nostra domanda. Spero che la Cassazione mi darà ragione… non è scontato. Ma abbiamo diritto a votare secondo Costituzione, e intendiamo farlo valere in ogni sede. Lo sappiano i politici, che i cittadini sanno difendersi.

Molti si sono chiesti chi c’è dietro di voi.

Ci siamo noi e basta. Non conosco nessun partito. Ho votato per il Partito democratico, ma non conosco nessuno di questi signori che oggi si presentano a dire che adesso si fa una nuova legge elettorale; e non si sa per quale motivo, visto che la legge elettorale già c’è. Spero solo che non si debba costringere un’altra volta la Corte di cassazione a promuovere un nuovo giudizio di legittimità davanti alla Consulta. Perché questo avverrebbe.

In quale caso avverrebbe, scusi?
Nel caso in cui si dovessero introdurre delle norme costituzionali, o si facesse una nuova legge elettorale così come ne ho sentito parlare, per esempio, nei giorni scorsi. Ho sentito il segretario di un partito di maggioranza parlare di bipolarismo. Io nella Costituzione all’articolo 49 leggo pluralismo, non bipolarismo.

Si riferisce a Matteo Renzi?
Non so, dica lei quello che vuole. La stessa sentenza della Corte fa riferimento all’articolo 49 della Costituzione. Non si può fare una legge elettorale che induca i cittadini a scegliere tra due partiti. Ce ne possono essere cento, mille di partiti, non importa, non è questo il punto: si devono creare le condizioni, costituzionalmente garantite, perché i cittadini si possano riunire per concorrere con i partiti all’elezione dei nostri organi costituzionali…

Adesso le condizioni ci sono. Quindi?
…Se poi uno o due partiti, con la forza politica e le buone idee, finiscono per essere i principali o gli unici, benissimo. Non siamo contrari a un bipolarismo creato dal consenso, ma a un bipolarismo imposto per legge.

Davanti alla Consulta pende un ricorso contro la legge elettorale della regione Lombardia.
Sì. L’eccezione di costituzionalità porta anche la mia firma.

(Federico Ferraù)

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