La legge elettorale è la priorità. Matteo Renzi, dopo le parole di ieri, non certo tenere, rivolte al Nuovo centro destra, strano alleato di governo del Pd, ha incontrato in gran segreto in un hotel romano Angelino Alfano per discutere, ovviamente, di legge elettorale. Poi ha pranzato con Nichi Vendola. Ma nella giornata di ieri il segretario Pd aveva già incontrato Denis Verdini, uomo fidato di Berlusconi. E pare che sia fissato a questo venerdì un incontro con il Cavaliere, cosa che ha fatto storcere il naso all’ala bersaniana del partito. Ma come ha twittato quest’oggi lo stesso leader dei democratici “le regole si scrivono tutti insieme, se possibile. Farle a colpi di maggioranza è uno stile che abbiamo sempre contestato”. Il freno a mano è ancora tirato e la faccenda, ad oggi, non sembra sbloccarsi. Per cercare di capire, dunque, a che punto siamo nel complesso intreccio delle trattative, abbiamo contattato Roberto Formigoni, senatore di Ncd.



Senatore, continua lo stallo. Renzi si è visto con Verdini e dopo le tensioni degli ultimi giorni con Ncd, ha incontrato nella mattinata di ieri Angelino Alfano. Cosa si sono detti?

Il contenuto dell’incontro lasciamolo dire ai protagonisti. Preferisco mantenere la discrezione. Dico però che lo stallo nel quale ci troviamo va attribuito interamente a Renzi, che sta tenendo un comportamento incomprensibile. Credo che neanche i suoi più scatenati sostenitori capiscano esattamente cosa ha in testa…



Ha messo sul piatto tre proposte.

Su una – il cosiddetto sindaco d’Italia – ha il supporto unanime degli alleati e ha un consenso fortissimo nella fila dei parlamentari del Pd. Anzi, dirò di più: è l’unico modello che riprende la proposta di sempre del Pd, ovvero quella del doppio turno di coalizione. Quindi, volendo, l’accordo lo si può fare in cinque-dieci minuti perché noi di Ncd siamo d’accordo e Scelta Civica idem…

Se si può fare in cinque minuti, perché non si chiude?

Ripeto, è Renzi che schiaccia il freno e temporeggia. Il suo è un iper-tatticismo: a parole combatte i giochini e i rituali della prima Repubblica, ma in quello che sta facendo non ci vedo niente di diverso. Vuole forse le elezioni?



Il modello del sindaco d’Italia, quindi, va bene. Perché?

Noi riteniamo – e lo dimostriamo – che questo modello è la migliore legge elettorale vista la situazione politica italiana.

In quanto?

Essendoci il ballottaggio al secondo turno tra la prima e la seconda coalizione, determina una vittoria chiara: chi prende un voto in più al secondo turno vince. È, poi, un modello maggioritario, e le alleanze si fanno prima: o stai in una coalizione o stai nell’altra (cosa che deve essere ben chiara agli elettori prima del voto). Inoltre al primo turno riconsegna finalmente ai cittadini la possibilità di scegliere, con il voto di preferenza, il loro deputato e il loro senatore.

Mentre sistema spagnolo e Mattarellum non vanno altrettanto bene?

Non presentano quest’ultima possibilità di scelta. Il Mattarellum è fatto di collegi in cui la coalizione indica un solo candidato: continueremmo così ad avere i “paracadutati” – da Siracusa a Milano, da Reggio Calabria a Torino. Idem lo spagnolo: liste chiuse di quattro o cinque candidati. Sono meno rispetto ai trenta del Porcellum, ma la differenza in sostanza non c’è.

 

Senza dare possibilità di scelta all’elettore…

Esatto, l’elettore o accetta la scelta imposta dal partito oppure, se non gli va a genio il candidato, non va proprio a votare o vota addirittura un altro partito. E non mi sembra la migliore delle situazioni. Poi, vorrei ricordare come il sistema spagnolo non funzioni neanche in Spagna. Quindi…

 

Quindi voi puntate forte sul sindaco d’Italia, ma secondo lei Renzi fa un po’ il furbo…

Noi vogliamo il sistema elettorale  migliore e il “sindaco” è la soluzione migliore per l’Italia, tutto qua. Poi noi siamo pronti a sfidare gli avversari con qualsiasi legge.

 

Come giungere dunque a un punto d’intesa? Non c’è il rischio di rimanere bloccati?

Torniamo sempre a Renzi: dipende tutto da lui. Ha presentato tre modelli – quando poteva presentarne anche uno solo – dicendo che gli andavano bene…

 

Però?

Quando la maggioranza gli risponde che è favorevole a fare subito il sindaco, lui cerca di dialogare con altri. Per carità, lui può parlare con chi vuole – che sia Berlusconi o Grillo (che gli ha dato buca). Però deve sentire il dovere morale di partire dalla maggioranza. Se all’interno della maggioranza si trova un accordo – che già c’è – bisognerebbe portare la proposta approvata all’attenzione dell’opposizione (che può suggerire qualche modifica) per cercare il più ampio consenso possibile. Ma non è mica obbligatorio che la legge elettorale si votata all’unanimità…

 

La scadenza sarebbe fissata al 27 di gennaio.

E a noi va benissimo. Non siamo certo noi a ritardare. Per noi va bene anche il 20.

 

Non esiste magari una quarta opzione che è ancora rimasta sotto traccia?

Da parte di Renzi? Chi lo sa.

 

E da parte vostra?

Assolutamente no. Sono due mesi che noi, ancor prima che Renzi diventasse segretario del Pd, caldeggiamo per il sindaco d’Italia.

 

Fatto sta che siamo ancora fermi.

E siamo noi i primi a non capire il perché. Renzi vuole forse seminare zizzania nella maggioranza e continuare a tirare calci negli stinchi ai suoi alleati, perché nasconde il disegno inconfessabile di andare subito alle elezioni? Sarebbe una prospettiva disastrosa, ma dica cosa pensa veramente. A parole dice che il governo Letta deve vivere, poi, nei fatti, gli tira addosso petardi e bombe carta.

 

La vicenda del ministro Nunzia De Girolamo è paragonabile al caso di Josefa Idem?

No, è diverso perché Josefa Idem ha ammesso la colpa; si trattava di un reato amministrativo. Lo ha riconosciuto e si è dimessa. Per quanto riguarda invece il caso di Nunzia De Girolamo la magistratura non ha sollevato nessuna ipotesi di reato, e allora perché dovrebbe dimettersi? Ci tengo poi a dire che il caso ha toccato livelli di barbarie incredibili, per non parlare del modo in cui è stata intercettata da un privato dentro casa sua. A chi l’accusa di aver detto “parole sconvenienti” rispondo: ci credo, in casa propria ognuno si esprime con maggior libertà.

 

(Fabio Franchini)