Matteo Renzi prova a dare la scossa. L’assemblea nazionale del Pd è stata aperta da Gianni Cuperlo che ha voluto salutare affettuosamente Pierluigi Bersani, facendo scattare un lungo e caloroso applauso dei presenti. È intervenuto dunque il neo segretario che ha così esordito : “Le primarie hanno vincolato l’adesione del Pd al Pse, tuttavia è doveroso che la direzione ne parli e quindi dedicherei una direzione ad hoc con la consapevolezza che con Federica Mogherini il 18-19 febbraio saremo a Bruxelles per la prima volta e la settimana dopo congresso ospiteremo il Pse a Roma. Entriamo nel Pse per cambiare il Pse e l’Europa”. Ecco poi l’accelerata e la conseguente stoccata: “Nell’ultimo periodo sulle riforme è un elenco di fallimenti: nessuna riforma elettorale ed è saltata l’ipotesi di una grande riforma istituzionale fermata alla quarta lettura. Da qualche anno sul tema delle riforme abbondano i ministri, scarseggiano i risultati. Il Pd si gioca la faccia”. Il rimpasto – definito dallo stesso leader dem “una parolaccia da Prima Repubblica” non è certo la priorità: “Chi propone un rimpastino sta drammaticamente perdendo di vista. Il vero obbiettivo, semmai, è “creare un sistema di governo che duri per i prossimi vent’anni” e che affronti le tre emergenze rappresentate dalla riforma elettorale e dal piano del lavoro (il Jobs Act). La tenuta del governo è a rischio, ma Renzi dice chiaro e tondo di essere “l’unico nel Pd che non ha mai messo un termine ultimo al governo. Ho sempre detto che va avanti finchè si fanno cose e si realizzano risultati”. Prima di concludere ha rimandato al mittente le accuse ricevute per la volontà di dialogare con Forza Italia, incontrando Verdini (e forse, domani, Berlusconi) bollandole come “surreali e stravaganti”.