Per settimane si è parlato – oltre che di Porcellum – di Mattarellum, modello spagnolo e doppio turno del sindaco d’Italia. Alla fine sembra averla spuntata un quarto sistema: l’Italicum, firmato Renzi e Berlusconi, che adesso deve ottenere il via libera dalla commissione Affari costituzionali. Ma in cosa consiste? È, in sostanza, un sistema proporzionale che prevede un premio di maggioranza, un eventuale doppio turno, e soglie di sbarramento fissate al 5%, 8% e 12%. E per quanto riguarda il nodo delle liste dei candidati? Nei fatti, le liste bloccate, seppur corte, rimangono in vita; nei piccoli collegi sono infatti previsti listini ridotti a (massimo) sei candidati. Inoltre, arriva lo stop alle candidature multiple. Andiamola ad analizzare nel dettaglio.
Allora, i seggi del Parlamento vengono distribuiti – attraverso metodo proporzionale su base nazionale – tramite collegi. Ogni collegio assegna da un minimo di 3 a un massimo di 6 seggi.
La scheda elettorale presenta il nome del candidato premier di ogni coalizione, insieme a tutti i candidati nelle rispettive liste (bloccate) compilate in base a criteri di “pari opportunità”. Ci dovrà dunque essere la stessa percentuale di uomini e di donne. Inoltre non potranno esserci di seguito, nell’elenco dei nomi, più di due candidati dello stesso sesso
Il premio di maggioranza è del 18% e scatta in favore della lista o coalizione che ottiene (almeno) il 35% dei voti. Attenzione però: è stato fissato un numero di seggi massimo che tale bonus può garantire: il tetto limite è 340. Nel caso in cui si superasse tale soglia, i seggi in più verranno divisi tra gli altri partiti che sono entrati in Parlamento. Secondo alcuni questa soglia è troppo bassa: dovrebbe essere alzata al 40%.
–Ci sarà un doppio turno solamente nel caso in cui nessuno riesca a raggiungere (ovviamente al primo turno) il 35% dei voti.Vi partecipano le prime due liste o coalizioni: nel corso di questa tornata non è possibile effettuare alcun accorpamento.Chi vince al ballottaggia prenderà 327 seggi, mentre i rimanenti 290 saranno divisi proporzionalmente tra gli altri.
– Punto critico della legge che fa paura ai partiti più piccoli. Per entrare alla Camera le coalizioni devono prendere almeno il 12% dei voti, mentre le singole liste coalizzate devono superare il 5% e quelle non apparentate l’8%. È inoltre previsto un meccanismo contro le cosiddette “liste civetta”: nel calcolo della cifra elettorale nazionale non vengono presi in considerazione i voti delle liste che non si sono presentati in almeno un quarto dei collegi.
– Il testo parla chiaro: “Nessun candidato può essere incluso in liste con il medesimo contrassegno o con diversi contrassegni in più di un collegio plurinominale”. Questo significa che non vedremo più il nome dei leader (e dei maggiori dirigenti dei partiti) in più seggi. Infine, restano gli eletti all’esterno ed è previsto un meccanismo di tutela delle minoranze linguistiche.
– Si corre verso l’abolizione del bicameralismo perfetto, ma l’Italicum prevede inserita una sorta di salvagente, una clausola di salvaguardia che fa sì che la legge elettorale la si possa applicare anche a Palazzo Madama. Tutto quello che vale per la Camera dei Deputati vale anche per il Senato della Repubblica (con riparto regionale). Cambierà semplicemente la grandezza delle circoscrizioni, in quanto il numero degli elettori per il Senato è minore (si vota infatti al compimento dei 25 anni di età).