Il panorama politico attuale vive sull’incertezza. L’operato del governo Letta sembra essere passato in secondo piano, oltre ad avanzare con il freno a mano tirato, di fronte al dibattito imperante sulla nuove legge elettorale. Renzi accelera e va a braccetto con Berlusconi, mentre il Pd è in subbuglio: Cuperlo si è dimesso e la linea dura del segretario crea malumori in una minoranza che però è tutto fuorché omogenea. Cosa ci dobbiamo aspettare? Elezioni anticipate forse? Lo abbiamo chiesto a Piero Sansonetti, giornalista storicamente legato alla sinistra, ex direttore dell’Unità e di Liberazione, ora alla guida del settimanale Gli Altri.
Il governo Letta, come sempre, è appeso a un filo che però sembra via via più sottile. Ma il sostegno di Renzi all’esecutivo c’è o non c’è?
La vita del governo dipende esclusivamente dai calcoli di Renzi: non c’è alcun grande interesse politico. Se il segretario Pd pensa che gli convenga tenerlo in piedi lo terrà, se invece capirà che gli conviene farlo cadere staccherà la spina.
E quindi, sulla base di questo?
L’unica e vera bussola politica di Matteo Renzi – che in questo momento tiene in mano tutti i giochi – è diventare presidente del Consiglio. La questione è tutta qui. Non ci sono grandi temi politici: non è che ci sia una destra che combatte contro la sinistra o i cattolici contro i laici. No: c’è semplicemente la questione se Renzi diventerà o meno premier. L’unica possibilità per non diventarlo è che lo diventi Berlusconi o un suo uomo…
Quindi Letta ha le ore contate?
Credo che le cose stiano così: se Renzi riesce ad ottenere la legge elettorale che vuole, allora il governo Letta cade e si va alle elezioni. E poi lì vedremo chi vince…
Altrimenti?
Renzi dice che se non riesce a far passare l’Italicum farà saltare tutto. Ma qui ci sarebbe un bel problema per lui…
Quale?
Se si andasse a votare con il proporzionale si andrebbe a disperdere tutta la carica carismatica e di leadership sulla quale ha costruito il suo successo: tutto crollerebbe. E si tornerebbe proprio in quella prima Repubblica fatta di mediazioni continue.
È un’arma spuntata dunque?
Beh, questa sua minaccia di far cadere il governo non mi sembra credibile. E ripeto, Letta si salva solo se non passa la legge.
C’è di mezzo però la questione della revisione del bicameralismo e dunque dell’abolizione del Senato. Cosa si fa, si va a votare con o senza?
Bah, io ho l’impressione che in realtà a Renzi del Senato non gliene freghi molto. Se passa la legge, punta a votare a giugno.
E l’attacco della (renziana) Serracchiani a Zanonato (bersaniano), come fosse un membro dell’opposizione, cosa nasconde? Di cosa è sintomo?
Nel merito, la Serracchiani ha ragione nel sottolineare l’errore vistoso, ma esagera chiedendo le dimissioni. Il tono che ha usato nei confronti di un compagno di partito è un tono da guerra civile dentro il partito stesso.
Si è tanto parlato di rimpasto e ora ecco il Letta-bis promosso congiuntamente dei cuperliani e dal Nuovo Centrodestra per “accontentare” Renzi.
Ma no, non credo proprio che Renzi voglia “sporcarsi le mani” con questo governo: non è proprio ragionevole come cosa. Si vuole tenere le mani libere.
A proposito di Cuperlo. Le sue dimissioni rafforzano la posizione di Renzi e nascondono forse la frantumazione della minoranza che rappresenta?
Secondo me il punto è un altro. Cuperlo ha denunciato una cosa gravissima.
Ovvero?
I metodi antidemocratici di Renzi, una concezione non democratica del partito. E a questo punto io penso che Cuperlo debba uscire dal Pd e promuovere la nascita di una nuova formazione politica, democratica e di sinistra.
Se ne è sta parlando tanto, ma i diretti interessati frenano…
È una questione di coerenza. Mi sembra la cosa giusta da fare, sennò perché si sarebbe dimesso? Se avesse creduto che questo Pd di Renzi – nonostante tutti i dissensi che ci possono essere – può rappresentare un popolo di sinistra, allora sarebbe rimasto al suo posto. Se invece pensa di no – e io non credo che abbia torto a pensarlo –, considerando che il Pd sia ormai una realtà centrista con derive autoritarie, allora spetta a lui, in qualità di dirigente politico di sinistra, creare una nuova aggregazione.
Le dimissioni sono arrivate. La scissione non ancora…
Insomma, nella mia opinione il gesto delle dimissioni deve essere obbligatoriamente seguito dalla scissione. E, per replicare a chi parla di “debolezza”, dico che la scissione non sarebbe certo un atto di sconfitta, anzi sarebbe positivo. L’Italia è l’unico Paese in Europa che non ha un partito di sinistra e socialista. Fondarlo mi sembrerebbe un atto meritorio…
Ma la minoranza di Cuperlo sembra essere “una minoranza della minoranza”…
Non cambia la questione. Io dico a Cuperlo di fondare un partito socialista in quanto ha verificato che il Pd di Renzi non ha alcuna pretesa di essere un partito del genere; insegue anzi una forma liberale e centrista, con derive autoritarie. Quindi non mi interessa la conformazione – omogenea o eterogenea che sia – della minoranza del Pd.
La poltrona di Cuperlo è vacante e il posto scotta. Andrà alla minoranza?
Non credo proprio che la minoranza del Partito democratico abbia interesse a farlo. Sarebbe una resa totale di fronte a Renzi. Si è fatto il nome di Walter Veltroni, ma conoscendolo non accetterebbe mai una cosa del genere. È un posto che è destinato a rimanere vacante per molti anni…
Il solido patto tra Renzi e Berlusconi ha sparigliato le carte: porterà a nuove forzature e in un futuro quest’intesa si riproporrà?
Se fanno una legge elettorale di questo genere che oggettivamente aggira, con un colpo di mano, il parere della Corte costituzionale, poi sarà molto difficile – con una maggioranza risicata – non restare insieme.
(Fabio Franchini)