“L’Italicum è uguale al Porcellum solo che costerà il doppio perché prevede il doppio turno”. E’ il giudizio lapidario di Nicola Piepoli, sondaggista dell’Istituto Piepoli, sulla nuova legge elettorale nata dopo l’accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Per l’esperto se il Pd dovesse vincere il ballottaggio alle prossime elezioni prenderà tra 330 e 350 seggi alla Camera, circa lo stesso risultato conseguito nel 2013 quando ne ottenne 340. Con la riforma della Costituzione a votare la fiducia sarà solo Montecitorio, la cui base elettorale è diversa in quanto, a differenza che per il Senato, votano anche i giovani tra i 18 e i 25 anni. Ma per Piepoli questo determinerà uno scostamento di non più dello 0,5%. Infine le previsioni per le prossime europee, dove il Pd prenderà il 33%, il M5S tra il 21 e il 23%, Forza Italia il 18,5% e il Ncd il 6,5%.



Piepoli, come cambierà lo scenario del Parlamento con il sistema Italicum?

Non cambierà proprio per niente. L’unica cosa che potrebbe determinare un cambiamento sono le preferenze, che però non ci sono esattamente come non esistono nel Porcellum. Mancando le preferenze gli eletti sono sempre designati dai politici, non dalla popolazione. Martedì a Porta a Porta Renzi ha spiegato che era originariamente a favore delle preferenze, mentre Berlusconi non le voleva, e quindi lui ha aderito all’idea di Berlusconi. Il doppio turno è in grado di spostare dei voti? No. La mia opinione personale è che il doppio turno sia meglio rispetto al turno unico perché il responso è più netto e preciso. L’unica vera differenza però alla fine sarà che la spesa per il doppio turno sarà doppia rispetto a quella per il singolo turno.



Quanti seggi in più o in meno prendono i tre principali schieramenti con il modello “Italicum”?

A parità di voti si tratta di scostamenti minimi rispetto agli attuali seggi, un 2-3% di differenziale. Il Porcellum prevede un premio di maggioranza, attribuendo 340 seggi della Camera allo schieramento che prende più voti. Alle elezioni 2013 questo risultato è stato ottenuto dalla coalizione composta da Pd, Sel e altri. Con il modello Italicum il centrosinistra prenderebbe tra un massimo di 350 e un minimo di 330 seggi.

Poniamo che Pd e Forza Italia si classifichino rispettivamente primo e secondo e si sfidino al secondo turno. A quel punto gli elettori del M5S chi sosterranno?



Dire a priori che cosa avverrebbe in questo scenario è del tutto impossibile, anche perché non ci sono precedenti. Il comportamento degli elettori del M5S in questo caso sarebbe infatti molto imprevedibile anche utilizzando i metodi matematici più sofisticati.

Che cosa accadrà con il modello Italicum a partiti medio-piccoli come Ncd, Lega nord, Sel e Scelta civica? 

Se non vogliono essere esclusi, parteciperanno tutti in cordata con i partiti maggiori. Se alla fine perderanno o guadagneranno seggi è però una cosa che si può sapere soltanto a posteriori.

 

Con la riforma del Senato, si modifica la base elettorale determinante ai fini della fiducia al governo. I giovani conteranno di più?

I giovani contano relativamente, perché spostamenti di milioni di voti sono inimmaginabili. In termini percentuali un milione di voti equivale circa al 2,5%, tre milioni all’8%. Una differenza di tre milioni di under 25 tra la base elettorale della Camera e quella del Senato non significa però che un solo partito prende l’8% in più, ma che quella cifra si disperde seguendo la curva di Gauss un po’ a destra e un po’ a sinistra. Se quindi nell’elettorato tra i 18 e i 25 anni la sinistra prende il 3% in più rispetto alla media, questo si tradurrà complessivamente in uno 0,5% in più.

 

Che cosa si aspetta dalle prossime elezioni europee?

Il centrodestra prenderà il 32% e il centrosinistra il 37%. Il centro otterrà solo il 5%, ma riuscirà a entrare nel Parlamento Ue in quanto gli eletti italiani sono 77 e l’1,5% dei voti corrisponde a un seggio. Il Pd da solo otterrà il 33%, a condizione che non avvenga una scissione che cambierebbe del tutto lo scenario. Resta un’incognita per ora che cosa farà la sinistra del partito guidata da Cuperlo, cioè se sceglierà di riunirsi alla sinistra marxista o di restare nell’alveo del Pd. Sia Forza Italia sia Nuovo Centro Destra tenderanno a salire, prendendo rispettivamente il 18,5% e il 6,5%, mentre la Lega nord tende a scendere al 3,5%. Il M5S oscilla invece fortemente tra il 21 e il 23%.

 

(Pietro Vernizzi)