“Vendola si trova a un bivio: da un lato l’alleanza con Renzi, dall’altra il tentativo di dar vita a un polo della sinistra. La scelta dipenderà da che cosa deciderà di fare di se stesso. Se si ricandiderà come presidente della Regione Puglia avrà bisogno dei voti del Pd, mentre se correrà per le europee potrebbe decidere di farlo solo con la sinistra”. E’ la previsione di Peppino Caldarola, ex deputato dei Ds ed ex direttore de l’Unità, dopo che il leader di Sel, Nichi Vendola, ha dichiarato: “Mi è difficile orientarmi nella geografia interna del Pd. Non ho voglia di iscrivermi a nessuna sua corrente interna, perché il Pd non è il mio e il nostro destino”. Una frase che sembra una parziale ritrattazione rispetto a quanto dichiarato poche settimane fa, quando sottolineò: “I migliori risultati noi li abbiamo ottenuti quando siamo stati in un campo unitario del centrosinistra. Renzi è un’occasione”.



Caldarola, qual è il significato di questo cambiamento di rotta?

Il significato sta nel fatto che Vendola pensa di poter assorbire una parte dell’elettorato di sinistra ex comunista e gli stessi dirigenti di quell’area scontenti della gestione Renzi. Pensa quindi di coprire uno spazio che si è aperto a sinistra, ma che nessuno di noi sa quanto possa valere elettoralmente.



La sua marcia indietro nei confronti di Renzi si spiega con l’incontro tra il segretario del Pd e Berlusconi?

Non credo che c’entri l’incontro con Berlusconi. Vendola ha un partito in declino elettorale e si trova a un bivio: l’alleanza con Renzi o il tentativo di dar vita a un polo di sinistra senza farsi scippare questa posizione da altre iniziative come quella messa in piedi da Barbara Spinelli.

Che cosa sceglierà alla fine?

Vendola non ha ancora deciso che cosa fare perché non sa ancora che cosa fare di se stesso. Per quanto lo riguarda personalmente ha due strade. La prima è una candidatura alle elezioni europee, ai limiti della soglia di sbarramento che non è sicuro di superare. In alternativa può ripresentarsi per la terza volta come candidato presidente alla Regione Puglia, e in questo caso per arrivarvi ha bisogno di un rapporto con Renzi. Non mi pare che abbia deciso.



In vista delle elezioni politiche Sel avrebbe i numeri per correre da solo?

Con il modello Italicum, supererebbero la soglia di sbarramento Forza Italia, Pd e Movimento 5 Stelle. Le formazioni di tipo gauchiste rischiano la marginalità perché non vedo emergere da parte loro una proposta o una leadership. L’idea di dare vita a un raggruppamento di sinistra che incalzi Renzi da posizioni più radicali è sicuramente suggestiva, ma non so quanto possa valere elettoralmente.

 

Quali possibilità ci sono invece che la sinistra del Pd si scinda?

Se così fosse non credo che avrebbe molto successo elettorale. Ce lo dicono le Primarie, in occasione delle quali anche molti ex comunisti hanno votato per Renzi. Credo ci sia un pezzo di sinistra a disagio con Renzi, ma non lo vedo come un fenomeno massiccio e importante. Dopo la batosta presa alle Primarie la sinistra del Pd non ha più un grande seguito popolare.

 

Sel e sinistra Pd rischiano la marginalità?

Mentre Renzi rappresenta la novità nella scena politica italiana, l’area di sinistra “pesta l’acqua nel mortaio”. Non presenta né uomini né idee nuove e rischia di diventare una sorta di museo del passato. E sul museo del passato non si costruiscono forze politiche.

 

Ritiene che nel frattempo si stia formando un asse Berlusconi-Renzi?

Un asse tattico sicuramente, in quanto comporta un duplice vantaggio. Da parte di Renzi permette di trattare con l’interlocutore di destra con più seguito elettorale, e da parte di Berlusconi di continuare a essere considerato un interlocutore politico e di garantirsi una legge elettorale che favorisca un’aggregazione attorno alla sua persona e ai suoi eredi.

 

(Pietro Vernizzi)