L’Italicum è come il Porcellum, anzi peggio. Lo sostengono 29 costituzionalisti e giuristi italiani in un appello pubblicato di recente sul quotidiano “Il manifesto”. I firmatari, tra cui spicca anche il nome di Stefano Rodotà, spiegano che la proposta frutto dell’intesa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi “consiste in una riedizione del Porcellum, che da essa è sotto taluni aspetti migliorato”, ad esempio nella fissazione di una quota minima per il premio di maggioranza e le liste corte, ma sotto altri evidentemente peggiorato, a cominciare dalle soglie di sbarramento “enormemente più alte”. La proposta di riforma elettorale depositata alla Camera consiste quindi, con pochi correttivi, “in una riformulazione della vecchia legge elettorale e presenta perciò vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale”. Secondo i giuristi, “l’abilità del segretario del Pd è consistita, in breve, nell’essere riuscito a far accettare alla destra più o meno la vecchia legge elettorale da essa stessa varata nel 2005 e oggi dichiarata incostituzionale”. E’ per questo che viene segnalata “la con­creta possi­bi­lità che una simile rie­di­zione pale­se­mente ille­git­tima della vec­chia legge possa pro­vo­care in tempi più o meno lun­ghi una nuova pro­nun­cia di ille­git­ti­mità da parte della Corte costi­tu­zio­nale”.



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