Continua l’attacco del Movimento 5 Stelle a Giorgio Napolitano. Impeachment al capo dello Stato nel mirino dei pentastellati – che si appellano all’articolo 90 della Costituzione – per “attentato alla Costituzione” per mancato rinvio alle Camere di leggi incostituzionali, abuso di potere di grazia e grave interferenza nei procedimenti relativi alla trattativa Stato-mafia. Non è la prima volta che il Presidente della Repubblica viene messo sotto accusa. Il primo fu Francesco Cossiga, il 6 dicembre 1991, quando fu messo in stato d’accusa per la vicenda Gladio, l’organizzazione paramilitare segreta creata durante la Guerra fredda nell’ambito del progetto “Stay Behind” della Cia per fronteggiare un eventuale attacco da parte dei Paesi del Patto di Varsavia. Tra i firmatari delle mozioni contro “il Picconatore” vi erano Ugo Pecchioli, Luciano Violante, Marco Pannella, Nando dalla Chiesa, Giovanni Russo Spena, Sergio Garavini, Lucio Libertini, Lucio Magri, Leoluca Orlando, Diego Novelli. Nonostante tutto “gente seria che sapeva cosa faceva” dice il figlio, Giuseppe Cossiga, che definisce “una buffonata” l’azione del M5S.



Oggi l’impeachment a Giorgio Napolitano, nel 1991 quello a suo padre per il caso Gladio…

Fu un atto trasversale alla sinistra: c’erano anche i Radicali, per dire. E mi ricordo, tra i firmatari, Giovanni Russo Spena, Luciano Violante e Leoluca Orlando Cascio, chiamandolo con il cognome completo, come avrebbe fatto mio padre. Il tema, comunque, era ben diverso. La questione riguardava un tema estremamente doloroso per una parte della sinistra e aveva una motivazione di copertura prettamente legata alla situazione politica di quel momento



Quello di oggi, invece?

Mi viene da dire solo che i grillini, oltre a non conoscere il regolamento della Camera, forse non conoscono neanche la Costituzione

Non è proprio possibile fare un parallelismo?

No, non è possibile. Anche se ho un giudizio perverso di quel tentativo del ’91 – in quanto non fu fatto semplicemente sulla persona, bensì fu basato su motivazioni politiche complesse che riguardavano gli eventi storici del momento – si trattò di una azione politica…

Mentre questa?

Questa? È solo una pagliacciata. Anche se potrei essere critico sulle persone sopra elencate (e sugli altri firmatari) stiamo parlando di persone serie: da Violante a tutti gli altri; da veri comunisti perseguivano un obbiettivo politico utilizzando – anche impropriamente – i mezzi a propria disposizione, conoscendoli bene. Insomma, sapevano cosa stavano facendo



I 5 stelle dunque non sanno cosa stanno facendo.

Esattamente. Si tratta solamente di una nuova bagarre, in linea con quello che hanno fatto vedere finora in aula, con l’occupazione delle Commissioni di ieri per esempio. Insomma: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”; che poi ci sia qualcuno che sappia potremmo anche discuterne, ma temo che i protagonisti in prima linea non sappiano veramente cosa stiano facendo. Questo però non li scusa, anzi.

Andando a rispolverare la vicenda della messa in stato d’accusa nel 1991 per la vicenda Gladio, suo padre, in sostanza, disse di essere stato messo in mezzo in maniera pretestuosa in quanto presidente della Repubblica.

Andando a rispolverare la vicenda della messa in stato d’accusa nel 1991 per la vicenda Gladio, suo padre, in sostanza, disse di essere stato messo in mezzo in maniera pretestuosa in quanto Presidente della Repubblica

Certamente. Fu pretestuoso in quanto il Pci si doveva preservare e per farlo tirò fuori una questione che nella sua parte riscuoteva grande successo. Si trattava di un tema che richiamava la guerra civile e dimostrava che “i loro” avevano ragione a sentirsi attaccati, tanto è vero che esisteva una struttura di Stato pronta a chissà che cosa. Però ripeto, fu una strategia – per quanto perversa – intelligente. Qui non ci siamo proprio…

 

La vicenda si concluse con il Comitato Parlamentare che ritenne infondate le accuse a carico di suo padre. Personalmente, come ricorda la vicenda?

Io ricordo molta più tensione per la vicenda Donat-Cattin, quando mio padre fu messo in mezzo da Enrico Berlinguer, accusandolo di fuga di notizie. Mi ricordo che diceva: “Guarda che porcata che mi hanno fatto”. Ma almeno, se vogliamo, i comunisti avevano un obbiettivo ben chiaro. (Il Partito Comunisti ne chiese l’incriminazione davanti al Parlamento, accusandolo di aver favorito la fuga all’estero di Marco Donat Cattin, comunicando a suo padre Carlo, collega di partito e di governo, l’imminente arresto del figlio nell’ambito delle indagini sul gruppo terroristico Prima linea, ndr). È vero: non era mai successo che il Presidente della Repubblica venisse messo sotto accusa, ma mio padre era abituato alle cose nuove in politica

(Fabio Franchini)