“L’impeachment è il momento in cui il Parlamento valuta la condotta del Re: sulla base della Costituzione lo accusa, lo giudica e lo condanna politicamente”. Dopo le parole, scritte da Paolo Becchi nell’ottobre dello scorso anno, il Movimento 5 Stelle è passato ai fatti e ha presentato in entrambi i rami del Parlamento la denuncia per la messa in stato di accusa del presidente della Repubblica. Napolitano, recita il testo stilato dai parlamentari M5S, “non sta svolgendo il suo mandato in armonia con i compiti e le funzioni assegnatigli dalla Costituzione” e avrebbe “abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri”, alterando il sistema costituzionale repubblicano. Non si sono fatte attendere le reazioni del mondo politico: il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, ha parlato di “atto scellerato volto solo a far saltare le fondamenta del nostro sistema democratico”, mentre il ministro della Difesa Mario Mauro si è detto “sdegnato come cittadino e parlamentare per i gravissimi e indecorosi attacchi al Capo dello Stato”. In attesa di capire in che modo evolverà la vicenda, IlSussidiario.net ha rivolto qualche domanda al professor Paolo Becchi, l’ideologo del Movimento 5 Stelle e colui che in qualche modo ha ispirato la messa in stato di accusa del presidente della Repubblica.
Professor Becchi, su cosa si basa la richiesta di impeachment?
I motivi sono diversi, ma c’è un dato di fatto ormai evidente. Napolitano non può più essere considerato il custode e il garante della Costituzione, come invece prevede il nostro ordinamento. Il suo potere dovrebbe essere neutrale, ma non lo è più da tempo.
Si può parlare addirittura di attentato alla Costituzione?
Certo, perché Napolitano ha assunto un ruolo politico che la nostra Costituzione non prevede. Quella italiana è ancora una Repubblica parlamentare, ma è chiaro che siamo ormai approdati a un governo presidenziale in cui la linea politica non è più dettata dall’esecutivo ma dal Capo dello Stato. Mi sembra poi paradossale che proprio Napolitano stia spingendo per lo smembramento della Costituzione, perché di questo si tratta, quando invece dovrebbero essere le forze politiche a modificarla, applicando le norme costituzionali per la sua revisione. E’ inaccettabile che l’artefice di questo cambiamento sia il presidente della Repubblica, il quale dovrebbe invece mantenersi assolutamente neutrale nel dibattito politico. Insomma, il Capo dello stato non può essere il rappresentante della maggioranza di governo…
Ricordiamo le polemiche durante la crisi del governo Letta, quando Napolitano aveva avviato le consultazioni convocando solamente i partiti di maggioranza.
In quel caso si è toccato il fondo e Napolitano convocò anche il Movimento 5 Stelle solo dopo le insistenti proteste. Tutti questi elementi confermano il fatto che il Capo dello Stato ha davvero superato ogni limite, quindi credo che le argomentazioni contenute nella messa in stato di accusa per attentato alla Costituzione siano assolutamente valide. La richiesta conferma inoltre la grande coerenza di Beppe Grillo che, durante il messaggio di fine anno, aveva annunciato l’impeachment entro la fine di gennaio, e così è stato.
Adesso cosa accadrà?
Difficilmente la richiesta potrà essere accettata, ma non importa. E’ la portata simbolica del gesto ad essere rilevante: se si arriverà alla votazione in Parlamento, indipendentemente da quale sarà l’esito, Napolitano si ritroverà comunque a non essere più il presidente di tutti gli italiani, perché il Movimento 5 Stelle rappresenta comunque nove milioni di elettori.
Dovrebbe quindi dimettersi, proprio come fecero Giovanni Leone e Francesco Cossiga?
Certamente. In entrambi i casi, i presidenti scelsero di fare un passo indietro perché consapevoli del dirompente effetto politico che una richiesta del genere può avere. Un Capo dello Stato messo in stato di impeachment, anche se alla fine riuscirà a superare l’ostacolo, perde comunque di credibilità nell’opinione pubblica sia italiana che internazionale. Anche solo il fatto di giungere in aula per la votazione rappresenterebbe un successo per il Movimento 5 Stelle, visto che in passato non si è mai arrivati alla formalizzazione della messa in stato d’accusa.
Cosa crede farà Napolitano?
Quante volte Grillo ha auspicato le dimissioni del Capo dello Stato senza che poi avvenisse niente? La richiesta di impeachment è quindi solamente la conseguenza estrema di quanto fatto e detto in questi mesi, quindi direi che il comportamento del Movimento è stato assolutamente lineare e coerente.
Se la richiesta dovesse essere respinta come reagirà il Movimento 5 Stelle?
In nessun modo. L’M5S vuole semplicemente far aprire gli occhi agli italiani su quello che è avvenuto. Se la stampa e i giornali daranno spazio al dibattito che questa nostra richiesta susciterà, i cittadini potranno rendersi conto di tutto ciò che Napolitano e i partiti hanno fatto in questi anni.
Qual è stato il primo “errore” del Capo dello Stato?
Probabilmente il “colpo di Stato” di Mario Monti, voluto proprio da Napolitano. Da quel momento il nostro sistema è cambiato e ci siamo avviati verso un governo presidenziale, poi confermato con la rielezione del presidente della Repubblica. Credo sia quindi necessario utilizzare questa richiesta di impeachment per mostrare all’opinione pubblica ciò che è realmente avvenuto, sperando che gli italiani capiscano.
Lei parlava di impeachment già nell’ottobre scorso, quando scriveva che “costringere Napolitano alle dimissioni rappresenterebbe un atto politico fondamentale”.
In quel periodo non era ancora chiaro cosa avrebbe fatto il Movimento 5 Stelle a riguardo, ma da quel giorno si è via via concretizzata l’idea che ormai Napolitano avesse superato ogni limite. I parlamentari M5S non hanno tardato a mettersi al lavoro e a stilare il documento con cui hanno avanzato la richiesta di impeachment.
Crede che sia giusto procedere sia per via istituzionale (con l’impeachment) che incendiando le piazze (virtuali e non) con dichiarazioni tipo quelle di Sorial che ha definito Napolitano un “boia”?
Giudico quelle parole decisamente sopra le righe e inopportune, ma dobbiamo comunque coglierne il senso. Il deputato voleva far capire, seppur con un’espressione infelice, che il presidente della Repubblica ha di fatto messo a tacere le opposizioni, in particolare il Movimento 5 Stelle. La dichiarazione può quindi essere considerata inadeguata, ma il significato rimane ed è certamente condivisibile.
(Claudio Perlini)