Dopo la bocciatura del rinvio in commissione del testo di riforma della legge elettorale, i deputati del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord hanno preferito abbandonare l’Aula di Montecitorio, ma non prima di aver rivolto nuovi attacchi alla presidente Laura Boldrini, di cui sono state chieste anche le dimissioni: “Non saremo mai complici di questo ennesimo scempio e abbandoniamo immediatamente l’Aula”, ha detto il grillino Giuseppe Brescia. “Leggo tanta gente nervosa per l’intervista al Tg1 della Boldrini – ha invece scritto sulla propria pagina Facebook Manlio di Stefano – ma vi prego di non sprecare tempo con queste cose. Una donna senza dignità che parla ad un Tg senza giornalisti non merita considerazione. Sono zombie che tentano di tornare in vita”. Anche il segretario leghista Matteo Salvini ha gettato benzina sul fuoco: “Boldrini inadeguata. Si dimetta subito o sarà il caos”, ha detto.



La legge elettorale ha superato il primo scoglio nell’aula di Montecitorio. Prima di tutto le opposizioni hanno chiesto di riportare il testo dell’Italicum in commissione Affari costituzionali per rivotare il mandato al relatore, ipotesi però bocciata dalla presidente della Camera Laura Boldrini. La stessa aula, tramite voto segreto, ha poi respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate dal Movimento 5 Stelle, Sel, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Popolari per l’Italia (questi hanno poi ritirato la propria all’ultimo). Dopo le operazioni di voto, Fdi e Sel hanno chiesto il rinvio in Commissione della riforma della legge elettorale. Prosegue dunque l’iter della legge verso l’approvazione, anche se il dibattito è ancora lungo.



Dopo il discusso via libera della commissione Affari costituzionali, la legge elettorale approda stamattina alla Camera per il voto a scrutinio segreto sulle quattro pregiudiziali di costituzionalità del Movimento 5 Stelle, Sel, della Lega Nord e dei Popolari per l’Italia. Si tratta del vero primo giro di boa per l’Italicum, frutto dell’intesa tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, perché proprio il segreto dell’urna potrebbe riservare spiacevoli sorprese. Nella memoria del Partito Democratico è ancora fresco il ricordo di quei 101 franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi al Colle: se oggi dovessero ripresentarsi, la nuova legge elettorale colerebbe a picco trascinando dietro di sé la legislatura. Renzi comunque non sembra scomporsi e, dopo aver ottenuto il primo via libera entro la fine di gennaio, proprio come aveva detto, ha annunciato che entro le prossime due settimane presenterà anche alcune proposte di riforme costituzionali, un testo condiviso “per superare il Senato e chiarire i poteri delle Regioni”. “Sono anni che i politici parlano, parlano e discutono e poi non stringono. Non riescono a realizzare le cose. Stavolta in poco più di un mese dalle primarie si è fatto un accordo vero. C’è un bel pacchettino di riforme. E ora queste riforme sono alla prova dell’aula. Ma io non sono preoccupato”, ha detto il sindaco di Firenze ospite della Telefonata su Canale 5. “Quanto al Pd sono sereno – ha aggiunto – è un partito dove si discute moltissimo, ma alla fine si sta tutti insieme”.