“Tutti e tre i modelli di legge elettorale proposti da Renzi avrebbero come effetto quello di fare fuori Alfano. Ma anche Sel, Scelta civica e la Lega nord resterebbero esclusi dal Parlamento. A prescindere da quale delle tre opzioni si sceglierà, alla fine si salveranno solo i partiti con almeno il 20% dei voti”. Lo afferma Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica all’Università di Bologna, secondo cui l’alleanza tra Pd e Alfano non ha un futuro dopo il 2015, in quanto il principale partito di centrosinistra “non sa che cosa farsene di un alleato di centrodestra con solo l’8% dei consensi”. Tre le proposte formulate da Renzi nella lettera ai segretari degli altri partiti. La prima è una riforma sul modello della legge elettorale spagnola, con una divisione del territorio in 118 piccole circoscrizioni e l’attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% pari a 92 seggi. Il secondo modello è una rivisitazione del Mattarellum, con 475 collegi uninominali e l’assegnazione di un premio di maggioranza del 15%. La terza proposta è invece un doppio turno di coalizione dei sindaci, in base a cui chi vince prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti.
Quale dei tre modelli proposti da Renzi garantirebbe una maggiore governabilità?
La governabilità se la scordi. Con i partiti divisi al loro interno e i parlamentari indisciplinati che ci troviamo, continueremo ad avere una situazione abbastanza ingovernabile. Inoltre una cosa va chiarita fin da subito: l’effetto del Mattarellum in passato è stato quello di portare la Lega nord ad abbandonare Berlusconi e Rifondazione comunista a scaricare Prodi. Quindi si può dire tutto tranne che la legge Mattarella rivisitata incrementi la stabilità politica rispetto al cosiddetto Porcellum.
Meglio quindi un sistema proporzionale?
Sì, ma non un sistema proporzionale qualsiasi. Ritengo che il modello che andrebbe imitato anche in Italia sia quello tedesco, con una soglia di sbarramento del 5% e con i collegi uninominali per la metà dei parlamentari.
Quali sarebbero invece gli effetti dell’applicazione anche in Italia della legge elettorale spagnola?
In primo luogo, ritengo che la Corte costituzionale si esprimerà in modo contrario a un premio di maggioranza del 15% pari a 92 seggi, come previsto dalla proposta di Renzi. Inoltre il segretario del Pd vuole che ciascuna circoscrizione elegga fino a un massimo di cinque deputati, ma in Spagna le circoscrizioni di Madrid, Barcellona e Valencia ne eleggono molti di più. Mi domando dunque se in Italia si sceglierà di spezzettare Roma, Napoli e Milano in tante circoscrizioni più piccole.
Perché secondo lei non va bene avere solo quattro o cinque deputati per circoscrizione?
Non sto dicendo che non vada bene, ma con questo modello elettorale tutti i partiti medio-piccoli, come Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Sel, finiranno per essere esclusi dal Parlamento. Anche se la soglia di sbarramento teorica restasse al 5%, di fatto riuscirebbero ad ottenere dei deputati solo i partiti con il 20-25% dei consensi.
Le tre proposte di Renzi hanno come obiettivo quello di mettere fuori gioco i partiti più piccoli?
Non so se Renzi lo stia facendo in modo “premeditato”, però l’esito sarà sicuramente questo. Con qualsiasi di questi tre modelli né Alfano né Casini né Vendola conquisterebbero seggi in Parlamento. La stessa Lega nord si troverebbe ad avere dei problemi, in quanto pur avendo un buon radicamento al Nord di recente ha subito un certo declino. Maroni quindi conserverebbe i seggi nelle roccaforti come Varese, Como e Verona, ma nelle circoscrizioni dove è al di sotto del 20% non riuscirebbe a passare.
Prendendo invece in considerazione i tre grandi schieramenti, chi sarebbe più avvantaggiato dai diversi sistemi elettorali?
Sono calcoli nei quali preferirei non addentrarmi. Un sistema proporzionale trasparente di fatto conviene un po’ a tutti, ma soprattutto ad Alfano.
Perché soprattutto ad Alfano?
Il vice-premier si è detto a favore del doppio turno di coalizione dei sindaci, ma per lui sarebbe un boomerang. Il Nuovo Centrodestra in questo momento ha solo l’8% dei consensi elettorali, e ciò gli garantisce una scarsa capacità negoziale. Tutt’al più potrebbe allearsi con Berlusconi, ma di certo il Pd non saprebbe che farsene di un Alfano che avesse soltanto l’8% dei deputati e senatori.
(Pietro Vernizzi)