“Ritengo altamente improbabile un accordo politico sulla legge elettorale entro marzo in modo da tenere le elezioni nazionali nel maggio prossimo in coincidenza con le europee. Lo scenario più credibile è che si voti nel 2015 al termine del semestre italiano di presidenza Ue”. E’ la previsione di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, secondo cui “il cuore della questione non è però quando si andrà a votare, ma con quale legge elettorale e soprattutto sulla base di quale accordo politico. Renzi è sempre più tentato di appoggiare il sistema spagnolo in modo da raggiungere un’intesa con Berlusconi contro Letta e Alfano”. Le scaramucce tra il segretario del Pd e il governo presieduto da un premier del suo stesso partito, Enrico Letta, hanno tenuto banco in questo avvio del 2014 soprattutto dopo le dimissioni del viceministro dell’Economia, Stefano Fassina. Quest’ultimo ha lanciato una stoccata mortale al sindaco di Firenze, affermando che ha un atteggiamento padronale come Berlusconi.
Polito, ha ragione l’ex viceministro Fassina?
Il paragone tra Renzi e Berlusconi mi sembra mal posto, almeno relativamente all’atteggiamento nei confronti del governo. Il paragone sensato è tra la sorte che toccò al governo Monti in Parlamento, che da un certo punto in poi cominciò a non disporre più della maggioranza che pure lo aveva nominato e gli aveva dato la fiducia. Soprattutto dopo che Berlusconi cominciò a sostenerlo formalmente ma a sabotarlo sostanzialmente.
E’ lo stesso rischio che corre il governo Letta?
Sì, in quanto il principale partito della maggioranza politica, il Pd, sembra considerarlo sempre di più un esecutivo da superare anziché come un governo amico. Ciò si trasforma in una serie di scaramucce continue, tese a logorare Letta. Ciò sarebbe un errore grave, soprattutto per il Pd. I governi o si sostengono lealmente o si fanno cadere: bisogna avere l’onestà di non fare giochetti da Prima Repubblica e di dire le cose come stanno.
La soluzione è un rimpasto o una crisi di governo?
La soluzione che vedo in questo momento è una verifica sotto il nome di contratto di governo, cui segue un rimpasto. Quindi si potrà tentare di andare avanti. In questo modo il messaggio che passerà è che Renzi ha cambiato l’agenda di governo, e a quel punto il segretario del Pd potrebbe dirsi soddisfatto.
Quindi non si andrà al voto a maggio?
Prevedo di no, anche perché per farlo sarebbe necessario approvare una legge elettorale entro marzo, e questi tempi sono difficili da immaginare. Renzi stesso non considera in questo momento realistica l’ipotesi che per lui sarebbe preferibile, e cioè di tenere elezioni politiche in concomitanza con quelle europee. E allora contratto di governo e rimpasto potrebbero essere un surrogato.
Perché Renzi continua a mettere in difficoltà il governo per meri calcoli di tornaconto personale?
Va dato atto a Renzi che non ha tutti i torti di essere preoccupato per il voto europeo, le sue prime elezioni da segretario del Pd e il cui risultato gli sarà comunque addebitato. A febbraio inoltre si vota in Sardegna e ciò può costituire un curioso contrappasso. Furono proprio le regionali sarde a costringere Veltroni alle dimissioni nel febbraio 2009, e se non vuole fare la stessa fine ora Renzi deve fare di tutto per vincerle.
Se non si va a votare a maggio, a quel punto che cosa succede?
A quel punto diventa difficile aprire una crisi di governo mentre si presiede l’Europa, cambiando in corsa i ministri che ci rappresentano a livello comunitario: francamente mi sembra improbabile perfino per un sistema politico un po’ pazzo come quello italiano. La finestra elettorale del 2014 si sta quindi chiudendo ed è molto più probabile che si voti nel 2015. Una soluzione del resto che io reputo sensata, a patto che questo 2014 anziché essere occupato da schermaglie e litigate sia dedicato al fare quelle due o tre cose che da anni aspettiamo.
Alla fine con quale legge elettorale andremo a votare?
Questo è il cuore della questione, quale sarà la legge elettorale e soprattutto chi la voterà. Renzi avrebbe inserito all’ultimo momento il sistema spagnolo caro a Verdini proprio per aprire un canale privilegiato con Forza Italia, che al segretario del Pd serve al tavolo del contratto di governo anche per minacciare Letta e Alfano. Il messaggio è che o il governo fa la legge elettorale come la vuole Renzi, oppure il segretario del Pd l’approverà con Berlusconi.
Renzi arriverà a tanto?
Riportare Berlusconi in gioco nella politica italiana è un’operazione ad alto rischio per il leader del maggior partito della sinistra. Già Veltroni cercò di fare una nuova legge elettorale con Berlusconi e provocò la caduta del governo Prodi. Bisognerà quindi vedere se Renzi avrà il coraggio e la voglia di arrivare fino a questo punto.
(Pietro Vernizzi)