“Un Renzi in preda ai dubbi amletici rischia di farsi prendere dalla tentazione di una strategia del doppio binario: continuare a impersonare i temi che creano consenso, scaricando su Letta le decisioni difficili e impopolari. Se così avvenisse sarebbe un errore gravissimo”. E’ il punto di vista di Stefano Folli, notista politico de Il Sole-24 Ore, nel momento in cui Letta e Renzi si preparano a discutere l’agenda di “Impegno 2014”, il patto di coalizione del governo per il prossimo anno. Il piano del premier è di preparare il nuovo incontro e discuterlo con le forze politiche entro il 29 gennaio, in modo da arrivare all’appuntamento di fine mese con la Commissione Ue con un quadro politico senza zone d’ombra. Anche se nella realtà il rischio è che il patto di governo offra l’ennesima scusa ai partiti per rinviare le decisioni che contano.
Fino a che punto il patto di coalizione impegna i partiti a evitare una crisi di governo?
Se il patto dovesse essere una cosa seria, certamente non si andrà a votare nel 2014. Il patto presuppone una serie di impegni che devono poi essere attuati, ed esclude quindi le elezioni ravvicinate. Il problema è se davvero si riuscirà a sottoscrivere un patto di coalizione o se non ne uscirà invece qualcosa di profondamente ambiguo.
Quali sono i margini aleatori che restano aperti su questo patto?
Più ne uscirà un accordo generico e minore sarà il suo valore, perché un patto del genere deve essere molto preciso e vincolante. Se si dovessero sottoscrivere solo degli impegni poco definiti, sarebbe un po’ come con i vertici di maggioranza della prima Repubblica: tutti uscivano dicendo che andava tutto bene, e un minuto dopo si ricominciava a litigare. Ciò di cui abbiamo bisogno sono invece degli accordi precisi, fatti seriamente e tenendo conto dei problemi reali del Paese. Se è un insieme di buoni propositi non è un patto, e semplicemente un modo per mascherare le difficoltà.
Quali rischi intravvede in questo momento?
Lo scenario peggiore sarebbe quello in cui non si riesca né a sottoscrivere un patto serio né ad andare alle elezioni anticipate. Renzi è vinto dalla paura di arrivare alle elezioni troppo tardi e di disperdere così il suo patrimonio di consensi. Il segretario del Pd appare molto incerto su quale strada vada intrapresa. Sarebbe meglio però che si decidesse rapidamente perché dipende da lui la possibilità di rivitalizzare il governo Letta, imprimendogli una strategia di cui al momento il nostro esecutivo è privo. Ciò costringe il premier a vivere di piccolo cabotaggio e rischia di logorare l’intero quadro politico.
Renzi non sa scegliere o dietro il suo fare melina c’è un disegno?
Questo bisogna ancora capirlo. Finora Renzi è stato molto dinamico e irruente, cercando di dare un’impronta al dibattito politico. Nella sostanza però ha dimostrato una certa incertezza. Non è sicuro che riuscirà ad andare a elezioni anticipate né che gli convengano veramente, e d’altra parte non ha neppure voglia di impegnarsi per sostenere un governo di cui non fa parte. Ciò determina un’ambiguità di fondo.
E quindi?
Renzi commetterebbe un gravissimo errore se pensasse di continuare a seguire una strategia del doppio binario. Come conseguenza dell’incertezza, il segretario del Pd potrebbe essere tentato di tenere in mano tutto ciò che crea consenso, preoccupandosi solo della sua popolarità, e cercando di scaricare tutti i problemi e le contraddizioni su Letta.
Renzi potrebbe optare per la scelta di guidare personalmente il governo?
Questo è uno scenario che non ha molte possibilità di realizzarsi, ma che ha una sua logica. Per certi aspetti sarebbe un elemento di grande chiarimento. Quando nel 1990 Margaret Thatcher fu indotta dal Partito Conservatore a ritirarsi, le successe John Major senza passare dalle elezioni. Nel Regno Unito il premier ha dei poteri molto ampi, ma che sono legati alla volontà del suo partito. Nel momento in cui in Italia il Pd è guidato da Renzi, non sarebbe così strano se quest’ultimo decidesse di salire personalmente a Palazzo Chigi. Poiché temo che le cose non andranno così, ritengo che ci debba essere un impegno forte di Renzi a sostenere Letta.
Per quale motivo l’idea che Renzi diventi premier senza passare da nuove elezioni non è realizzabile?
Perché Renzi non ha intenzione di “sporcarsi le mani”, e preferisce volare alto mentre il lavoro pesante e faticoso lo fanno Letta e Alfano. Questa è una strategia che rischia di essere di corto respiro. Finora il sindaco di Firenze è stato molto abile nel lanciare temi che creano consenso, ora però è venuto il momento di prendere decisioni impopolari e dolorose.
(Pietro Vernizzi)