“Il termine Job Act è un inglesismo finora senza sostanza, e Renzi non ha mai nemmeno proposto il contratto unico perché sa bene che non potrebbe farlo. La vera soluzione per rilanciare il lavoro parte da un pacchetto di proposte che passi dal salario di produttività, dalla cancellazione di un’ampia parte della legge Fornero e dall’autonomia negoziale nelle aziende e nei territori.”. Maurizio Sacconi, capogruppo di Nuovo Centro Destra al Senato ed ex ministro del Lavoro, interviene così nel dibattito sul patto di maggioranza che proprio nel lavoro vede uno dei suoi punti qualificanti. All’epoca in cui era sottosegretario, Sacconi è stato uno dei protagonisti del tavolo che ha portato alla legge Biagi, i cui contenuti erano in parte diversi dalle attuali proposte di Matteo Renzi. E proprio oggi uscirà il libro di cui Sacconi è coautore insieme a Gaetano Quagliariello ed Eugenia Roccella, dal titolo “Moderati. Per un nuovo umanesimo politico”.



Senatore Sacconi, il Job Act proposto da Renzi va in una direzione in parte diversa …
La devo correggere subito. Il Job Act è un inglesismo finora senza sostanza, mentre noi parliamo di una drastica semplificazione della regolazione del lavoro.

Il contratto unico proposto da Renzi va in una direzione in parte diversa…
Non è stato proposto nemmeno il contratto unico. Renzi sa bene che non potrebbe essere unico, e se non lo sa glielo possono spiegare. In compenso noi presentiamo un pacchetto di proposte per la riduzione del costo indiretto del lavoro, a partire dal salario di produttività, e per la ri-regolazione del lavoro secondo la definizione “liberare il lavoro per liberare i lavori”. Va cancellata buona parte della legge Fornero e ridisegnato il contratto a tempo indeterminato.



Il suo obiettivo è un ritorno tout court alla legge Biagi?
In parte vogliamo un ritorno alla legge Biagi per le tipologie contrattuali diverse da quelle a tempo indeterminato. In parte vogliamo invece rilanciare l’apprendistato -semplificandolo- in quanto vero contratto a tutela progressiva e strumento per l’integrazione tra scuola e lavoro. Così come vogliamo rendere più conveniente il contratto a tempo indeterminato allungando il periodo di prova e limitando la sanzione della reintegrazione forzosa ai soli casi di licenziamento discriminatorio. Ma soprattutto, ciò a cui teniamo di più è la possibilità, attraverso i contratti aziendali e individuali, di adattare le regole alle concrete circostanze di tempo e di luogo delle imprese. Qualora si tratti di contratti individuali, il lavoratore deve essere assistito e il contratto certificato.



Parliamo invece di legge elettorale. Qual è la sua preferenza tra i tre modelli proposti da Renzi?
Come dichiarato fin dall’inizio, il Nuovo Centro Destra preferisce il modello del sindaco d’Italia.

Perché allora ieri Schifani ha detto che è “prematuro” parlare di modelli?
Schifani ha solo fatto un’osservazione di buonsenso, e cioè che bisogna leggere le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale. NCD ha salutato con favore questa sentenza, perché apparteniamo a quello schieramento trasversale che già dalla fine della scorsa legislatura ha sempre voluto cambiare la legge elettorale. NCD ha sempre voluto consegnare agli elettori la scelta degli eletti, confermando peraltro le caratteristiche maggioritarie del nostro sistema elettorale. La lettura della sentenza fondamentale della Consulta farebbe bene in particolare a Renzi che eviterebbe di eccedere nel premio di maggioranza. E’ probabile infatti che le motivazioni della Corte affermino la necessità che ci sia ragionevolezza nel premio di maggioranza.

La legge elettorale dei sindaci non rischia di eccedere proprio nel premio di maggioranza?

No, perché il doppio turno consente di confrontare tra di loro le coalizioni principali, e quindi di riproporre una concentrazione del voto sugli schieramenti che hanno superato il primo turno.

Letta può fare da garante sulle unioni civili omosessuali proposte da Renzi?
No, nessuno può fare da garante per temi che riguardano la coscienza dei singoli parlamentari in quanto sono eticamente sensibili. Come tali dovrebbero dunque essere oggetto di una moratoria legislativa riempita da una fase di reciproco ascolto. Noi non siamo dei “cattolici commerciali”, non commerciamo cioè i principi ma proprio in quanto principi li consideriamo non negoziabili. La famiglia è una ed è quella indicata dalla Carta costituzionale, oltre che dalla nostra tradizione nazionale. Possiamo verificare piuttosto che cosa occorra prevedere ulteriormente nel Codice civile. Ma quando parliamo di sfera pubblica conosciamo un solo tipo di coppia, quella che la Costituzione fonda sulla società naturale.

Oggi esce in libreria il nuovo volume “Moderati. Per un nuovo umanesimo politico”. Qual è il significato di questo libro?
Il libro è il manifesto del Nuovo Centro Destra, come si vedrà nella fascetta che lo reclamizza. E’ un manifesto che parte dai principi, disegna una visione geopolitica e geo-economica globale ed europea, indica linee d’azione e una cultura di governo davvero liberale e popolare, laica e cristiana. Il libro vuole quindi essere la carta d’identità del Nuovo Centro Destra, costruito sulle migliori esperienze dei governi moderati che spesso sono rimaste incompiute. Il libro disegna l’ambizione di coloro che vogliono compiere quelle intuizioni e liberare la società italiana, ancorandola nello stesso tempo alla forza della sua tradizione.

(Pietro Vernizzi)