Dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008, presto tramutatasi nel volgere di pochi mesi in crisi economica e poi occupazionale, i media hanno dipinto la situazione dell’Italia in varie maniere, come il Titanic, come una palude, come una matassa, come la Costa Concordia rovesciata sugli scogli dopo aver rischiato un terribile e drammatico naufragio. In quest’articolo propongo un’altra maniera di declinare l’attuale situazione di crisi dell’Italia, che lungi dall’avere origini esogene “europee”, colpevolizzando a turno Berlino piuttosto che Bruxelles, ha molto più banalmente un’origine endogena, e semmai la crisi avviata nel 2008 ha solo fatto da catalizzatore a una situazione di evidente difficoltà già ampiamente manifesta.
Vedo l’Italia come una “rana bollita”. Nel mondo del web digitando questo termine si possono trovare numerosi video e spiegazioni di questo esperimento, e il comportamento dell’ignaro anfibio in una situazione particolarmente spiacevole è la stessa che sta capitando a questo Paese. La rana viene adagiata in un recipiente riempito con acqua fredda, scaldato sul fornello con fiamma bassa, e con l’acqua così fresca non sente la necessità di andarsene. Man mano la temperatura cresce, tuttavia il tepore dell’acqua non incentiva la rana ad andarsene dal recipiente. La temperatura cresce e l’acqua inizia a scaldarsi e poi a scottare, ma a questo punto la rana non ha più la forza per potersi liberare da quella situazione e, tempo pochi minuti, potrà solo soccombere bollita nel recipiente.
Questo è quello che sta capitando in Italia, una crisi figlia non tanto di quella finanziaria del 2008, quanto di un lungo periodo che parte dagli anni 70 del secolo scorso, dove a fronte della necessità di risposte di sistema la politica nella migliore delle ipotesi ha voltato la testa dall’altra parte, nella peggiore ha affrontato il problema alla propria maniera, non risolvendolo, anestetizzandolo momentaneamente per poi ritrovarselo più virulento e impetuoso tempo dopo, come un fiume carsico che dopo tanto scorrere sotterraneo emerge tra le rocce.
Così è stato per il problema dell’approvvigionamento energetico (e relativo costo per famiglie e imprese), mai discusso e affrontato in maniera seria e documentata, ma sempre in balìa degli eventi sia internazionali che di mobilitazione interna; così è stato per il mondo del lavoro e i lavoratori, dove livelli salariali e tutele sono peggiorati nel corso degli anni sepolti da una montagna di chiacchiere e azioni legislative che hanno fatto a pezzi quel rimasuglio di certezze che un padre poteva offrire alla propria famiglia con il lavoro. Per non parlare del problema della tassazione, della burocrazia, della mobilità, soprattutto se riferita ai mezzi pubblici, della tutela dell’ambiente e del paesaggio, della legalità, della sanità, della presenza di un settore pubblico elefantiaco, inefficace, volto allo sperpero di denaro pubblico per fini clientelari.
Tutto converge nel fatto che i problemi che oggi ci troviamo ad affrontare sono gli stessi che già quarant’anni fa si mostravano in tutta la loro pericolosità e che i politici (parlamentari e componenti dei vari governi che si sono succeduti, nonché tutta la pletora dei politici dei più svariati apparati periferici) hanno o ignorato, o colpevolmente sottovalutato, o affrontato ma solo per posticiparne le soluzioni, o affrontato ma solo per proprio tornaconto politico-elettorale ammiccando e ingrassando sempre nuovi potenziali elettori, moltiplicando i centri di spesa improduttiva e parassitaria, contribuendo così all’esplosione del debito pubblico.
A lungo andare il precipitato di questa situazione lasciata a vario modo incancrenire per lungo tempo è un dramma senza fine che vede pressoché quotidianamente versare il proprio tributo di sangue, con suicidi e drammi familiari dovuti alla mancanza di un posto di lavoro con conseguente mancanza di reddito, pertanto con lo svilimento dell’essere uomini e donne adulti, magari padri e madri con figli da accudire e mantenere.
Passano i mesi, le stagioni, gli anni, i decenni, addirittura si svoltano i secoli e persino i millenni, ma i problemi di questo Paese sono sempre uguali a se stessi, semmai possono solo peggiorare, persino i politici in taluni casi sono sempre gli stessi e talvolta, quando non lo sono, c’è da disperarsi del nuovo che avanza.
Nel frattempo la rana (Italia) è sempre nel pentolone immersa nell’acqua con il fornello acceso, a ciascuno valutare a quale punto di cottura si sia giunti.