La definizione di Opa (offerta pubblica di acquisto) è la più calzante. Soggetto scalato il Nuovo Centrodestra di Alfano e soci, soggetto scalante Silvio Berlusconi. I rapporti fra i due sembrano destinati a peggiorare rapidamente, perché il leader di Forza italia ha deciso di muovere all’assalto del partito del suo ex delfino. E il ritorno a casa del siciliano Antonio D’Alì potrebbe essere il primo di una lunga serie. Obiettivo, togliere ad Angelino la golden share del governo in Senato e presentarsi a Renzi in tempi brevi come l’unico interlocutore credibile, e decidere insieme con lui sul futuro della legislatura.



I toni si sono inaspriti nel fine settimana. Ad Alfano che da Ceglie Messapico rivendicava di aver salvato l’Italia da Grillo a Palazzo Chigi rimanendo al governo, Berlusconi ha fatto replicare dalla fidatissima Maria Rosaria Rossi, sbattendo violentemente in faccia la porta a ogni alleanza alle amministrative con i “traditori” scissionisti.



In queste ore si decidono le alleanze per le regionali del 23 novembre: in Emilia è praticamente certo che Ncd rimarrà fuori (con candidato leghista), ma questo potrebbe accadere anche in Calabria, con l’effetto di aumentare il malessere di parecchi pezzi da novanta del partito di Alfano, dove a essere tentati dal ritorno alla casa madre sono —secondo i rumors di corridoio — davvero in parecchi, che starebbero trattando singolarmente con Berlusconi in persona.

Tanto sul versante di Forza Italia, quanto su quello di Ncd le recenti mosse sembrano figlie di sondaggi impietosi. In casa centrista ha gettato nello sconforto la stima dell’autorevole Ilvo Diamanti, che accredita una lista comune con l’Ucd di Cesa del 2,6 per cento appena. Anni luce lontano dalla soglia minima per la sopravvivenza, lo sbarramento del 4 per cento. L’avere incassato (almeno al Senato) una riforma del mercato del lavoro dettata in larga misura da Maurizio Sacconi non sembra essere percepito dalla pubblica opinione, e quindi non si trasforma in consenso. Inevitabile che, a questo punto, si scateni il “si salvi chi può”.



Anche dal lato di Forza Italia i sondaggi piangono. Tutti convergono nel descrivere un partito tra il 15 ed il 16 per cento: Berlusconi ha rincuorato i suoi, ricordando che questo dato fa di Forza Italia “ancora il primo partito dell’area moderata”, ma ha deciso di correre ai ripari. Gradualmente sta alzando il tono dello scontro con il governo sulla politica economica. E in vista della discussione della legge di stabilità questa pressione è destinata ad aumentare. Non potendo però andare liberamente all’assalto per via del patto del Nazareno, Berlusconi ha deciso di provare ad arginare Renzi costringendolo a trattare solo con lui. 

L’arrivo di D’Alì ha provocato una certa euforia fra gli azzurri, e c’è pure chi si spinge a ipotizzare una specie di amnistia, un termine entro cui chi se ne andò con Alfano a fine 2012 potrà tornare all’ovile senza conseguenze. 

Basterebbe che una decina di senatori accettassero (e c’è chi dice che i tentennanti siano pure di più), per fare scivolare la maggioranza sotto quota 161. Non è un’operazione facile, ma neppure impossibile. E poi si sa, al calciomercato Berlusconi è imbattibile, il Milan insegna. 

I colonnelli azzurri hanno sparato a palle incatenate sull’accampamento alfaniano, forti delle parole di Berlusconi secondo cui “chi crede negli ideali del centrodestra non può stare che in Forza Italia. E Ncd, affonda Toti, “è dalla parte sbagliata”.

Proprio a Toti è stata affidata la smentita di un altro scenario circolato a lungo a Montecitorio, che Berlusconi stesse per accettare la “proposta indecente” di Renzi, perché il premio di maggioranza dell’Italicum non fosse più assegnato alla coalizione, bensì alla lista più votata. Da questa modifica Forza Italia avrebbe tutto da perdere: al ballottaggio con il Pd, qualora ci fosse, rischierebbero di andare i 5 Stelle. “Forza Italia”, ha spiegato Toti, “ragiona in termini di coalizione”. Visione lucida e realistica, anche perché la Lega di Salvini, in grande spolvero nei sondaggi, mai e poi mai accetterebbe di ammainare la propria bandiera e di correre in un unico listone di centrodestra. Alleati probabilmente sì, fagocitati no. Non a caso Salvini in contemporanea all’affondo sugli alfaniani mostra di voler giocare la propria partita e chiede un incontro a Grillo per parlare di referendum anti euro.

L’Opa di Berlusconi sul Nuovo Centrodestra, se andasse in porto, consentirebbe all’ex Cavaliere di sedersi con Renzi a un tavolo di trattativa ben più ampio del patto del Nazareno. Non solo legge elettorale e riforma della seconda parte della Costituzione. Sul tappeto anche le scelte di politica economica, i rapporti con l’Europa e, forse, anche il prossimo inquilino del Quirinale. Ma in quella trattativa, che a Palazzo Chigi comincia a sembrare plausibile, potrebbe essere sciolto anche il nodo più delicato che rimane sullo sfondo di questa fase complicata: se nella prossima primavera si tornerà a votare per le elezioni politiche, oppure no.