Dopo lo show di Grillo al Circo Massimo, il Movimento 5 Stelle mantiene i suoi consensi, con l’Istituto Piepoli che nel sondaggio per l’Ansa lo dà sopra al 21 per cento, come alle ultime europee ma 4 punti percentuali sotto al risultato delle politiche. A Genova qualcuno ha contestato Grillo: “Vuoi una pala, vieni a spalare”. Intanto un comunicato stampa dei deputati del M5S attacca Renzi: “Il rinvio al 2017 del pareggio di bilancio strutturale è un palliativo che non serve a risollevare il Paese. E’ inutile annacquare, allungare la minestra se la minestra è rancida”. Per Piero Ignazi, professore di Politica comparata nell’Università di Bologna, la forza di Grillo documenta l’assenza di risposte concrete da parte dei partiti nella maggioranza di governo.



Come vede il fenomeno M5S nell’attuale fase politica?

Il M5S è in sonno e in attesa di eventi, o della campagna elettorale, per mobilitare nuovamente il suo elettorato sulla base di temi che possono andare dall’antipolitica all’opposizione alla politica economica del governo.

Il partito di Grillo è in crescita?



Il M5S è stabile, e raccoglie il consenso di un 20-25 per cento di persone che si oppongono un po’ a tutto. Il suo bacino di voti deriva dal fatto che le ragioni per cui è sorto non sono cambiate e le simpatie di cui gode sono ancora solide. E il motivo è che cambiamenti significativi ancora non ci sono, e quindi finché il governo e i partiti di maggioranza non faranno cose significative e diverse, le ragioni del successo del M5S restano tutte valide. Tra le ragioni di questo successo non dimentichiamo anche la crisi dell’opposizione di destra.

L’opposizione senza compromessi aumenta o diminuisce i voti del M5S?



Difficile dirlo, anche se di fatto il M5S non perde né guadagna tanto con una strategia quanto con l’altra. Certo non conosciamo l’effetto di una strategia che M5S non ha mai provato, come quella di accordi con gli altri schieramenti.

Dopo le Europee il M5S ha provato la strada del dialogo con Renzi, per poi rinunciarvi…

Quello è stato il momento in cui il M5S poteva cambiare strategia, ha compiuto alcuni passi in quella direzione, finché Grillo da Genova ha fatto sapere: “Io non ho intenzione di cambiare il mio rapporto con il Partito democratico”. Avrebbe potuto essere l’inizio di un rapporto diverso, ma alla fine è stato troncato rapidamente.

Questo bacino di voti “congelato” non rischia di sciogliersi come neve al sole?

In teoria sì, ma nella realtà a determinate condizioni può anche aumentare. E le condizioni sono quelle di una mancanza di risposte concrete e fattive, di atti significativamente nuovi, da parte dei partiti nella maggioranza di governo.

 

Lei ritiene che il M5S abbia un progetto per il Paese più concreto di quello di Renzi?

Questo direi di no, perché fin qui i programmi del M5S sono sempre stati molto ridotti e circoscritti. Non può quindi certo essere oggi un’alternativa credibile e un minimo affidabile. Grillo esprime malessere, ma non è ancora in grado di raccogliere consensi per delle proposte più costruttive.

 

Perché Grillo è stato contestato a Genova?

E’ un fatto che non mi ha certo stupito. C’è chi è contro tutti, e alla fine prende posizione anche contro chi diventa una personalità, e quindi esprime la sua rabbia contro tutte le figure pubbliche. La rabbia e la frustrazione dei genovesi in questi giorni si rivolge contro tutti coloro che hanno un’immagine pubblica.

 

Questa rabbia significa anche che lo stesso populismo ha un limite?

No, significa che nessuno può rappresentare tutte le frustrazioni, tutte le rabbie e tutte le insoddisfazioni. Tutto qua.

 

Sul suo blog Grillo denuncia: “Renzie sapeva di Genova: dimissioni subito”…

Queste sono sciocchezze.

 

Dunque il permanere nel tempo del fenomeno Grillo significa che Renzi non rappresenta la novità che ci si attendeva?

C’è una relazione tra le due cose. Certo, è venuto prima il fenomeno Grillo del fenomeno Renzi, e non sappiamo ancora se Renzi riuscirà a contenere Grillo nel prossimo futuro. Lo vedremo nel tempo.

 

(Pietro Vernizzi)