“Correttezza vuole che in Parlamento tutti i deputati e senatori del Pd si adeguino alla decisione della direzione. Chi non lo farà si prenderà la responsabilità di modificare l’attuale maggioranza di governo. Con la necessità di un voto di Forza Italia a sostegno delle nostre riforme economiche occorrerà cambiare anche la maggioranza politica che sostiene l’esecutivo”. Sono le parole di Emanuele Fiano, parlamentare del Pd di area renziana. Dopo il voto in direzione Pd sulla riforma del lavoro, ieri Pier Luigi Bersani ha assicurato che “certamente non mancherà la lealtà verso il partito e il governo. Anzi, più è netta la chiarezza delle opinioni, più può emergere il senso di responsabilità”.
La minoranza è stata sconfitta in direzione. La partita all’interno del Pd è chiusa?
La partita del dibattito democratico all’interno del nostro partito per fortuna non è mai chiusa. Ma la decisione della maggioranza del partito su quale debba essere il voto sulla riforma del diritto del lavoro ha avuto la sua conclusione nel voto a stragrande maggioranza nella direzione nazionale e poi anche nelle dichiarazioni di ieri sera di Pier Luigi Bersani.
Il presidente della commissione Bilancio, Boccia, però ha detto che lotterà fino all’ultimo per cambiare la posizione del partito …
Non c’è nulla di male nel portare avanti delle battaglie, ma credo che neanche Boccia vorrà mettere a rischio l’integrità della maggioranza di governo. In democrazia prima che decidano le maggioranze ci dev’essere una discussione come noi abbiamo avuto in direzione, ed è stata anche una bella discussione. Ritengo che sia corretto che tutti si adeguino a quella decisione.
Lei è certo che il dissenso verso Renzi, sopito in direzione, non riemergerà in Parlamento come un torrente carsico?
Quelli sono i romanzi, noi facciamo politica e le dichiarazioni di Bersani di ieri sera chiudono qualsiasi ragionamento di questo genere.
La partita per la Consulta non documenta che c’è un dissenso nei gruppi parlamentari del Pd?
Dissenso non è una parolaccia. La partita della Consulta ha dimostrato nei numeri che i parlamentari del Pd hanno votato per Luciano Violante e per gli altri candidati per il Csm. Dopo di che la legge prevede che si formino maggioranze molto cospicue per l’elezione dei membri della Consulta e ciò comporta l’accordo con altri partiti, che in questo caso era stato raggiunto con Forza Italia. Ciò produce delle difficoltà, ma il dissenso è un conto, la fedeltà alla linea del partito è un’altra.
Non era mia intenzione usare parolacce, ma …
Appunto, il dissenso non è una parolaccia ma il sale della democrazia. Nelle comunità politiche si condividono delle regole, e questa è la regola che vive e sta vivendo nel Pd.
Se queste sono le regole, qual è la posta in gioco per quanto riguarda il futuro del Pd?
Alle elezioni europee il Pd ha avuto il consenso che sappiamo, e che lo rende il più grande partito europeo. Quando un partito diventa così ampio, come è sempre avvenuto nella storia anche per altri partiti, è normale che contenga in sé anime che a volte su singoli profili politici possono avere delle diversità. Più grande è un partito, più è evidente che possono nascere delle divergenze interne.
Eppure negli altri partiti non ci sono divergenze come nel Pd …
E’ ovvio che se io faccio un partito il cui unico scopo e il cui unico elettorato di riferimento è fatto da quanti portano le scarpe rosse, o un partito molto piccolo, al suo interno non avrò problemi di dissenso. Quando invece si diventa un “partito nazione”, come è oggi il Pd, ciò porta con sé internamente delle divergenze. Poi le regole della democrazia aiutano a tenere insieme le divergenze e a portarle a un comportamento collettivo.
Secondo lei D’Alema è davvero intenzionato ad accettare la supremazia di Renzi?
Non mi piace la parola supremazia e non c’entra con il linguaggio della democrazia. Massimo D’Alema conosce le regole delle partite interne alla vita dei partiti e dei congressi, ne ha fatte molte e sa che in questo momento c’è una maggioranza congressuale che non è quella che ha scelto lui. E’ giusto che con metodi democratici questa maggioranza porti avanti la sua linea culturale. Massimo D’Alema è un campione del principio democratico e non credo che da lui verranno mai problemi di questo genere.
Quando D’Alema dice che Renzi va avanti solo a slogan esprime solo un dissenso, o dà voce a una profonda sfiducia nei confronti della credibilità del segretario?
Ognuno ha il suo modo di comunicare e D’Alema ha sempre avuto il suo modo molto affilato di farlo. Chi governa, come fa Renzi, ha poi l’obbligo di dimostrare con i fatti, avendo un certo tempo a disposizione, che il suo programma è stato portato a realizzazione.
Che cosa accadrà se sulle riforme economiche ci sarà bisogno dei voti di Forza Italia?
Questo sarebbe un fatto politico molto rilevante e che necessiterebbe di un passaggio parlamentare, perché cambierebbe la maggioranza politica. Ma non ce ne sarà bisogno.
(Pietro Vernizzi)