“Di berlusconata in berlusconata, Renzi è riuscito a occupare lo spazio elettorale di Forza Italia. Ieri alla direzione del Pd ha offerto il calumet della pace alla sinistra, ma è solo un lusso che si può permettere perché in questo momento il segretario ha nelle mani in modo indiscutibile il comando del partito”. E’ l’analisi di Lanfranco Turci, ex presidente della Regione Emilia-Romagna ed ex parlamentare dei Ds, nonché attuale coordinatore del “Network per il Socialismo Europeo”. Ieri il segretario Renzi ha cercato di aprire all’opposizione interna al partito, invitando tutti all’evento del prossimo weekend a Firenze: “So che sabato in molti avete altro da fare (la manifestazione Cgil, ndr) ma veniteci alla Leopolda. Io sono il primo ad essere contro la corrente dei renziani e mai e poi mai ci sarà la costruzione di organizzazioni parallele sul territorio”.
Qual è la sua impressione sulle conclusioni di Renzi alla direzione del partito?
Renzi ha voluto sdrammatizzare il dissenso che si era manifestato nei gruppi parlamentari del Pd. Questa volta non ha usato i toni cui ricorre spesso, e che sono perlopiù beffardi e liquidatori. Se ci aggiungiamo anche l’apertura di rispetto per la manifestazione Cgil del 25 ottobre, quello che abbiamo di fronte è un segnale di prudenza da parte di Renzi. Ciò non toglie che quella del segretario è stata una relazione senza capo né coda. Renzi ha aperto citando la politica estera, ma quando mai il Pd ne ha discusso? Le decisioni su questo tema sono prese soltanto nei colloqui riservati tra Renzi e la Mogherini.
Ha ragione Cuperlo quando dice che Renzi vuole costruirsi un partito parallelo?
Rivolgendosi a Cuperlo, il segretario ha negato che la Leopolda sia espressione dell’ala renziana del Pd. L’ho trovata una risposta furbesca, ma sostanzialmente insincera. Proprio mentre Renzi cerca di sdrammatizzare su tutto, veniamo a sapere che la Fondazione della Leopolda ha più fondi dello stesso Pd. La Leopolda nella realtà è la vera riserva di Renzi, che a seconda dei momenti può decidere o meno di sfruttare. In questo momento il segretario ha nelle mani in modo indiscutibile il comando del partito, e quindi non ha interesse in modo particolare a mettere l’accento sulla Leopolda, che comunque è stata la base grazie a cui ha scalato il Pd e che certamente non sarà smobilitata.
E’ vero, come dice la Camusso, che le promesse di Renzi assomigliano a quelle di Berlusconi?
Quello del governo assomiglia molto al gioco delle tre carte. Alle 800mila nuove assunzioni di cui parla Padoan va sottratto il fisiologico turnover dei lavoratori in azienda, o sono assunzioni aggiuntive? Qui si gioca sull’equivoco, come su tante altre voci. Lo stesso discorso vale quando Renzi dice che siccome le risorse per il Jobs Act sono già state stanziate, si va avanti comunque. Questa è una vera e propria “berlusconata”, perché Renzi ha stanziato 1,5 miliardi di euro per le nuove forme di cassa integrazione, quando il calcolo è che per fare quello che è stato promesso dal Jobs Act ci vorrebbero tra i 5 e i 6 miliardi. Almeno Berlusconi i numeri li dava da Vespa a Porta a Porta. Renzi invece li spara su Twitter e li può cambiare molto più rapidamente.
Come andrà a finire la partita sulla flessibilità con l’Ue?
Ci sarà qualche dichiarazione del commissario Katainen, ma l’Ue non farà tragedie per il fatto che anziché lo 0,25% ci sarà lo 0,10% di riduzione del deficit nella legge di stabilità. Accettare questo per l’Ue non è un cambiamento di linea politica, in quanto Bruxelles resta saldamente basata sulla politica di austerity della Germania. Renzi fa molto fumo a livello nazionale, ma in realtà in Europa sta dentro a tutti i vincoli, a partire dal 3% nel rapporto deficit/Pil. Lo stesso Jobs Act è una delle misure più apprezzate dalla destra europea. Nulla è più sbagliato che pensare che Renzi stia sfidando l’Europa.
E’ vero che Berlusconi con il patto del Nazareno sta regalando di fatto a Renzi il suo partito?
La vera questione è che Renzi sta occupando lo spazio elettorale di Berlusconi. Il premier sta per un verso cercando di preservare quanto più possibile i consensi della base elettorale del Pd, e dall’altra nei fatti sta occupando l’area politica del centrodestra. Alcuni giorni fa Giuliano Urbani ha dichiarato che in questo momento l’unica speranza è Renzi. E’ lo stesso Urbani che scrisse il primo programma di Berlusconi nel 1994. Una serie di atti di Renzi vanno in questa direzione e questo spiega anche una parte del risultato elettorale delle Europee.
(Pietro Vernizzi)