“Se tu costruisci e rafforzi un partito parallelo, scegli un particolare modello di partito che si porterà appresso gli altri vagoni e noi non andremo verso un partito-comunità ma verso una confederazione”. Sono le parole di Gianni Cuperlo, che si è rivolto così al segretario Matteo Renzi durante la direzione del Pd. Una battuta che per Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica alla Johns Hopkins University di Bologna e autore del libro Partiti, istituzioni, democrazie (Il Mulino 2014), riassume le vere aspirazioni di Renzi, espresse anche dalla scelta di un premio di lista da inserire nella nuova legge elettorale al posto del premio di coalizione.



Lei è d’accordo con la modifica dell’Italicum attraverso il premio di lista?

Quella del premio di lista è una grandissima furbata, perché è chiaro che c’è una lista che vincerà il premio, cioè il Pd, mentre sicuramente Forza Italia non vincerà il premio. Grillo può provarci, ma l’attuale vantaggio del Pd sul M5S è tale da non essere colmabile a meno di rotture clamorose nel partito di Renzi. Il premio di lista è quindi un gioco un po’ truccato. Bisogna però discutere anche di un altro punto…



Quale?

Non sono affatto certo che alle elezioni politiche nazionali Renzi riuscirebbe ad avere il 40 per cento. Comunque ci sarebbe poi un ballottaggio tra i primi due partiti, e questo potrebbe costituire un vantaggio per Berlusconi. Tra il primo e il secondo turno il Cavaliere potrebbe riuscire a convincere tanti piccoli alleati di centrodestra, mentre Grillo come sappiamo è isolato.

Ritiene possibile che si vada al voto anticipato?

Da un lato Napolitano non ha nessuna intenzione di sciogliere il Parlamento finché non ci sarà una nuova legge elettorale. Dall’altra abbiamo l’Italicum, una brutta legge approvata dalla Camera che potrebbe passare al Senato. Nel frattempo la legge elettorale vigente è ancora il Porcellum, sia pure fatto a pezzi dalla sentenza della Corte costituzionale.



E non si potrebbe votare con il Consultellum?

Il Consultellum non esiste. Ci sono delle indicazioni piuttosto chiare, e in parte stringenti, della Corte costituzionale su ciò che non si può fare nella legge elettorale. Queste indicazioni vanno però tradotte in un testo scritto, sotto forma di nuova legge elettorale, e quindi Camera e Senato devono lavorare su quello che la Corte costituzionale ha detto che bisognerebbe fare.

Per Repubblica, con il Consultellum Renzi potrebbe arrivare al 51 per cento.

Con il Consultellum nessuno arriva al 51 per cento: è altamente improbabile, anzi oserei dire impossibile. Con il premio di maggioranza il Pd di Renzi ce la farebbe, e d’altra parte alla Camera dei deputati ha già il 54 per cento dei seggi.

 

Il partito della nazione di cui parla Renzi ha un futuro o è solo un sogno?

I partiti per definizione non rappresentano la nazione, bensì un elettorato. Possono rappresentare una classe, una pluralità di ceti sociali, un gruppo etnico (per esempio la Padania). Quando si inizia a parlare di partito della nazione però c’è da preoccuparsi, perché si entra in una situazione autoritaria. La stessa Dc non ha mai pensato di autodefinirsi “partito della nazione”, è stata un partito interclassista con un appeal elettorale diretto a più ceti. Oggi le classi sociali in Italia non esistono più, l’espressione corretta sarebbe quella di “partito di popolo”, che è l’espressione utilizzata sia in Germania sia in Austria.

 

Ha ragione Scotto (Sel) a dire che l’Italicum è in realtà un Sovieticum , cioè una legge elettorale autoritaria?

E’ una battuta, anche abbastanza carina, fatta probabilmente con scopi difensivi perché qualcuno dentro a Sel ha l’idea di andare a gonfiare le fila del Partito democratico. Finché ci sono elezioni libere e competitive non c’è rischio di Sovieticum, e comunque non è quella l’ambizione di Renzi. Il segretario del Pd mira ad ampliare il suo consenso personale, piuttosto che quello del partito. La battuta giusta è quindi quella di Cuperlo, secondo cui Renzi vuole farsi un partito personale.

 

(Pietro Vernizzi)

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