“Quella del 25 ottobre sarà la prima grande manifestazione di piazza in Italia dopo quella 2002. Allora Cofferati riuscì a bloccare la rivoluzione liberale di Berlusconi. Renzi deve stare molto attento, perché anche oggi la Cgil potrebbe innescare dei meccanismi molto difficili da gestire”. E’ l’analisi di Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista ed ex direttore di Liberazione. Per Sansonetti va però tenuto presente che “Berlusconi è sempre stato più di sinistra di Renzi, il Cavaliere ha avuto delle aperture sui temi sociali che il segretario del Pd invece non ha”.



Partiamo dal partito della nazione proposto da Renzi. Lei che cosa ne pensa?

Un partito non dovrebbe essere della nazione, perché come dice il nome stesso dovrebbe rappresentare una parte. Un partito della nazione al contrario ambisce a essere totalitario, e non soltanto maggioritario come voleva Veltroni. Personalmente poi sono un po’ allergico alla parola “nazione”, che evoca il nazionalismo. Sappiamo che i nazionalismi hanno distrutto l’Europa trasformandola in un lago di sangue. E’ difficile quindi essere favorevoli a questo progetto di Renzi, che soprattutto mi sembra essere il più totale snaturamento di qualsiasi idea di sinistra.



Come si situerà politicamente il partito della nazione?

Nel partito della nazione si stabilisce che non esiste alternanza di idee, bensì soltanto alternanza del potere. E’ un partito che intende la politica puramente come luogo di conquista del potere, non come un luogo di discussione, di dibattito e di elaborazione delle idee. Purtroppo è una cosa molto al passo con i tempi, anche se è una proposta che nasce vecchia come la stessa parola nazione. La scelta del nome non spinge verso il 2100, bensì verso l’Ottocento.

Lei come vede la Leopolda come progetto contrapposto alla manifestazione della Cgil?



La Leopolda è una delle poche cose che mi piace di Renzi. Il fatto stesso che il segretario si ritagli uno spazio nel quale discutere di politica è di per sé un fatto positivo, e non condivido affatto le critiche di quanti hanno affermato che avrebbe dovuto farlo dentro al Pd. Renzi è un po’ allergico ai partiti, ed è giusto che discuta di politica dove gli pare. Il caso ha voluto poi che si creasse una contrapposizione tra Leopolda e Cgil, che rischia di trasformarsi nella contrapposizione tra moderatismo e sinistra e addirittura tra elitarismo e piazza. La Cgil per la prima volta dopo dodici anni reintroduce questo elemento della piazza rimasto a lungo uno sconosciuto per la politica italiana.

La manifestazione della Cgil sarà un successo?

Questo non lo sa nessuno, perché è impossibile da prevedere. I grandi movimenti, come sarà sicuramente quello del 25 ottobre con l’irrompere della piazza nella lotta politica, hanno degli effetti psicologici spesso assolutamente imprevedibili. E’ possibile che assisteremo a un ritorno della Cgil nel dibattito pubblico e a un ritorno della piazza nella lotta politica e nel determinare i rapporti di forza.

 

Che cosa potrebbe accadere?

L’ultima piazza nella storia italiana, quella di Cofferati del 23 marzo 2002, irruppe e modificò il corso del berlusconismo. Quella grande manifestazione impedì la riforma dell’articolo 18, modificò la politica economica di Berlusconi e bloccò l’idea di rivoluzione liberale. Se questa volta andrà o meno così è difficile da prevedere. Renzi però deve stare molto attento, perché la manifestazione del 25 ottobre potrebbe mettere in moto dei meccanismi molto complicati da gestire.

 

Di fronte a una piazza piena, Renzi cambierà la sua linea politica come fece Berlusconi nel 2002?

Non è detto che il premier reagisca allo stesso modo. Berlusconi è sempre stato più di sinistra di Renzi, e quindi si potrebbe arrivare a una contrapposizione insolubile tra sindacati e segretario del Pd. Berlusconi riuscì a risolvere la contrapposizione, la piegò a suo favore pur pagando un prezzo. Sul piano sociale però Berlusconi ha sempre avuto delle aperture a sinistra che Renzi invece non ha dimostrato.

 

(Pietro Vernizzi)