“Sono sdegnata dalle parole aberranti di Grillo sulla mafia. Come si fa a dire che la mafia aveva una sua morale?”. A chiederselo è Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, contattata dall’Adnkronos. “È un insulto a tutte le vittime di Cosa nostra”, ha detto commentando le parole pronunciate dal leader M5S ieri sera dal palco di Palermo in occasione dello #SfiduciaDay contro Crocetta. “Invito il signor Grillo a fare un ripasso della storia, soprattutto da quanto scritto da Giovanni Falcone – ha spiegato ancora Maria Falcone – Non si parla di cose così importanti con superficialità. Grillo mostra di sconoscere il significato della mafia. Ha trattato con leggerezza un argomento che ha creato tanto dolore. Grillo disconosce il sacrificio di Giovanni Falcone o altre vittime di Cosa nostra”.
Anche la mafia aveva una sua morale e andrebbe quotata in Borsa. Lo ha detto Beppe Grillo in occasione dello #SfiduciaDay organizzato ieri a Palermo contro il governatore siciliano Rosario Crocetta. Parlando della trattativa Stato-mafia e dell’audizione di Giorgio Napolitano in programma martedì prossimo al Quirinale, il leader pentastellato spiega che la mafia “aveva una sua morale” e “non scioglieva i bambini nell’acido”, ma poi “è stata corrotta dalla finanza”. Secondo Grillo “non c’è differenza tra un uomo d’affari e un mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d’affari no. Nelle associazioni a delinquere non ci sono ormai più delinquenti, ma imprenditori, affaristi e magistrati”. L’ex comico genovese consiglia quindi di “quotare la mafia in Borsa, se si investe si guadagnerebbe”, per poi parlare anche di Riina e Bagarella: “Hanno impedito loro di andare al Colle, ma per proteggerli: hanno già avuto il 41 bis, un Napolitano bis sarebbe stato troppo”. Poi conclude: “La mafia è emigrata dalla Sicilia, è rimasta qualche sparatoria, qualche pizzo e qualche picciotto. Cos’è la mafia? Cos’è l’onestà? A me non fa paura la disonestà di chi ruba, mi fa paura chi è disonesto intellettualmente. In Parlamento si reputano galantuomini perché loro non rubano, ma sono dentro un sistema ed è peggio che rubare”.