Fra pochi minuti Giorgio Napolitano si presenterà davanti alla corte d’assise di Palermo per testimoniare sulla trattativa Stato-mafia. Si tratta di un’udienza storica per il Quirinale: per la prima volta il capo dello Stato testimonia in un processo penale. L’udienza si terrà alle 10.00 nella sala del Bronzino, a porte chiuse per i media (oltre che per i 10 imputati, tra cui Totò Riina e Leoluca Bagarella, non ammessi dalla corte a presenziare la deposizione). I giudici avevano dato il via libera alla stampa – alla quale si voleva concedere la possibilità di seguire l’udienza in videoconferenza – ma il Colle ha respinto tale possibilità. Il contenuto della deposizione sarà trascritto e disponibile per le parti nei giorni successivi. Alla base troviamo la lettera di Loris D’Ambrosio, ex consigliere giuridico di Napolitano (indirizzato proprio al Presidente della Repubblica), in cui l’uomo dice di “essere stato considerato solo un ingenuo e inutile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”; tra il 1989 e il 1993 l’ex consigliere era all’Alto commissariato per la lotta alla mafia e poi al ministero della Giustizia. Nel frattempo l’avvocato di Totò Riina fa sapere che il suo assistito è dispiaciuto di non poter assistere all’udienza, che (ricordiamolo) è subordinata alla volontà stessa di Napolitano, che avrebbe infatti il “potere” di revocarla.