“Renzi vuole la scissione del Pd per guadagnarsi la patente di partito unico dei moderati e ‘spianare’ Berlusconi. Dovrà però fare i conti con un avversario duro come la Cgil che la Picierno sbaglia a irridere”. Ad affermarlo è Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista, nel momento in cui lo scontro tra la segreteria del Pd e il principale sindacato italiano sta montando”. Susanna Camusso ha citato un’agenzia in cui Marchionne parla della necessità di togliere “i rottami dai binari”, aggiungendo a proposito di Renzi: “L’abbiamo messo là per quella ragione lì”.



Ha ragione la Camusso a dire che Renzi è a Palazzo Chigi per volere dei poteri forti?

L’affermazione è molto forte e netta, ed è strano che nessuno l’abbia smentita. Quello che è chiaro è che non c’era mai stato uno scontro così forte tra la Cgil e il governo, tantomeno tra la Cgil e un governo di sinistra. A questo punto la sinistra Pd è del tutto scavalcata e la Cgil assume un ruolo politico. La sinistra in Italia oggi è la Camusso.



La Cgil conta ancora o ha ragione la Picierno a dire che è tutto un bluff?

La Cgil è ancora molto forte: è la più grande organizzazione presente in Italia, ed è difficile non tenerne conto. I partiti non esistono più, mentre la Cgil è ancora in grado di portare un milione di persone in piazza, una cosa che nel 2014 non è affatto un gioco da ragazzi. La Picierno credo che queste cose proprio non le sappia. Con la sua uscita sulle tessere false non ha fatto una gran figura, tanto più che Renzi l’ha subito fatta rimbeccare da Guerini. Il sindacato della Camusso è radicato nel Paese e conta su metalmeccanici, pensionati e chimici.



E’ più forte Renzi o la Cgil?

Renzi è a sua volta molto forte e può darsi che vinca, ma andare allo scontro con la Camusso non è come farlo con Civati.

Che cosa ne pensa degli scontri avvenuti ieri a Roma?

Da un punto di vista psicologico che abbiano picchiato dei manifestanti della Fiom è un fatto gravissimo. Se si coagulano forze sociali così forti, Renzi non le potrà trattare come un’opposizione politica. Pur con tutta la sua abilità, non può illudersi che uno scontro con la Cgil sia paragonabile a quello con la minoranza del Pd.

A Renzi conviene davvero dire che “la trattativa non si fa con i sindacati ma in Parlamento”?

No, non gli conviene, e in questa sfida con la Camusso c’è anche un elemento di inesperienza. A meno che ci sia un elemento di calcolo politico, che io incomincio a sospettare, e che Renzi stia facendo di tutto per ottenere la scissione del suo partito. Il segretario vorrebbe avere una forza, sia pure modesta, alla sua sinistra perché il suo obiettivo è fare la Democrazia Cristiana. Andare allo scontro con la Cgil è però una strada molto pericolosa, specialmente se come è probabile la crisi economica continuerà ancora a lungo.

 

Perché Renzi vuole andare alla scissione?

Perché sta pensando a un partito centrista che dilaga a destra. Se c’è una scissione a sinistra, Renzi “spiana” Berlusconi mantenendo il 40% con un partito di sinistra al 10-15%.

 

Berlusconi sarebbe pronto a fargli i suoi voti?

Un conto è dargli i voti in Parlamento, un altro farsi rubare lo spazio politico. Berlusconi è un po’ preoccupato da questa vicenda, perché Renzi sta prendendo realmente la guida del centrodestra. Naturalmente come forza moderata il Pd sarebbe più credibile se ci fosse la scissione e si liberasse della sinistra del partito. Per questo suppongo che potrebbe avere un vantaggio dalla scissione, anziché uno svantaggio. Deve però stare attento, perché se questo gli costa uno scontro frontale con la Cgil rischia di perdere sia da destra sia da sinistra.

 

Se Renzi fa la Dc, quanti consensi prenderà?

A Porta a Porta è stato mostrato un sondaggio che dava Renzi al 35% e gli scissionisti al 10%. Potrebbe essere un punto di partenza, ma bisognerà vedere poi come si assesteranno i due partiti.

 

Al di là delle componenti più estreme, l’elettorato di centrosinistra a quel punto per chi voterebbe?

La partita è ancora tutta da giocare, ma Renzi potrebbe prendere numerosi consensi al centro e a destra.

 

Fino a che punto Renzi è un sincero fautore del bipolarismo?

Nessuno è sincero fino in fondo quando parla di bipolarismo, tutti pensano all’”unipolarismo”, cioè agli interessi per il proprio schieramento. E Renzi sta pensando al partitone di centro in grado di comandare.

 

Quanto conta la partita in Parlamento sulla legge di stabilità?

Naturalmente conta anche quella, perché da essa dipende una serie di questioni che possono spingere la situazione economica in un senso piuttosto che in un altro. Ma la vera partita politica che si sta giocando Renzi è quella che ho descritto prima.

 

Il vero avversario di Renzi è quindi fuori dal Parlamento?

Lo stesso Renzi non è stato mai eletto in Parlamento. In questo momento del resto gli attori della battaglia politica in Italia sono Renzi, Berlusconi, Grillo e Camusso, e nessuno di loro siede in Parlamento. Tutto avviene quindi al di fuori di Camera e Senato.

 

(Pietro Vernizzi)