A Siena per contestare i vertici del Monte dei Paschi e stigmatizzare le responsabilità del Partito democratico. Prima in mezzo ai vigili del fuoco precari e prima ancora con i superprecari del ministero della Giustizia. In più presente a ogni trasmissione televisiva, a ogni ora, su ogni canale. L’altro Matteo, cioè Matteo Salvini, sembra ovunque e si gode sondaggi impressionanti, che assegnano a una Lega, rediviva grazie a lui, un 9 per cento che solo un anno fa sembrava fantascienza. 



La novità principale del centrodestra è l’impetuosa avanzata del nuovo leader del Carroccio, che si prepara anche a sbarcare al Centro-Sud con una formazione gemella che si chiamerà “Lega dei Popoli”, o qualcosa di simile. Come una calamita sta attraendo delusi e orfani di Forza Italia e Ncd, a Roma e in parecchie altre realtà, ancor prima di essere ufficialmente presentata. Secondo un politologo esperto dell’area moderata come Giovanni Orsina, Renzi e Salvini si stanno spartendo lo spazio di Berlusconi, e la Lega potrebbe presto salire ben oltre il 10 per cento, che rappresenta il suo massimo storico. Correva l’anno 1996.



Ma davvero Berlusconi è così sul viale del tramonto da assistere immobile al proprio declino? Decisamente no, anzi negli ultimi giorni i segnali sono di una ritrovata volontà di restare in campo. L’ex Cavaliere sembra essersi rapidamente pentito di essere apparso troppo schiacciato su Renzi in tema di diritti civili e di unioni gay. Così i toni polemici nei confronti del governo sono rapidamente cresciuti. Politica economica bocciata su tutta la linea. Primo terreno di scontro la tassazione sulla prima casa, un vecchio cavallo di battaglia del Pdl e di tutto il centrodestra.

Dicono i suoi fedelissimi che da giorni Berlusconi va ripetendo che Renzi sta sbagliando ricetta. La legge di stabilità viene giudicata la medicina sbagliata: troppe tasse, senza neppure avere l’onestà intellettuale di ammetterlo. Una presa in giro, quindi, con la tensione sociale che cresce e con la polizia che manganella i manifestanti. Un brutto segnale, sottolinea Toti, secondo cui così certo non si esce dalla crisi. Da qui il confronto fra i dirigenti azzurri su come tornare in piazza, se con una manifestazione unica o con una chiamata ai gazebo in tutta Italia. Date in ballo 16 o 30 novembre, la domenica prima o quella dopo le regionali in Calabria ed Emilia Romagna.



In queste due realtà andrà in scena una versione ridotta del centrodestra: con Lega e Fratelli d’Italia, e senza Nuovo Centrodestra. Verso il partito di Alfano il pollice è sempre più verso. Ripetutamente chi ha scelto di aderirvi è stato bollato come traditore, gente con cui non è possibile fare alleanze. E la pressione aumenta sui parlamentari, senatori in particolare, per sottrarre ad Alfano la golden share del governo.

Dopo il “ritorno a casa” di Antonio D’Alì per il momento l’emorragia si è fermata, ma basterebbe una mezza dozzina di passaggi per mettere il governo in Senato sotto scacco da parte di Forza Italia. Del resto, l’ipotesi di elezioni anticipate rimane in campo e ad Arcore se ne parla sempre più spesso.

Forse è per questa ragione che Berlusconi ha dato appuntamento a marzo per un momento fondativo di un’aggregazione moderata tutta nuova, di cui al momento si ritiene ancora l’unico leader possibile. Il suo problema è però un partito boccheggiante. La medicina dovrebbero essere i congressi locali, che dovrebbero prendere il via il 15 dicembre, ma l’iniezione di democrazia potrebbe non essere sufficiente. 

Molto pesa il non sapere con quale legge elettorale si voterà, se la situazione dovesse precipitare con l’anno nuovo verso le urne. L’approvazione dell’Italicum entro l’anno è possibile, ma non facile, visto il livello di ingolfamento delle aule parlamentari fra decreti e legge di stabilità. E se si dovesse arrivare a votare con il Consultellum, non ci sarebbe bisogno di formare una coalizione. Si tratta infatti di un sistema proporzionale puro, senza premio di maggioranza. Inutile quindi preoccuparsi troppo oggi.

In fondo è il calcolo che fa lo stesso Salvini, l’unico che oggi potrebbe realisticamente contendere la leadership all’ex Cavaliere. Lui, il successore di Bossi, per adesso si accontenta della copertina di “Panorama”. Per il futuro, c’è tempo e si vedrà.