“Il lavoro è la nostra emergenza. Sui giornali grandi discussioni sul Jobs Act e sull’articolo 18. A tempo debito sarà bello spiegare cosa cambia per un giovane precario, per un cinquantenne disoccupato, per una mamma senza tutele. Ma ne parleremo prestissimo”. Lo ha scritto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella Enews. Nonostante la versione decisamente ammorbidita della riforma uscita dalla direzione del Pd, per Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Nuovo Centro Destra, per il nostro sistema economico si tratta di un grande passo avanti.



Renzi ha accettato la proposta di Ncd di modificare l’articolo 18, ma poi in direzione Pd ha ampiamente ridimensionato la portata della riforma. Ncd ha vinto o ha perso?

Il problema è se vincono le imprese che vogliono creare occupazione e i giovani in cerca di lavoro. La riforma del mercato del lavoro è decisiva per il rilancio dell’economia e per l’importantissimo segnale politico che lancia agli italiani, all’Europa e agli investitori stranieri: in Italia si può cambiare, c’è chi ha il coraggio di cambiare, chi se ne assume la responsabilità.



A sinistra come a destra l’alternativa è tra gli innovatori e i conservatori. Come cambierà il lavoro con questa riforma?

La riforma del mercato del lavoro che il presidente Sacconi e il ministro Poletti stanno portando avanti non è solo il superamento dell’articolo 18, ma anche e soprattutto un disegno di legge ambizioso che punta alla tendenziale universalizzazione degli ammortizzatori sociali su base assicurativa, all’infrastrutturazione del mercato del lavoro attraverso gli strumenti della rete con l’Agenzia nazionale, all’affermazione della centralità della persona mediante il fascicolo elettronico e la sua libera scelta dei servizi, all’affermazione della rilevanza della famiglia e della maternità con l’esigenza di conciliazione tra tempi di vita, alla riforma di tutto lo Statuto dei lavoratori, tranne la parte dedicata ai diritti sindacali.



Quali sono i vostri obiettivi?

Vogliamo dare certezza del diritto agli imprenditori e ai lavoratori e non lasciarli in balia della discrezionalità del singolo magistrato. Detto questo, la nostra insistenza sul cambiamento dell’articolo 18, che quest’estate Da Renzi veniva definita una chiacchiera ferragostana, è diventata la battaglia politica decisiva. Non so se questo vuol dire che Ncd ha vinto, certo vuol dire che quando hai a cuore l’interesse delle imprese delle famiglie e dei lavoratori ci vedi giusto.

Che cosa farete nel caso in cui Forza Italia votasse la riforma del lavoro?

Qualunque adesione a una riforma che consideriamo indispensabile per sbloccare la rigidità del nostro mercato del lavoro è bene accetta.

Verdini sta contattando diversi parlamentari di Ncd per riportarli in Forza Italia. Come valuta queste mosse?

Forza Italia sta implodendo, adesso si legge addirittura che si pensa di chiuderla per fare un nuovo partito, Forza Silvio. Nello stesso tempo, mostrando di avere una visione miope, invece di lavorare per costruire un’alternativa positiva a Renzi cerca di fare campagna acquisti, rivelando così il disperato tentativo di mantenere una centralità di trattativa con il presidente del Consiglio con manovre da vecchia politica.

 

Ncd come risponderà?

Io penso che il nostro compito sia quello di restare nel Nuovo Centro Destra lavorando insieme con gli amici dell’Udc e i Popolari di Mario Mauro per costruire una proposta politica ampia, forte, sussidiaria e non populista mentre tentiamo di cambiare l’Italia. Ricordo che senza il coraggio e la responsabilità di chi un anno fa ha fondato il Nuovo Centro Destra l’Italia sarebbe finita nel baratro, oggi non ci sarebbe un governo né questo Parlamento e neanche la possibilità per Forza Italia di tentare, invero con poche possibilità di successo, improbabili campagne acquisti.

 

Il gradimento di Ncd in questo momento è basso. Avete qualche possibilità di staccarvi dal “rimorchio” di Renzi?

Che è basso lo dice in modo interessato chi rimpiange l’errore fatto un anno fa di uscire dal governo e mira a dividerci, l’ultimo sondaggio che io ho visto ci dà, insieme all’Udc, al 5,4%. Non siamo al rimorchio di Renzi, come la vicenda dell’articolo 18 dimostra, ma siamo insieme al governo con un compito preciso, portare il Paese fuori dalla crisi. È questa la declinazione oggi del bene comune per cui da anni mi impegno in politica. Oggi questo vuol dire lavorare insieme con chi in periodi normali sarebbe il nostro avversario politico, ci siamo dati Mille giorni per raggiungere l’obiettivo di far ripartire il paese, di cambiarlo con riforme coraggiose e con il lavoro quotidiano, passo dopo passo. Pertanto il giochino dei ricatti tipo “stacco la spina” non mi interessa, non fa parte della mia cultura politica.

 

Lei ha sempre sostenuto che il piano Etihad-Alitalia avrebbe sviluppato Malpensa, ma gli industriali del Nord lamentano che invece lo scalo varesino è penalizzato. Lei che cosa risponde?

E continuo a sostenerlo. Sono pronto ad andare a Malpensa a spiegarlo agli industriali del varesotto, ai sindaci . Il mio obiettivo è sviluppare il comparto aereo nazionale, che è strategico per la nostra economia, per questo mi sono tanto impegnato sulla vicenda Alitalia, pensate al destino nel breve e nel medio termine di tutti gli aeroporti italiani, compreso Malpensa se Alitalia fosse fallita. Quanto alla Lombardia ho a cuore lo sviluppo di tutto il sistema aeroportuale regionale e di Milano, di cui Malpensa è magna pars.

 

Ma questo sviluppo ci sarà davvero?

Il piano industriale di Alitalia prevede già solo per il prossimo anno un aumento di un milione e 200mila passeggeri tra Linate e Malpensa, l’aumento da 11 a 25 dei voli intercontinentali da Malpensa con il passaggio da 200mila passeggeri all’anno a 550mila. Sempre a Malpensa c’è già il progetto di portare i voli per l’India della Jet Airwais che porterebbe il suo hub europeo da Bruxelles allo scalo lombardo con una previsione di altri 100mila passeggeri. Lo scopo è sviluppare la vocazione intercontinentale di Malpensa. Promesse? No, piani industriali.

 

Che cosa è cambiato con il decreto Linate?

Il decreto Linate non ha aumentato il numero di movimenti orari per lo scalo milanese, che erano e sono rimasti 18. Comunque aspettiamo i fatti e per verificarli, dopo il varo del decretoLinate, ho istituito un tavolo in cui siedono il Ministero, la regione Lombardia, il Comune di Milano e la Sea per monitorare ogni sei mesi l’andamento del traffico di Linate e Malpensa e per intervenire di conseguenza. Ricordo infine che Malpensa è l’unico aeroporto strategico del bacino aeroportuale del Nord Ovest, questo vuol dire investimenti sullo scalo, sulle infrastrutture che lo servono, sul collegamento ferroviario ad alta velocità. Chiedo: questo vuol dire che stiamo scommettendo sullo sviluppo di Malpensa o no?

 

Come valuta lo scontro nella direzione di Forza Italia?

Evidentemente il 2 ottobre non porta molta fortuna a Forza Italia. Dovrebbero convocare gli uffici di presidenza in un’altra data. Un anno fa una scelta sbagliata di Fi ha portato alla divisione del Pdl, all’uscita di Fi dal Governo e alla nascita del Nuovo Centrodestra con quell’atto di coraggio e di responsabilità che oggi ci permette di avere un paese che può discutere del proprio futuro e di dare la possibilità anche a Fi stessa di discutere se appoggiare la riforma del lavoro o meno, se continuare nel discorso delle riforme istituzionali. La sinistra ha avuto il coraggio di cambiare con Renzi, mi sembra che il centrodestra non abbia ancora il coraggio di farlo, ma ognuno si assume le sue responsabilità.

 

(Pietro Vernizzi)