Il Consiglio dei ministri ha autorizzato Renzi a porre la fiducia in Senato sulla delega sul lavoro. Una decisione che va contro una esplicita richiesta della minoranza del Pd. Stefano Fassina, un deputato della sinistra del partito, aveva scritto su Twitter: “Se la delega resta in bianco è invotabile e con al fiducia ci saranno conseguenze politiche”. Mentre in un clima sempre più rovente Susanna Camusso è tornata all’attacco: “Siamo a metà del semestre europeo a guida italiana e non c’è stato ancora accenno di dialogo sociale da parte del presidente del Consiglio”. Ora Palazzo Madama dovrà discutere i sette emendamenti della minoranza del Pd, alcuni dei quali sono stati presentati da senatore Corradino Mineo. A firmarli finora sono stati da un minimo di 31 e un massimo di 39 senatori su 100 iscritti al gruppo del Pd.
Senatore, quale sarà la vostra strategia in aula?
Tocca al premier fare la prima mossa. Renzi ha tirato fuori “a freddo” la proposta di abolire l’articolo 18, perché in passato aveva detto che non sarebbe cambiato nulla e che non ci si proponeva di cambiarlo. E’ stato come se volesse sfidare qualcuno allo scontro, presumo Camusso e Bersani, per poi spianarli. D’altra parte in direzione ha fatto approvare dalla sua maggioranza un documento che dice altro. Certo, si prevedono tutele per chi non ne ha, ma poi non si chiarisce con quali soldi questo avverrà.
Che cosa ne pensa della proposta di abolire i contratti precari?
Renzi ha promesso la distruzione dei contratti impropri, che consentono agli imprenditori di abusare della forza lavoro. Tra l’altro un contratto a tutele crescenti finché continua a circolare una varietà di 40 contratti sarebbe una presa in giro. Renzi ha promesso tutte queste cose in direzione, ma alcune di esse sono comprese nei nostri sette emendamenti. Ora che fa, li fa votare? Presenta un emendamento che li comprenda? Renzi intende vincere e far scomparire gli altri, intanto ci chiede: “Voi che fate?”. Prima vogliamo vedere che cosa fa lui, visto che la contraddizione è di Renzi e non della vecchia guardia.
Costringerete Renzi a scegliere tra voi e Sacconi?
Sì, Renzi deve scegliere tra noi e Sacconi. Attraverso la legge delega, il parlamento si spoglia delle sue funzioni delegandole al governo, che poi procede con decreti delegati. Una delega in bianco però è un vulnus della democrazia parlamentare.
Lei pone un aut aut. Significa che la maggioranza di governo non c’è più?
Non ne ho idea. Se fossi stato io al posto di Renzi non avrei accettato di fare il colpo di mano ai danni di Letta in corso d’opera. Avrei fatto una legge elettorale il più possibile secondo le indicazioni della Corte costituzionale, e se la maggioranza raccogliticcia che ci troviamo non avesse retto sarei andato al voto. Renzi ha scelto un’altra linea, ma è un fatto che il vero azionista di maggioranza dell’attuale accordo per le riforme è Berlusconi. Ricordo che la riforma del Senato è stata approvata in prima lettura con molti meno voti di quanti ci si potesse aspettare, e senza il concorso di Berlusconi non sarebbe passata.
Andiamo a votare domani con la legge elettorale rimasta in piedi dopo la sentenza della Consulta?
Sì, noi siamo pronti a farlo. Se si andasse al voto con il Consultellum, probabilmente dopo il voto Renzi dovrebbe governare con Berlusconi. Almeno lo farebbe però sulla base di un accordo chiaro, come succede in Germania tra la Merkel e l’Spd. Ora invece ci troviamo con un governo che ha tre maggioranze diverse, e non si capisce mai quale sia quella che sta dettando l’azione concreta.
(Pietro Vernizzi)