A conclusione di oltre sette ore di dibattito all’Assemblea Regionale Siciliana sulla mozione di sfiducia presentata nei confronti del presidente Rosario Crocetta, i deputati grillini hanno simbolicamente consegnato un barattolo di colla ai colleghi del Pd, con tanto di dedica: “Siete incollati alla poltrona”.
La mozione, frutto di una originale convergenza tra Movimento 5 Stelle e Nuovo Centro Destra avrebbe avuto bisogno di 46 voti favorevoli, ma ne ha ottenuto 37. Ma tutti sapevano che non si sarebbe mai raggiunto il quorum necessario, che avrebbe mandato a casa anche coloro che l’avevano sottoscritta.
“Pensare che i parlamentari decidessero autonomamente di tornare a casa era arduo — hanno detto i parlamentari di M5S — ma speravamo, almeno fino a qualche giorno fa, in un rigurgito di coerenza da parte di chi, per mesi, non ha perso occasione per sparare a palle incatenate sul governo. Non è successo, ne prendiamo atto. Speriamo soltanto che ne prendano atto anche i sSiciliani e che se ne ricordino dentro le cabine elettorali”.
La consegna della colla rimane forse il ricordo più gradevole di una “operazione sfiducia” che, lungamente preparata e attesa, lungi dall’indebolire il governatore, ha finito col rafforzarlo, grazie al ricompattamento di tutte le anime del Pd siciliano.
Crocetta, per disinnescare le mine costituite da ben tre mozioni di sfiducia (una a lui riservata e due a due assessori della sua Giunta) ha mandato a casa 10 su 12 assessori della Giunta precedente e ne ha fatto una tutta nuova, questa volta con il palese accordo del Pd siciliano.
Il risultato, almeno sulla carta, è la nascita di una maggioranza parlamentare che dovrebbe essere in grado, finalmente, di governare la Sicilia in un mare sempre più tempestoso.
Martedì l’attribuzione delle deleghe e il discorso programmatico all’Assemblea Regionale e poi… tutti a lavoro. Gli assessori troveranno sui propri tavoli tanti problemi irrisolti (l’elenco sarebbe troppo lungo) e tanti altri che nel frattempo sono venuti al pettine. Tutti dovrebbero godere di un rasserenamento del clima politico, frutto soprattutto della ritrovata armonia in casa Pd.
Un assessore tra tutti è atteso al banco di prova: Alessandro Baccei, il supertecnico che prenderà le redini dell’Economia. Il suo nome è stato concordato col governo Renzi, in particolare col sottosegretario Graziano Delrio. Classe 1965, laureato in economia e commercio a Firenze, da 13 anni lavora con Ernst & Young. Di lui gli oppositori del governo già parlano come del “commissario” inviato da Renzi.
Questo è certamente il dato più innovativo di questo Crocetta ter. Il bilancio della Regione è praticamente impossibile da farsi con le sole risorse disponibili in Sicilia. Crocetta l’ha capito ed è andato a Roma. E’ stato costretto, però, ad una fermata intermedia e doverosa alla stazione fiorentina della Leopolda.
Lì ha consegnato il “Megafono”, utilizzato nella sua campagna elettorale e alcuni dei suoi più fedeli assessori, tra cui la sua segretaria personale, nominata assessore al Turismo nei mesi scorsi. A Roma ha poi concordato con Delrio un piano di rientro che riguarderà la vita delle due prossime generazioni di siciliani, almeno.
Questa scelta, tanto dolorosa quanto inevitabile, sancisce, senza cerimonie celebrative o pianti di coccodrillo, la fine di quella Autonomia Siciliana tanto vantata quanto mal utilizzata.
Adesso la parola torna alla politica e soprattutto al Pd siciliano che per due anni non si è mai deciso a farla, seppur tramite Crocetta. Si avvera, così, la scherzosa (ma non troppo) previsione del sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio che la settimana scorsa incontrando Davide Faraone a Palermo pare avergli detto: “Tu pensa prima a risolvere il problema del governo Crocetta in Sicilia e poi farai il sottosegretario”.
Questa battuta è tornata in mente proprio oggi, visto che proprio oggi Faraone è divenuto sottosegretario; e così l’uno potrà dedicarsi alla cura della scuola italiana e l’altro finalmente alla Giunta del suo governo ter.
C’è ora da verificare la compatibilità e la conferibilità tra le nomine comunicate a voce e quelle da attribuire con atto amministrativo. Molti degli assessori indicati, infatti, hanno ricoperto alti ruoli burocratici e di controllo, in Sicilia come a Roma.
Ma ormai il clima è rasserenato e c’è tempo per ogni verifica. Così almeno si augurano i siciliani, felici di avere un governo che governa. Speriamo che sia vero.