Il vostro vecchio Yoda credeva di averle viste proprio tutte. E invece no.

Quando ha sentito il presidente del Consiglio minacciare con toni burbanzosi i burocrati di Bruxelles, gli è subito tornato in mente quel lontano pomeriggio del novembre 1940, quando – insieme a tutta la famiglia riunita intorno alla vecchia radio con l’occhio magico (quella misteriosa valvola verde che lampeggiava a seconda dei suoni) – stava ascoltando Benito Mussolini maramaldeggiare tra le ovazioni della folla: “spezzeremo le reni alla Grecia”.  



Il vostro Yoda normalmente non si occupa di politica, ma di comunicazione e di televisione. Ma proprio perché si occupa di queste cose, oggi si vede costretto a parlare di politica: perché la politica, o quello che sembra tale, è diventata sempre più un mero fatto di comunicazione.

Ciò che sembra contare di più, infatti, non sono né le riunioni del Consiglio dei Ministri (dove dicono che si passino ore ad ascoltare i sermoni del Presidente) né le commissioni parlamentari, che si vedono costrette a ratificare decisioni prese altrove o annunciate estemporaneamente a Radio Anch’io, nei programmi di Barbara D’Urso e della De Filippi, e –vieppiù peggiorando – a Porta a Porta e persino nel libro di Vespa, che ritorna ahimè ogni anno come un inevitabile e devastante monsone.



Nessuno più del vostro vecchio Yoda vorrebbe che il paese si potesse finalmente riprendere, interessato com’è al futuro di figli e di nipoti. E, come molti, ha davvero sperato che la spinta al cambiamento del brillante sindaco di Firenze, presentato anche dal Colle come l’ultima spiaggia, fosse la medicina giusta per i malanni dell’Italia. E ci ha sperato davvero, “in spem contra spem” come dicevano i latini, giungendo pure a perdonare spesso qualche sbavatura e un po’ di errori.

Con il passare dei mesi, però, ha dovuto cominciare a rifletterci su più attentamente, obbligato com’era ad ascoltare da tutti i TG le sempre più frequenti intemerate del Presidente del Consiglio, quotidianamente tracimanti anche da interviste rivendicate come “esclusive” e che invece venivano e vengono date ad ogni ora ai più diversi mass media. Così Yoda ha fatto una scommessa con se stesso, quando ha sentito Giannini annunciare trionfante a Ballarò l’ennesima “intervista esclusiva” a Renzi: vedrai, si disse, l’audience del programma non si sposterà di granché. E così è puntualmente avvenuto: segno, insieme  alle primissime avvisaglie di un sia pur minimo calo della fiducia riportata dai sondaggi, che il neo-pifferaio di Hamelin comincia a seminare qualche dubbio, almeno nei più avveduti. Sicuramente il calo di fiducia è legato al divario tra le tante  svariate promesse e l’attesa di risultati che non arrivano.



Per la verità Yoda si stupisce che l’indice di fiducia sia ancora così alto: è un segno che gli italiani – nonostante la crisi sempre più dura – sonnecchiano, tergiversano…ad onta dei fatti e delle analisi sempre più severe sullo stato del paese sfornate da enti autorevoli e indipendenti. Sognano, come già in quei lontani anni 40, che “l’uomo solo al comando” possa risolvere i loro problemi, mostri la faccia feroce ai burocrati di Bruxelles, faccia passare la crisi, pretenda rispetto per la storia di un paese glorioso.

Già, la storia. Ma se lasciamo stare l’Impero Romano, il Rinascimento, le Repubbliche Marinare e tutto il resto, è proprio nella storia dell’ultimo mezzo secolo che vanno ricercate le cause di tutti nostri mali: un gran bel periodo di crescita, nel quale però il debito pubblico è cresciuto a ritmi assai più vertiginosi, e in cui la corruzione e il voto di scambio hanno inquinato ampiamente le istituzioni e il loro rapporto con i cittadini e con l’economia. Così si spiegano i voti che hanno sostenuto partiti di governo con leader che sono riusciti a raccogliere centinaia di migliaia di preferenze…probabilmente grazie ad altrettante assunzioni nella scuola e nella pubblica amministrazione. Non c’è settore (vogliamo prendere a caso quello farmaceutico?) che non abbia beneficiato di una cornucopia di dobloni pubblici, ricambiando adeguatamente con consenso e voti. Per non parlare della Fiat… 

Ma per non sconfinare nelle analisi politico-economiche, a Yoda basta invitare a riflettere sul ventennio più recente, dominato da un genio della televendita politica (guarda caso, un altro uomo solo al comando…) che grazie alla connivenza dell’opposizione che non ha mai sollevato sul serio la questione del conflitto di interessi, ha riempito la testa degli italiani di slogan di facile presa. Grazie allo strapotere delle sue tv (costruite anche grazie a frequenze regalate da un presidente del Consiglio amico…) finché non è intervenuta la comunità internazionale a suonare il campanello di fine ricreazione. Ma oramai il danno era fatto. Gli italiani, pur seduti sull’orlo di un burrone, ma oramai completamente assuefatti alla droga della comunicazione politico-televisiva, hanno mal digerito le modeste scelte tecniche del supertecnico Monti (per non parlare del cagnolino!!!), e il profilo troppo riservato del volenteroso Letta. 

E così si sono rinfrancati come vecchi cocainomani solo grazie alle massicce dosi di retorica del pimpante neo presidente del Consiglio, che ad ogni piè sospinto afferma di voler cambiare l’Italia. Senza mai mostrare una ricetta precisa, ma una serie di titoli di carattere generale e di cronoprogrammi che rimandano sempre in avanti le applicazioni concrete. E tutti giù a credergli e ad osannarlo, ubriacati dal suo assai disinvolto e furbissimo uso delle figure retoriche. Se esaminate i suoi continui e interminabili discorsi, scoprirete che da dalla A di allegoria alla Z di zeugma, il Renzi si sa destreggiare da consumato attore tra le figure di dizione, di elocuzione, di ritmo, di costruzione, di significato e di pensiero. Che si tratti di anacenosi o di captatio benevolentiae, di dilogìa o di entimema, di enfasi o di litote, di ossimoro o polisindeto, di scarto semantico o di tautologia, bisogna riconoscere che il nostro Presidente del Consiglio le sa usare e padroneggiare tutte alla perfezione, non si sa se grazie ad ore di prove davanti allo specchio, o per una innata capacità affabulatoria (Yoda propende per la seconda tesi).

Accade così che il renzismo non sia niente altro che la naturale prosecuzione del berlusconismo (come è già stato rilevato da più parti), che ha imbambolato  gli italiani mentre  in realtà si stava dando il colpo di grazia ad un paese già quasi completamente soffocato da un enorme debito pubblico accumulato in tanti anni di palese od occulto consociativismo. Renzi se la prende spesso con la vecchia politica, causa di tutto questo…ma lui che fa? Quali progetti di largo respiro propone? Per il momento si avverte solamente il suo bisogno di raccattare ovunque un po’ di risorse da scambiare con consenso, cominciando magari a vendere i gioielli di famiglia. La messa sul mercato di Rai Way è emblematica: come si fa ad alienare anche solo in parte le torri del Servizio Pubblico che costituiscono il principale asset per le telecomunicazioni di cui il paese dispone? Tutto per raccattare qualche centinaio di milioni? Qualche giornalista si è permesso di sollevare pure un qualche dubbio sugli incontri che il neopresidente fa con capitalisti e investitori stranieri. “Gente che vuole investire in Italia o… gente che vuol comprarsi i pezzi migliori dell’Italia a prezzi da saldo”? Così è stato scritto… ma nessuno si è scomposto! 

Conoscendo alcuni dei personaggi saltati sul carro renzista in occasione delle Leopolde, sorge poi legittimo il dubbio che intorno all’attuale premier si stia aggregando un bel gruppo di aspiranti potenti e neo-furbetti, che mascherandosi dietro l’orgoglio nazionale e la rivendicazione delle nuove magnifiche sorti e progressive del made in Italy, si apprestano a svenderlo all’estero, ricavandoci sopra una bella commissione o altri tornaconti. La vicenda della Ferrari non ci dice nulla? Certo, è tutto formalmente legittimo, ma il querulo Renzi non dice nulla sul fatto che uno dei marchi simbolo del nostro paese venga usato in Borsa come pegno finanziario non per il suo potenziamento e magari per il raddoppio della sua capacità produttiva…ma per rimpinguare le casse di una impresa non più nazionale  che sta scommettendo su un business ancora incerto, mentre è all’inseguimento di altre imprese assai più consolidate e con una ricca pipeline di modelli competitivi e innovativi? Yoda non ci vuole credere, ma purtroppo di sospetti di questo genere si legge ogni giorno. Inoltre crescono ad ogni tweet, ad ogni nuova figura retorica utile a spingere più in là la data del mantenimento delle promesse. Anche perché nel contempo la legge elettorale e il premio di maggioranza sembrano essere diventati l’unica priorità del paese: “dobbiamo mettere in grado il paese di essere governato”…Ricordate qualcuno che diceva “avrei fatto le riforme se avessi potuto governare da solo…”.

Il renzismo né più né meno come il berlusconismo, quindi: tanta affabulazione, tanta comunicazione tanta “capacità di dispensare dichiarazioni su tutto e il contrario di tutto, con insofferenza verso quei pochi che gli fanno notare contraddizioni e limiti”, come ha appena scritto su ilsussidiario.net Roberto Locatelli. 

Che ha pure fatto rilevare come il neo-pifferaio di Hamelin sia in compagnia di un altro Matteo, il Salvini, furbescamente impegnato a sua volta a raccattare consensi sfruttando i sentimenti xenofobi e i mal di pancia dovuti alla crisi economica. 

Ecco un altro un bel frutto avvelenato lasciatoci dal berlusconismo: un bel ritorno a quel fascismo tanto vituperato, che rispunta fuori tra il popolino e pure tra i vertici del paese, persino mascherato da sinistra. Il vostro vecchio Yoda si augura che gli italiani smettano presto di farsi drogare (e fregare) con le figure retoriche a buon mercato, e si rendano conto di quanto sia ridicolo, conciati come siamo, gonfiare il petto con Juncker illudendosi di spezzare le reni ai burocrati di Bruxelles. Altrimenti finiranno talmente male da tornare a ripetere cinicamente, come settanta anni fa: “Viva la Franza, viva la Spagna, purchè se magna”. Invocando la vendita in Borsa del Colosseo, della Scala e degli Uffizi…magari con la benedizione del nuovo pifferaio di Hamelin e dei suoi amici neo-furbetti del quartierino.