L’Italia ha bisogno di un sistema istituzionale che garantisca governabilità, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto, e il rispetto tra forze politiche che si confrontino in modo civile, senza odio di parte. Lo afferma la nota congiunta di Pd e Forza Italia al termine dell’incontro di ieri tra Renzi e Berlusconi. Due le principali novità sancite dai rispettivi leader: la soglia per ottenere il premio di maggioranza senza passare dal ballottaggio sale al 40%, e si introducono le preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi. Ne abbiamo parlato con Stelio Mangiameli, professore di diritto costituzionale nell’Università di Teramo.



Come valuta le novità dopo l’incontro Renzi-Berlusconi di ieri?

Abbiamo 100 collegi, più piccoli quindi degli attuali, con una media di sei seggi per collegio. E’ rinviata la decisione sul fatto di abbassare la soglia per i partiti in coalizione dal 4% al 3%, nonché sul fatto che il premio di maggioranza vada alla lista oppure alla coalizione. Berlusconi vorrebbe che il premio andasse alla coalizione, mentre Grillo e Renzi alla lista perché non hanno interesse ad allearsi con altri partiti. Lega nord, Ncd e Fratelli d’Italia difficilmente accetteranno di fare una lista comune con Forza Italia, mentre è più facile che entrino in una coalizione con Berlusconi.



Complessivamente che legge elettorale viene fuori?

Questa è una legge elettorale che trasforma radicalmente la democrazia italiana, che è nata ed è cresciuta sulla base di un sistema dei partiti e una visione di rappresentanza in Parlamento. Con la nuova legge però i partiti diventano piccole oligarchie che si finanziano con i poteri forti, che vivono in una dimensione liquida e che al momento opportuno possono carpire il consenso degli elettori, pur senza intrattenere con loro un rapporto solido. Come strumenti privilegiati di comunicazione, alla piazza, alle sezioni e ai congressi si sostituiscono Twitter, Internet, talk show e quello che riferiscono i giornali e le televisioni. La selezione dei candidati nelle circoscrizioni non è più affidata a iscritti ed elettori, ma si lega al rapporto di fedeltà con il leader maximo.



Perché dice che viene meno il principio della rappresentanza in Parlamento?

Quello che abbiamo di fronte è un sistema tripolare dominato da Renzi, Grillo e Berlusconi. Tutti e tre sono abbastanza d’accordo su questa legge elettorale, che è tarata sulla leadership forte di una persona e sul fatto che il sistema elettorale tende a investirla della carica anche quando non c’è rappresentatività.

Che cosa cambia con la soglia più alta al 40% per l’accesso al premio di maggioranza?

Quella soglia, a prescindere dal fatto che sia del 37 o 40%, è una presa in giro. Dal momento che manca una soglia al di sotto della quale non scatta il premio di maggioranza per il partito che vince il ballottaggio, è possibile ottenere la maggioranza assoluta dei seggi con il 25/26% dei voti validi, che possono essere anche solo il 20% degli elettori. Questo è il primo elemento di frattura costituzionale, in quanto si costituisce una democrazia iper-maggioritaria che incide sul diritto di voto in modo così pesante da non potersi più parlare di una vera e propria rappresentanza parlamentare.

 

Che cosa ne pensa invece della clausola di sbarramento per i partiti in coalizione?

Non è chiaro se quest’ultima sarà del 4%, come vorrebbe Berlusconi per mettere alle strette i partiti minori del centrodestra, o del 3%, come vorrebbe Renzi per salvare Ncd. In entrambi i casi gli unici partiti con la certezza di superare la soglia saranno Forza Italia, M5S, Pd e forse Lega nord. Sarebbe un panorama scoraggiante dal punto di vista della pluralità politica.

 

Il voto di preferenza permetterebbe di superare questi problemi?

No, in quanto i 100 capolista dei collegi bloccati sarebbero eletti automaticamente. In circoscrizioni piccole da sei seggi ciascuno, il voto di preferenza finirebbe per scegliere un numero molto limitato di deputati. Chi controlla i consensi sul territorio entrerebbe in qualche modo in competizione con i vertici dei partiti.

 

Perché?

I cittadini saranno contattati direttamente dai rappresentanti locali dei partiti, che avranno la possibilità di far eleggere una serie consistente di nomi nella Camera dei deputati. Mentre i leader nazionali dei partiti raccoglieranno il consenso soprattutto attraverso i media.

 

Quindi che cosa accadrà?

Quella tra leader nazionali e rappresentanti sul territorio dello stesso partito è la vera competizione che dovrà essere esorcizzata. Renzi, Grillo e Berlusconi cercheranno di farlo, escludendo dalla competizione elettorale chi può contare sulle preferenze.

 

(Pietro Vernizzi)

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