“Se la spinta a fare le riforme verrà meno, verrà meno anche la ragione che è al fondo di questa alleanza eccezionale tra Pd e Nuovo Centro Destra”. Lo afferma il coordinatore nazionale di Ncd, Gaetano Quagliariello, a proposito della mediazione sul Jobs Act raggiunta all’interno del Partito Democratico. “Sono fiducioso in un riconoscimento da parte di Ncd”, aveva detto invece Filippo Taddei, responsabile economico del Pd.
Ritiene soddisfacente la mediazione sul Jobs Act?
I lavori sono ancora in corso. Noi vogliamo fare tutto il possibile per trovare un accordo. Questo accordo non deve attenuare la portata innovativa della riforma, perché l’obiettivo è quello di agevolare le imprese e produrre nuovi posti di lavoro. Se l’accordo va contro questo non è un problema di Ncd, bensì del fatto che la riforma fallisce la sua ragion d’essere.
Per Sacconi “ci sono le condizioni per l’accordo”. Significa che per Ncd il caso è rientrato?
Sento costantemente Sacconi che mi dice che il Jobs Act sta andando nella giusta direzione. Questo mi rende ottimista, anche se restiamo assolutamente vigili. Il nostro problema non è quello di mettere una bandierina, ma di non edulcorare una riforma che serve all’Italia.
In concreto che cosa chiedete?
La riforma deve avere un suo equilibrio. Le norme devono essere semplici e certe. I margini di interpretazione da parte della magistratura devono essere annullati. Dove questi margini rimangono, si creano quei meccanismi che hanno portato tante imprese, soprattutto nel Mezzogiorno, a non assumere pur avendo la possibilità di farlo.
Il testo del Senato però è solo una delega al governo…
A contare alla fine saranno i decreti attuativi, però questi ultimi non potranno andare oltre la delega. Questo è già accaduto altre volte e oggettivamente non hanno favorito la linearità del processo legislativo. Occorre una delega che risponda ai futuri contenuti del decreto.
L’alleanza di governo tra Pd e Ncd riuscirà a tenere?
Questa alleanza terrà finché servirà a fare le riforme e a sanare i conti. L’Italia ha bisogno di queste due cose. Servono riforme sia dello Stato sia dell’economia che in questo Paese non si sono fatte negli ultimi 20 anni. Finché ci sarà questa spinta la maggioranza terrà. Se questa spinta verrà meno, verrà meno anche la ragione che è al fondo di questa alleanza eccezionale.
Come giudica l’accordo tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale?
L’accordo è innanzi tutto nella maggioranza e copre efficacemente sia la necessità di governabilità sia quella di rappresentanza, che sono le due necessità che una legge elettorale deve soddisfare. La governabilità si garantisce con il premio alla lista, in modo che la sera dell’elezione o del ballottaggio si sappia chi governa il Paese, senza nemmeno la necessità di dare vita a una coalizione solo per vincere le elezioni. La rappresentatività si raggiunge invece con il restante 45% dei seggi destinati agli altri partiti.
Ncd corre il rischio di essere sempre più marginalizzata?
Ncd ha imposto che le riforme si facciano prima con la maggioranza e poi al limite allargando ad altre forze. Questa è la ragione per cui sulla legge elettorale c’è stato un accordo che è stato esteso pur con molti dubbi a Forza Italia. Ed è anche la ragione per cui ci siamo opposti al fatto che una decisione del Pd fosse automaticamente assunta dal governo.
In vista delle prossime elezioni, guardate di più a Forza Italia o ai partiti di centro?
La vera questione è che bisogna aspettare che le cose in Forza Italia si stabilizzino, perché in questo momento sono molto variabili. C’è un tempo incerto che dipende troppo dalla congiuntura. Il nostro tentativo, proprio a partire da questa legge elettorale, è costruire un’alternativa al Pd che lo contrasti soprattutto tra gli elettori moderati, anziché con gli slogan anti-europei, xenofobi e talvolta razzisti della Lega di Salvini.
Ncd ha le forze per sviluppare un’alternativa al Pd?
Non pensiamo ovviamente di farlo da soli, ma ci poniamo come obiettivo quello di essere il primo nucleo. A questo si devono aggiungere altre forze e altre realtà, a partire da tutti quei parlamentari che sono nell’area di maggioranza e che non sono del Pd.
(Pietro Vernizzi)