A un anno dalla visita di papa Francesco al Quirinale, questa sera (ieri, ndr) il presidente Napolitano, in tutta semplicità, si è recato in visita privata dal pontefice a Santa Marta. L’incontro non pare essere stato pianificato, né si conoscono i contenuti del colloquio: un incontro in apparenza semplice e informale, secondo uno stile che abbiamo incominciato a conoscere e che connota fin dai suoi albori il nuovo pontificato e che il presidente ha dato mostra di fare proprio. 



Inutili e fastidiose le congetture. Impediscono che ci si lasci colpire dal fatto in sé, mentre è così facile immaginare i due uomini a colloquio, uno con il suo carico di responsabilità per uno Stato in grandi ambasce, l’altro totalmente dedito ad annunciare l’essenziale del cristianesimo: la presenza e l’amore all’uomo di Gesù e la convenienza pienamente umana della compagnia con Lui. 



In una Roma tormentata da povertà e violenze, in un mondo vessato da odi e da guerre  si saranno detti molto, forse tutto quanto uno desidera: esserci con tutto sé stessi, con i propri pensieri più veri e intimi, con i propri dubbi, carichi dei pesi che sono stati loro affidati per essere alleviati, che ci si riesca o no. Il senso del compito non può non averli resi vicini, quasi fratelli, fratelli perché uomini non superficiali, non estranei ai dolori dei loro fratelli uomini, al dolore di tante madri, alla povertà dei profughi, di chi è solo, malato, povero, disorientato. Un incontro come dovrebbe essere quello tra tutti noi, non inquinato dalla superficialità dei media, non scarnificato dalla curiosità fredda delle dietrologie.



Fosse anche l’ultimo, esso indica come ci si può e si deve incontrare. Non segnati dalla forma che le istituzioni da essi rappresentati spesso impone, non prigionieri dei ruoli, quand’anche importanti. Un incontro tra persone e, per questo, interamente politico, di una politica nuova, che faccia del guardarsi con verità la vera forma del proprio agire e del proprio parlare, del parlarsi. 

E’ grande che sia stato così. Grazie per averci fatto vedere come due uomini possono parlarsi e incontrarsi, fuori dalle scene ma dentro tutto quello che accade. Traspare una profondità che da oggi, vien da augurarsi, è più possibile per tutti.

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