«Il vero problema è che Landini delegittima tutti i sindacati, e ciò non va bene perché per fortuna non tutti i sindacati in Italia sono come la Fiom». Lo sottolinea Giulio Sapelli, professore di Storia economica all’Università degli Studi di Milano, per poi aggiungere: «Anche Renzi però sbaglia, abbiamo tante organizzazioni da attaccare in Italia a cominciare dalla mafia. I sindacati invece negli anni ’70 hanno salvato l’Italia dal terrorismo, nel ’93 grazie al patto con Ciampi ci hanno tirato fuori dall’inflazione, e quindi vanno rispettati più di quanto non faccia il nostro presidente del Consiglio». Il caso Renzi-Landini è emerso dopo che il segretario della Fiom ha detto che il presidente del consiglio non ha “il consenso delle persone oneste”, cioè di chi “lavora e di chi cerca lavoro”. Giovedì del resto il premier aveva a sua volta attaccato i sindacati.



Che cosa ne pensa delle dichiarazioni di Landini?

C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel fatto che un leader sindacale si lasci andare a certe esternazioni. Soprattutto da parte di Landini che nella vicenda malaugurata dei recenti scontri aveva dimostrato di essere un capo naturale degli operai. In quei momenti aveva evitato il degenerare degli scontri fisici con la polizia e aveva dato un senso di moderazione. Che ora se ne esca con queste affermazioni mi sembra una cosa gravissima che faceva meglio a risparmiarsi. Anche se Renzi dice una cosa che non condivido, e cioè che non si tratta con le organizzazioni sindacali in un modo diverso rispetto alle organizzazioni datoriali.



Per Rino Formica, “solo nei sistemi autoritari un presidente del consiglio offende le forze sociali nel Paese”. È d’accordo con lui?

Sì. Renzi ha esagerato quando ha detto che i sindacati non rappresentano nessuno tranne loro stessi. Su questo sono totalmente contrario, i sindacati sono imprescindibili in un sistema democratico e pluralistico, quale che sia la loro opinione. Personalmente sono più favorevole a un sindacato partecipativo che non antagonista, ma anche quest’ultimo ha diritto di esistere e di fare le sue battaglie. È ugualmente sbagliato parlare di “iscritti truccati” riferendosi ai sindacati. I pensionati pagano 50 euro l’anno di loro spontanea iniziativa per le tessere. In sintesi, Renzi deve abbassare i toni e Landini pure.



Secondo Renzi, “l’articolo 18 prima rappresentava un ostacolo, ora non lo è più”. Lei che cosa ne pensa?

Su questo ha ragione Renzi, con il Jobs Act si è fatto un passo avanti. Io sono per l’abolizione dello Statuto dei lavoratori, perché sono convinto del fatto che dovremmo tornare a un ordinamento intersindacale. Quando è stato approvato lo Statuto dei lavoratori abbiamo compiuto un grave errore, tanto è vero che all’epoca il Partito comunista votò contro.

 

Che cosa è cambiato da allora?

Il Pci allora era ancora un partito del movimento operaio, e non un partito radicale di massa come è diventato in seguito, e riteneva inammissibile che lo Stato intervenisse così direttamente nelle relazioni industriali. Anche la Cisl si disse contraria, con l’allora segretario Bruno Storti che sottolineò a un congresso: “Il nostro Statuto è il contratto”. La mia posizione è ancora quella, il Jobs Act è un passo avanti soprattutto perché prevede l’apprendistato come apripista per il contratto a tempo indeterminato.

 

Come vede invece lo sciopero del 12 dicembre, cui aderiscono Cgil e Uil ma non la Cisl?

La posizione della Cisl è quella più razionale. In un momento di crisi, in cui le imprese sono sull’orlo del fallimento, scioperando si fa solo un piacere ai datori di lavoro. Questi ultimi sono ben contenti che i lavoratori incrocino le braccia, perché così risparmiano un giorno di stipendio. Se si deve parlare dello sciopero come arma dei lavoratori, questo è quindi proprio il momento in cui, come diceva Giuseppe Di Vittorio, bisogna “fare gli scioperi a rovescio”, cioè andare a lavorare per farsi pagare di più.

 

Perché allora la Cisl appoggia l’agitazione del pubblico impiego?

La Cisl è molto forte nel pubblico impiego, e d’altra parte quest’ultimo è in una situazione veramente vergognosa perché i contratti sono stati bloccati per sei anni. Nonostante quanto afferma il ministro Madia, non si può fare la riforma del pubblico impiego penalizzando i dipendenti. Quando un professore risiede a Milano e guadagna 1.300 euro, non può vivere in condizioni dignitose. Quindi fa benissimo la Cisl a sostenere l’agitazione del pubblico impiego, e non invece lo sciopero generale che non ha nessun peso, anzi danneggia i lavoratori.

 

(Pietro Vernizzi)

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