È uno dei candidati alle prossime elezioni regionali in Calabria, sostenuto dalla coalizione Alternativa Popolari dalla Calabria, appartenente a una corrente di Centro. Nato a Reggio Calabria il 13 febbraio del 1954, il suo vero nome è Vincenzo Mario Domenico D’Ascola: dopo essersi laureato in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma, è stato ricercatore universitario nello stesso ateneo e professore di Diritto Penale nell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, nella facoltà di Giurisprudenza. Da anni è un apprezzato avvocato penalista, oltre ad essersi mosso per una serie di importanti modifiche al Codice penale. Lo scorso anno, D’Ascola ha deciso di tentare la carriera politica: nelle elezioni Politiche del 2013 viene eletto come senatore per il Popolo della Libertà, rappresentando la Calabria. È conosciuto per essere stato uno dei membri del Senato che si è opposto alla decisione di Silvio Berlusconi di opporsi alla mozione di sfiducia presentata contro il Premier Enrico Letta. Ed è proprio per questa motivazione che l’avvocato decide di lasciare la rinascente Forza Italia per entrare a far parte del Nuovo Centrodestra, guidato da Angelino Alfano, ex braccio destro del Cavaliere. Oggi Nico D’Ascola è appoggiato da NCD e UDC per le prossime regionali. I suoi obiettivi principali in vista dell’ormai vicina tornata elettorale? Superare la soglia di sbarramento e porsi come un punto di riferimento per i moderati. Il suo programma politico si basa maggiormente sullo scopo di rilanciare la Calabria dal punto di vista economico, cercando di sostenere le famiglie meno abbienti e di rafforzare un servizio sanitario in piena crisi, un po’ come tutta la regione. Grande rilevanza viene attribuita agli ospedali, che devono rientrare in un pareggio di bilancio. Inoltre, l’offerta sanitaria deve essere migliorata e resa accessibile a tutte le classi sociali del territorio, con il tentativo di fermare la cosiddetta “fuga di cervelli” a causa di un carente servizio sanitario. Bisogna ridurre i costi della politica, con la diminuzione degli stipendi anche dei dirigenti, da nominare in seguito ad un concorso la cui graduatoria deve essere fondata sulla meritocrazia.