Nessuna rottura. Berlusconi conciliante, preoccupato di difendere il patto del Nazareno pur di avere una qualche voce in capitolo nell’elezione del capo dello Stato. Fitto irremovibile nella richiesta di liquidare l’organizzativo del partito (Verdini) e nell’invocare primarie per tutti. Un no secco, poi, viene da Fitto all’investitura del “centravanti” Matteo Salvini a leader del futuro centrodestra. Nessuna rottura in Forza Italia dunque, o — per dirla in un altro modo — tutto come prima, e arrivederci alla prossima settimana. Berlusconi, insomma, prende ancora tempo. Nel parlamentino azzurro ieri c’era anche Gianfranco Rotondi, “ultimo democristiano”, come dice di sé stesso; uno dei tanti ancora in circolazione, ma uno dei pochi tuttora fieri di esserlo.



Insomma, onorevole Rotondi, siamo da capo. E dire che alla vigilia tirava una brutta aria…
Strano destino: se Berlusconi fa da solo siamo un partito di plastica, se ci riuniamo tira brutta aria. Direi che siamo un partito normale: analizziamo insieme risultati non belli, cerchiamo la rimonta senza nevrosi.

Nessuno si aspettava un exploit in Emilia-Romagna come quello di Salvini, vero?
Io me lo aspettavo. Salvini ha applicato il teorema dei piccoli partiti: quando ci sono elezioni sfasate, concentrarsi tutti  e lavorare pancia a terra per fare numeri alti e condizionare il resto del territorio. In più Forza Italia aveva Berlusconi fuori gioco, e si sa che senza di lui si fa palla corta…



Ma Berlusconi ha ancora in mano il pallino del partito?
Scherza? Cos’è Forza Italia senza Berlusconi? Prenda me: che ci azzecco io, ultimo democristiano, in questo manicomio? Ci sto perché c’è Silvio, no? E così è per tutti, mi creda.

Fitto non arretra. Altro che investitura di Salvini, chiede primarie per tutti. Come la mettiamo?
Fitto è orgoglioso, diciamo, e tiene il punto. Ma sa lui per primo che Berlusconi è fuori delle dinamiche viceversa necessarie per la scelta di un candidato nuovo.

Se l’aspettava un endorsement di Berlusconi a Salvini come quello dell’altra sera?
Berlusconi dice sempre di essere insieme concavo e convesso. Da Vespa ha comprato tempo non chiudendo a una candidatura di Salvini. Le elezioni sono nel 2018 e Silvio ne ha visti avversari e successori scivolare lungo il fiume…



Lei crede più a un Berlusconi “regista” o a un Berlusconi in campo?
Berlusconi è in campo. Porterà il centro destra alla vittoria e poi magari darà al paese un governo giovane. Come peraltro ha già fatto in passato.

Rotondi, qui il problema è che Berlusconi conferma un patto del Nazareno in cui l’Italicum è per voi una missione suicida… 

Chi si cuce addosso una legge elettorale generalmente perde le elezioni: valse per la Dc col mattarellum nel 1994 e per Berlusconi col porcellum nel 2006. Magari accettiamo il premio di lista e vinciamo le elezioni.

D’accordo, ma c’è anche un altro problema: il controllo del gruppo, in vista dell’elezione del capo dello Stato. E questo controllo, ora Berlusconi non può garantirlo come una volta… o no?
Il controllo dei gruppi Berlusconi non lo ha mai garantito perché non si è mai occupato molto delle liste. Come molti leader, Silvio pensa che la fedeltà sia di tutti. Non è così.

Rotondi, obiettivamente secondo lei l’indice di Renzi è stabile, in rialzo o in calo?
Non mi importa. Non è in rapporto a Renzi e alle sue fortune che dobbiamo definire la nostra identità e la nostra strategia.

Però fate le riforme insieme. E le riforme comportano un certo “silenzio” sul resto. La vostra fronda nasce su questo, come anche quella interna del Pd.
Guardi che non c’è nessuna fronda o almeno non più delle altre legislature. Le riforme si fanno sempre insieme o almeno ci si prova. Poi magari non ci si riesce…

Lei in consiglio di presidenza cos’ha detto?
Che bisogna mantenere i patti con Renzi. Chi si ritrae da un’intesa perché perde voti, finisce col perdere pure quelli che gli restano.

(Federico Ferraù)