“Sono assolutamente d’accordo con Rosy Bindi. Se Renzi rimette insieme il centrosinistra siamo disposti a discuterne, se invece vuole costruire il Partito della Nazione mi dispiace ma non sono interessato”. Pippo Civati, deputato del Pd, risponde così a chi gli chiede se ci sarà o meno la scissione della sinistra dal Pd. Rosy Bindi, intervistata dal Corriere della Sera, ha fatto sapere che “Renzi sbaglia quando si paragona al partito a vocazione maggioritaria di Veltroni, che prese il 33% e ridusse la sinistra radicale a prefisso telefonico. Quello era collocato nel centrosinistra e non ambiva a fare il partito pigliatutto. Se il Pd è quello di questi mesi, una nuova forza a sinistra non sarà residuale, ma competitiva”.
Civati, partiamo dall’incontro tra Renzi e Napolitano per fare il punto sulle riforme. Che cosa non sta funzionando?
E’ un dato di fatto che il patto del Nazareno è in crisi, c’è un problema nella gestione dei gruppi parlamentari, soprattutto di quello di Forza Italia. Il problema vero è che il patto rischia di incartarsi, e immagino che sia di ciò che hanno parlato Napolitano e Renzi. Il mio auspicio è che lo schema cambi e che ci sia la possibilità di aprire una discussione diversa che coinvolga soprattutto maggioranze che non sono quelle basate sull’asse tout court Renzi-Berlusconi.
Sulle riforme la minoranza Pd non è stata ascoltata?
La mia personale opinione e quella delle persone che lavorano con me non è mai stata minimamente tenuta in conto. Anzi è stata banalizzata, ne è stata fatta una caricatura, è stata messa nello stesso fascio dei professoroni e dei gufi. Io avevo fatto delle obiezioni di merito: sul Senato, ho detto che se è candidato a occuparsi di cose considerevoli, allora deve essere elettivo, mentre per quanto riguarda l’Italicum chiedo un rapporto più diretto tra eletti ed elettori.
Per la Bindi, “se il Pd è quello degli ultimi mesi, è chiaro che ci sarà bisogno di una forza politica nuova”. Lei che cosa ne pensa?
Bindi cita Civati. Sono settimane che dico la stessa cosa, non c’è nessuna intenzione di fare la scissione, a patto però che il Pd ricostruisca il centrosinistra. Invece è notizia di ieri che in Puglia il Pd si allea con l’Udc e con un pezzo di centrodestra. Così non siamo noi a uscire dal Pd, è il Pd che esce da se stesso. Sono quindi assolutamente d’accordo con Rosy Bindi. Se il Pd rimette insieme il centrosinistra è un paio di maniche, se invece diventa il Partito della Nazione non è una questione che ci appassioni, anzi.
A nome di chi parla Rosy Bindi?
Su questo punto c’è una convergenza con me. Altri non mi pare che siano sulla stessa linea d’onda, ci sono sensibilità diverse e soprattutto tempi diversi in cui maturano. Fino al Jobs Act a esprimere voti dissenzienti eravamo solo io e un piccolo gruppo di parlamentari, martedì c’è stata una manifestazione di molti altri. Da una parte io sono meno isolato, o considerato meno eccentrico, dall’altra il problema politico si è manifestato in tutta la sua gravità.
Quali prospettive si aprono dopo il Jobs Act?
E’ necessario che ci si veda e che si discuta. Noi presenteremo un progetto politico e poi la segreteria del Pd ci dirà se è interessata a condividerlo o meno. Bisogna vedere se Renzi ha intenzione di guardare anche a sinistra o proseguire in questa sua campagna per prendere i voti di Berlusconi, cosa che gli riesce benissimo.
Quindi se ci sarà o meno la scissione dipende da Renzi, non da voi?
No, dipende da noi, perché noi dovremo definire un percorso che precisi le proposte alternative, o comunque diverse, comprese le questioni che il governo non sta considerando. Dopo di che, se il governo non solo non ne prende atto, ma dimostra un qualche interesse, la discussione si riapre, altrimenti, come dice Renzi, “ce ne faremo una ragione”.
Lei come legge l’astensionismo alle Regionali?
Ci sono tanti fattori, però è chiaro che la parte politica riguarda anche uno spostamento del Pd in modo abbastanza clamoroso. Non diminuiscono le percentuali dei consensi, ma diminuiscono gli elettori di sinistra che votano Pd. Magari non vanno a votare, oppure votano più a sinistra. Non è vero che a sinistra del Pd c’è lo “zero virgola”, perché in Emilia-Romagna i partiti di sinistra (Sel e L’Altra Emilia-Romagna, ndr) hanno preso in totale il 7%.
Romano Prodi ha detto: “Ho combattuto per l’Ulivo tanti anni perché pensavo fosse la creazione di un sistema bipolare che unisse diversi riformismi”. E’ un endorsement a Rosy Bindi?
E’ dall’elezione mancata di Prodi che ribadisco lo schema dell’alternanza e dell’alternativa tra destra e sinistra. Per cui sono d’accordissimo con Prodi e non credo che ci sia un endorsement alla Bindi, bensì che Prodi, Bindi e Civati la pensino allo stesso modo.
(Pietro Vernizzi)