“Le tensioni sociali stanno esplodendo e la politica è incapace di darvi risposte. Tanto Renzi quanto i suoi avversari sono del tutto impreparati rispetto ai conflitti nei quali si era forgiata la vecchia classe dirigente, che oggi è stata spazzata via”. Lo afferma Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista, in un momento in cui i principali partiti, Pd, Forza Italia e M5S, sembrano frammentati in una miriade di correnti, ma la vera opposizione è sempre più al di fuori del Parlamento e a impersonarla sono Landini e la Camusso.



Sansonetti, cosa sta succedendo?

Da un lato ci troviamo in una situazione di monopartitismo, con il governo tutto in mano al Pd, un partito che sostanzialmente non ha opposizione. Sul piano dell’organizzazione politica siamo invece in una situazione di pluralismo assoluto, in quanto in ogni partito ci sono almeno dieci correnti. Colpisce la quasi totale incomunicabilità tra questi due livelli: da un lato Renzi che governa, dall’altra tutti i suoi avversari.



Qual è il vero significato di questa battaglia?

Questa battaglia politica corrisponde a un’instabilità della classe dirigente, che ha momentaneamente delegato a Renzi il compito di governare il Paese. Nello stesso tempo però questi politici sono alla ricerca di spazi, punti di riferimento e prospettive, oltre a essere instabili e impauriti perché non riescono a capire bene come si collocheranno.

Come legge l’attuale situazione dal punto di vista sociale?

Il sommovimento sociale incomincia a farsi sentire e nei prossimi giorni balleremo parecchio. La forza di Landini, la presa di posizione della Cgil, lo sciopero del 12 dicembre, il fatto che la Uil sia vicina alla Camusso, Tor Sapienza e gli scontri a Milano sugli sgomberi sono un insieme di fattori che creano una situazione di fibrillazione sociale che fino a qualche mese fa era del tutto impensabile, e per trovare qualcosa di analogo in Italia dobbiamo tornare agli anni 90.



A surriscaldare il clima politico è l’avvicinarsi delle elezioni per il capo dello Stato?

La questione fondamentale non è il Quirinale, bensì l’emergere delle tensioni sociali. Il punto è che i nuovi partiti non capiscono queste problematiche perché non sono abituati a frequentarle. Renzi non le conosce bene, e neanche i gruppi dirigenti intorno a lui. Mentre la vecchia classe politica, che si era formata nel crogiolo dello scontro sociale, è stata interamente messa da parte.

La tensione sociale sta aumentando perché esprime istanze che non trovano spazio in Parlamento?

Sì, la società non ha più alcuna rappresentanza politica. In questi 20 anni siamo andati a un distacco progressivo tra la società e la sua rappresentanza in Parlamento, che ormai è divenuto totale. Il ceto politico non ha più nulla a che vedere con la società, anzi tra loro neanche si parlano. Ciò rende difficile contenere la fibrillazione sociale. Bisognerà vedere se l’attuale riorganizzazione della politica riesce in qualche modo a connettersi con i conflitti sociali.

 

Che cosa ne pensa di quanto ha affermato Rosy Bindi sulla necessità di un partito di sinistra?

L’esigenza di avere una forza politica di sinistra è evidente. Non mi riferisco a un’estrema sinistra, ma a una sinistra ben radicata e con forti programmi. Quel che manca è una leadership credibile e Rosy Bindi non è in grado di esprimerla. Una bravissima signora di 63 anni, che viene dalla Dc, che ha passeggiato insieme a De Mita, non può avere la credibilità per mettersi alla testa di un partito di sinistra.

 

L’esperienza dell’Ulivo è riproponibile oggi?

L’Ulivo oggi è Renzi, ma del resto non è mai stata una forza di sinistra. L’Ulivo è l’aggregazione politica che ha inventato il precariato e che ha messo in atto le privatizzazioni. Rosy Bindi da un lato dice che ci vuole una forza di sinistra, dall’altra auspica un ritorno all’Ulivo. Quest’ultimo però è stata una classica formazione di centrosinistra che ha fatto delle politiche fondamentalmente liberiste, come ha detto anche D’Alema in un recente convegno.

 

Come vede la partita tra Napolitano, Renzi e Berlusconi?

Il binario Napolitano-Renzi-Berlusconi va avanti per conto proprio e può anche ottenere dei successi, perché i tre leader non hanno una reale opposizione. Sono però privi di una strategia politica per il futuro, perché nessuno si pone la questione vera, cioè come si possa uscire dalla crisi. Avremmo bisogno di una destra e di una sinistra che ci spiegassero in modo diverso e opposto i motivi per cui siamo arrivati alla crisi e qual è la strada per uscirne.

 

(Pietro Vernizzi)