“Confido nel fatto che Renzi faccia prevalere la saggezza e abbandoni una linea di scontro e di divisione che non porta da nessuna parte”. Lo afferma il deputato del Pd, Alfredo D’Attorre, dopo l’incontro di ieri tra Renzi e i gruppi parlamentari del partito al Senato e alla Camera dei Deputati. Per l’onorevole, “se c’è stata l’idea di dare una spallata ai sindacati e ai corpi intermedi, dopo il grande successo della manifestazione del 25 ottobre deve essere abbandonata perché si è rivelata del tutto irrealistica. Ci sono le condizioni per fare correzioni ragionevoli e condivise alla delega lavoro e mi auguro che il governo si renda disponibile”.



Che cosa farete se Renzi metterà la fiducia?

Questa ipotesi non la voglio neppure considerare. Sarebbe un errore di merito, perché lascerebbe un testo che presenta aspetti evidentemente lacunosi. Sarebbe una scelta incomprensibile anche sul piano costituzionale perché non si può costringere per due volte il Parlamento prima al Senato e poi alla Camera a votare una delega in bianco indeterminata su una questione come il lavoro, che tocca diritti costituzionali di prima grandezza.



Civati è arrivato a evocare la scissione. Non sarebbe nel vostro interesse fondare un nuovo partito?

No, tutt’affatto. Noi vogliamo rimanere con grande convinzione nel Pd e riportarlo a essere un grande partito che rappresenta innanzitutto la sinistra e il mondo del lavoro. Quest’ultimo non ci chiede di metterci in un angolo in cui preservare la nostra purezza, bensì di dare battaglia in quello che oggi è il vero centro della politica italiana e il luogo in cui si può incidere, cioè il Pd stesso. La nostra non è una scelta puramente identitaria, minoritaria o di testimonianza, ma pensiamo che le ragioni della sinistra debbano vivere nel Pd. Le vogliamo far vivere oggi per correggere quei punti dell’azione di governo che non condividiamo e che riteniamo dannosi per il Paese.



Perché la vostra non è una battaglia di testimonianza?

Perché su diversi provvedimenti siamo riusciti a introdurre correzioni importanti, e io mi batterò fino all’ultimo perché anche in questo caso sia così.

E a Renzi converrebbe una vostra scissione?

Non so se questa sia la convenienza di Renzi. Se qualcuno si illude che noi lasceremo il Pd consegnandolo a uno snaturamento neo-moderato e a una mutazione genetica, questo qualcuno si illude perché noi questo errore non lo faremo. Non lo faremo per responsabilità sia nei confronti del progetto del Pd sia nei confronti dell’Italia.

 

L’asse Pd/governo è sbilanciato a favore di quest’ultimo?

La sensazione è che in certi momenti Renzi abbia la tentazione di ridurre il Pd a un seguito inerte di un uomo solo al comando. Questa tentazione è sbagliata. Identificare il Pd con il destino di un solo leader è molto pericoloso, ed è uno scenario che noi vogliamo evitare. La leadership di Renzi in questo momento è ancora forte e nessuno di noi si propone di abbatterla. Diamo un giudizio positivo della prima fase del governo Renzi fino alle elezioni europee, mentre purtroppo dopo il 25 maggio il governo ha preso una strada sbagliata che non ci convince.

 

Nello specifico che cosa chiedete?

Vogliamo evitare l’abolizione totale dell’articolo 18, recuperando almeno il deliberato della direzione per quanto riguarda il reintegro nel caso di licenziamenti disciplinari illegittimi. Intendiamo individuare risorse aggiuntive per gli ammortizzatori sociali e far passare quegli emendamenti su altri punti che non è stato possibile discutere al Senato.

 

Che cosa farebbe Ncd se Renzi ascoltasse le vostre richieste?

Bisogna fare i conti anche con i rapporti di forza. Il centrodestra non può pensare di imporre la sua riforma del mercato del lavoro in una situazione in cui ha 30 deputati e il 4%, a fronte di un Pd che ha 300 deputati e il 40%.

 

La minoranza del Pd ha più deputati di Ncd?

Non abbiamo correnti militarizzate, ma le assicuro che le nostre dimensioni sono maggiori. In ogni caso noi non stiamo facendo la battaglia di una parte del Pd. Noi riteniamo di interpretare quella che è stata la posizione di tutto il Pd negli ultimi anni. Non c’è mai stato un congresso, un’assemblea programmatica o una campagna elettorale in cui uno solo dei dirigenti del Pd, Renzi compreso, abbia mai proposto l’abolizione totale dell’articolo 18.

 

Ma nel 2013 il Pd non ha vinto le elezioni da solo ed è entrato a far parte di un governo di coalizione…

Infatti io le sto parlando di alcuni singoli emendamenti che possono rappresentare un punto di mediazione. Non le sto raccontando la mia riforma ideale del mercato del lavoro, che sarebbe ovviamente diversa. Stiamo parlando di emendare il testo del governo, non di scriverne uno da capo.

 

(Pietro Vernizzi)