Denis Verdini, ex coordinatore del Pdl, e Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia, sono stati rinviati a giudizio nell’ambito del processo sulla P3. Lo ha deciso Paola Della Monica, gup di Roma. Verdini è accusato del reato di corruzione, per i rapporti avuti con l’imprenditore Flavio Carboni relativi all’eolico in Sardegna. Il processo avrà delle inevitabili conseguenze politiche in quanto Verdini è anche considerato il garante del Patto del Nazareno. Abbiamo chiesto un’analisi a Fabrizio D’Esposito, giornalista politico de Il Fatto Quotidiano.



Che cosa ne pensa del rinvio a giudizio di Verdini?

Noi al Fatto Quotidiano siamo stati i primi a dire che il renzismo doveva prendere le distanze dalla figura ingombrante, e per me impresentabile, di Verdini. Il rinvio a giudizio per la P3 è sintomatica dell’imbarazzo del Pd. La cosa che più colpisce è che al di là di tutti gli altri guai giudiziari di Verdini, stiamo parlando di uno dei “novelli padri costituenti” in quanto cofondatore del Patto del Nazareno. Se dai guai di Verdini dovesse venir fuori per altri motivi una richiesta d’arresto, Renzi dovrebbe giustificare in Parlamento la posizione del Pd nei confronti di uno dei padri costituenti del Nazareno. L’imbarazzo sarebbe quindi moltiplicato all’ennesima potenza.



Perché secondo lei Verdini è un “impresentabile”?

Verdini è un impresentabile per tutti i processi e gli avvisi di garanzia che ha ricevuto. E’ stato rinviato a giudizio per il crack della sua banca che ha fatto un buco pari a 100 milioni di euro. Non si tratta di una bazzecola, eppure Verdini trae giovamento proprio dalla sua posizione di parlamentare, dopo essere stato imputato per associazione a delinquere e inquisito per truffa ai fondi dell’editoria.

L’inchiesta sulla P3 ha le basi per portare a una condanna di Verdini?

Questa inchiesta parte dal presupposto di un’associazione segreta che doveva favorire Berlusconi nei suoi processi: c’era quindi tutto l’interesse per mettere in piedi delle situazioni “extra legem”. Dall’altra ci sono gli appalti dell’eolico, ed è chiaro che Verdini è un uomo interessato a una sorta di coacervo di interessi. Non dimentichiamoci per esempio che in altre inchieste Verdini è emerso come il catalizzatore di appalti e interessi di vari imprenditori.



Il Nazareno andrà avanti senza Verdini?

Questo è il grande interrogativo, perché in questo momento non c’è solo il fantasma sinistro di Verdini che mina il Nazareno, ma anche la tattica di Silvio Berlusconi che non vuole chiudere subito sulla legge elettorale. E questo nonostante il pressing molto forte di Renzi per chiedere un nuovo vertice con Berlusconi e rinnovare l’accordo sulla legge elettorale. Il rinvio a giudizio di Verdini incrocia la tattica dilatoria di Berlusconi che non vuole andare a elezioni anticipate. Se sarà minato il ruolo di Verdini, il Nazareno potrebbe vacillare.

 

Quali saranno le conseguenze?

Renzi vuole fare la legge elettorale perché vuole tenersi un piano B di riserva per poter andare alle elezioni anticipate. Berlusconi invece non le vuole, come del resto non le vuole l’intero Parlamento. Renzi gioca per sé, e del resto approvare la legge elettorale significa anche fare approvare a Napolitano il suo mandato a scadenza. Napolitano aveva due macigni sul suo cammino: la deposizione al processo sulla trattativa Stato-mafia e l’imperativo di dare un segnale sulle riforme. Il primo è già stato superato, quando si supererà anche il secondo si voterà per il Quirinale. A quel punto non sarà Napolitano a sciogliere le camere, ma lo farà il suo successore.

 

Si può andare a elezioni anticipate senza la riforma del Senato?

Nulla esclude che si approvi una leggina per estendere l’Italicum anche al Senato. Ma d’altra parte è anche possibile che si riescano a completare le riforme costituzionali e si vada a votare nel 2016.

 

Per Renzi e Berlusconi, chi dovrà essere il nuovo presidente della Repubblica?

L’accordo tra Renzi e Berlusconi sarà su una figura di non grossa caratura come è stato Napolitano, e del resto probabilmente si tratterà di una donna. Mi riesce difficile immaginare un accordo di alto livello, come potrebbe essere Amato, che è troppo autorevole e indipendente. Al tempo stesso in questi anni il Quirinale è stato il garante del Paese verso l’Europa e i mercati internazionali, e difficilmente questo ruolo potrebbe essere rivestito da una figura troppo debole come Roberta Pinotti. Dipenderà quindi dal tipo di figura e dal momento storico in cui cadrà la successione a Napolitano.

 

(Pietro Vernizzi)