“Quello di Napolitano è un endorsement senza se e senza ma al governo Renzi, anche se la durata della legislatura dipenderà essenzialmente da chi sarà il suo successore al Quirinale e soprattutto dal modo in cui sarà eletto”. E’ l’analisi di Stefano Folli, editorialista di Repubblica, alla luce del discorso di ieri del presidente Napolitano. “Non possiamo essere ancora il Paese attraversato da discussioni che chiamerei ipotetiche: se, e quando e come si possa o si voglia puntare su elezioni anticipate, o se soffino venti di scissione in questa o quella formazione politica, magari nello stesso partito di maggioranza relativa”, ha detto il capo dello Stato.



Come valuta complessivamente il discorso di Napolitano?

Napolitano traccia un bilancio incoraggiante del governo Renzi, in quanto lo considera un esecutivo idoneo alle necessità del nostro Paese. Alla luce del fatto che è forse uno degli ultimi discorsi istituzionali di Napolitano, lo ritengo un punto da segnalare.

Per Napolitano il governo deve durare. Siamo sicuri che anche Renzi la pensi allo stesso modo?



Difficile dirlo, la vera questione però è che ieri Napolitano ha fatto un grande endorsement del governo. Mi interessa sottolineare il fatto che il presidente della Repubblica, che sta lasciando il suo incarico al Quirinale, abbia compiuto questo atto di grande sostegno al governo. Poi vedremo che cosa accadrà, dipenderà da molti fattori a cominciare da chi sarà il prossimo presidente della Repubblica.

Napolitano ha criticato l’austerità, ma sottolineato che l’Italia ha rispettato i patti europei. L’economia è il fattore che deciderà le sorti del governo?

L’emergenza economica è sicuramente il fattore cruciale per il futuro del governo e della legislatura. Quanto allo sforamento del 3%, sono cose che si dicono e auspici che si fanno, ma realizzarli poi è molto difficile considerando l’importanza dei vincoli europei. Napolitano ha auspicato una cosa diversa, cioé il superamento dell’austerità e che l’Europa imbocchi una strada politica nuova.



Berlusconi ha ricordato che nel Patto del Nazareno c’è anche il Quirinale, ma la Serracchiani lo ha smentito. Come stanno le cose?

Il Patto del Nazareno non è una camicia di forza né tantomeno un documento custodito dal notaio. E’ chiaro che si tratta innanzitutto di un accordo sulla legge elettorale, e come tale rimane. Berlusconi non ha smentito l’intesa sull’Italicum, nemmeno dopo le correzioni adottate da Renzi. Semmai è una questione di tempistica: Berlusconi non vorrebbe accelerare i tempi finché non si sarà chiarita la partita del Quirinale.

 

Prodi ha visto Renzi. Potrebbe tornare in gioco per il Quirinale?

Prodi è un nome autorevole, ma io non darei troppa importanza all’incontro di lunedì che non è stata affatto una candidatura del Professore da parte di Renzi. Mostra piuttosto che la strategia del segretario è quella di cercare la compattezza del Pd. La minoranza chiede di ripartire da Prodi perché è proprio sul suo nome che il partito si è spaccato. Un gesto di distensione nei confronti di Prodi è quindi la condizione minima perché poi la minoranza possa discutere con la maggioranza.

 

Come valuta il fermento della sinistra Pd?

Nel Pd non c’è aria di scissione e non ci sarà a lungo. Al massimo possono esserci dei casi singoli, che però è una cosa ben diversa da una vera e propria spaccatura.

 

Che cosa accadrà a Forza Italia?

Forza Italia è un partito in profondissima crisi d’identità, gravemente lacerato e con la guida di Berlusconi che è dimezzata. Se si disintegrerà o meno dipende però da fattori concreti, cioè da come andranno le prossime battaglie parlamentari, come sarà il quadro delle riforme, se Forza Italia sarà o meno decisiva sulle riforme, e soprattutto da come andrà la battaglia per il Quirinale.

 

(Pietro Vernizzi)