“Quello attuale dal punto di vista costituzionale è un Parlamento di impediti e di abusivi. Il suo obiettivo sarà eleggere un presidente della Repubblica che si impegni a non sciogliere le Camere”. E’ l’analisi di Rino Formica, ex ministro socialista delle Finanze e del Lavoro, nel momento in cui i giochi sul nuovo inquilino del Quirinale entrano nel vivo. Tanto è vero che ieri Giorgio Napolitano è intervenuto con un comunicato stampa nel quale si precisa che non si dimetterà prima della fine del semestre di presidenza europeo che scade a fine anno.



Che cosa ne pensa del modo in cui la questione relativa al Quirinale si incrocia con la legge elettorale e le riforme costituzionali?

Dobbiamo cercare di andare sempre alla radice, altrimenti ci fermeremo sempre alla cronaca. La cronaca dice che Berlusconi vuole prima concordare l’elezione del presidente della Repubblica e poi approvare la legge elettorale e la riforma della Costituzione. L’interesse del Cavaliere è quello di avere un presidente della Repubblica che secondo i suoi desideri e gli accordi del Nazareno possa dargli la cosiddetta agibilità politica, cioè la grazia per i processi di oggi, domani e sempre.



E’ per questo che vuole prima il capo dello Stato e poi l’Italicum?

Sì. Berlusconi ha bisogno che non ci sia il “ricatto” delle elezioni anticipate prima della nomina del presidente della Repubblica. Il problema è che è proprio attraverso l’eventualità delle elezioni che Renzi spera di uscire dai suoi guai. La questione è capire chi dovrà essere il nuovo presidente della Repubblica e quali poteri debba avere.

Qual è la sua posizione su questi temi?

L’attuale capo dello Stato fu nominato a tempo. Il tempo doveva essere di 18 mesi, che dovevano coincidere con la modifica della legge elettorale e le riforme costituzionali. Siamo arrivati alla scadenza dei 18 mesi e non ci sono né la legge elettorale né le riforme costituzionali, ed è in atto un aggravamento della situazione generale del Paese che non esce dai suoi guai. Napolitano naturalmente dice: “Adesso il mio mandato è finito”.



Il nuovo presidente sarà anch’esso provvisorio o durerà sette anni?

Il nuovo capo dello Stato non potrà essere definitivo per sette anni, in quanto è in corso una procedura di modifica costituzionale che cambierà i poteri del presidente della Repubblica e lo stesso assetto costituzionale del Paese. Dovrà quindi essere un presidente a termine.

 

Un capo dello Stato a termine avrà il potere di sciogliere le Camere?

L’articolo 87 della Costituzione precisa che “il capo dello Stato rappresenta l’unità nazionale”, garantendo l’osservanza della stessa Carta costituzionale. L’articolo 88 fissa un potere straordinariamente politico del presidente della Repubblica: quello di sciogliere le Camere. Nel dare questo potere al presidente della Repubblica non si dice quali siano le condizioni per uno scioglimento delle Camere. Anzi si lascia un potere assoluto di giudizio al presidente della Repubblica.

 

E quindi?

In base alla Costituzione il presidente che sarà eletto dopo le dimissioni di Napolitano avrà il potere di sciogliere le Camere. Quello attuale però dal punto di vista costituzionale è un Parlamento di impediti e di abusivi. La mia impressione quindi è che voterà un presidente che si impegna a non sciogliere le Camere. Occorre aprire un dibattito politico per chiarire se il presidente Napolitano dimettendosi compirà un atto di testa propria o nell’ambito del rispetto del patto che fu stretto con il Parlamento nel momento della sua elezione. Da questo punto di vista occorre osservare che Pd e Forza Italia non hanno rispettato il patto. Chi non ha rispettato il patto come può avere titolo per eleggere il nuovo presidente della Repubblica? Questa è la discussione politica che nessuno fa e nessuno vuole fare.

 

Carlo De Benedetti, ospite di Che tempo che fa, ha auspicato un nuovo presidente sul modello di Ciampi e Napolitano e sottolineato che gli 80 euro non sono serviti a niente. A che gioco sta giocando l’Ingegnere?

De Benedetti non ha un pensiero politico, ma è mosso dall’esigenza di tutelare i suoi interessi e ha sempre voluto condizionare il sistema politico a questa logica. L’Ingegnere è un concorrente competitivo ma complementare e convergente rispetto a Berlusconi. Proprio come il Cavaliere ha sempre avuto la visione di piegare gli interessi politici alle sue convenienze. E’ il male cui sono legati gli operatori economici che si occupano di politica, e che qualche volta mettono qualche soldo, ma che spesso ne prendono di più.

 

(Pietro Vernizzi)