In Europa “stiamo costruendo qualcosa di interamente nuovo, molto originale, di grande complessità che ci porterà alla fine a dare voce a tutte le componenti della società”. Lo afferma Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, in un’intervista della web tv della Treccani. Cassese è uno dei candidati più quotati per succedere a Giorgio Napolitano nel ruolo di presidente della Repubblica, nonché insieme a Mario Draghi espressione di quei ristretti circoli europei che in questo momento dettano legge un po’ in tutti gli Stati dell’Unione. A spiegarcelo è Alessandro Mangia, professore di Diritto costituzionale all’Università Cattolica di Piacenza.



Per Cassese nell’Ue c’è un “controllo di ciascuno Stato sugli altri Stati”. E’ d’accordo con questa affermazione?

Che nell’Unione, attraverso lo schermo della Commissione, ci sia il controllo di qualche Stato sugli altri mi sembra un dato di fatto, ma da ciò a dire che questo controllo sia reciproco e paritario mi sembra che ce ne passi. Non mi sembra che Italia e Grecia controllino granché delle scelte condotte dalla Cancelleria Federale in Germania. Semmai questa affermazione, per essere realistica, deve essere letta nel senso che ormai in Europa, diversamente dal passato più recente, si sono affermate sfere di egemonia di cui l’organizzazione comunitaria si fa portavoce.



E’ dunque un controllo privo di reciprocità?

Per chi non l’avesse capito l’Europa è ormai un condominio in cui alcuni condòmini sono più uguali degli altri. Questo è un esito che probabilmente nessuno voleva realizzare ma che di fatto negli ultimi anni si è realizzato. Basta girare questo discorso sul versante economico e si capisce la situazione. La vicenda della legge di stabilità di questi giorni ne è la dimostrazione più convincente e non richiede alcun commento.

“Il sistema verso il quale stiamo andando è molto diverso da quello che viene indicato comunemente, cioè quello di una federazione europea”. Ha ragione Cassese a dirlo?



Che l’evoluzione attuale ci stia consegnando qualcosa di molto diverso da un modello federale classico è verissimo. Quello che è in atto in Europa è un percorso di smantellamento di alcuni Stati, attraverso il loro commissariamento da parte di istituzioni finanziarie internazionali e, guarda caso, dalla Commissione europea. Ed è uno smantellamento che si realizza con una ampiezza ed una velocità proporzionale all’ammontare dei rispettivi debiti pubblici. Da questo punto di vista avevano ragione coloro che, ancora questa estate, sostenevano sui giornali che gli stati con troppo debito pubblico erano stati senza sovranità. Se siamo arrivati al punto che in Europa c’è un nucleo di Stati che vengono definiti ‘core’ mentre altri vengono definiti periferici è perché ormai l’Unione è una comunità di debitori e creditori e le istituzioni comunitarie operano come un gigantesco meccanismo di compensazione tra gli uni e gli altri. Quando questo meccanismo sarà equo, efficiente e stabilizzato, si potrà dire che il percorso europeo sarà concluso. Nel frattempo dovremo abituarci all’Europa che c’è e ai discorsi sull’Europa che sarà. Credo passerà davvero molto tempo.

Quello europeo secondo Cassese è “un sistema molto più complesso perché è un’integrazione dei popoli, dei governi, delle burocrazie e anche un’integrazione delle lobby”. E’ vero?

Guardi, se si parla di integrazione di popoli credo siano stati pochi, dal 1945 ad oggi, i momenti in cui i popoli d’Europa sono stati più lontani tra di loro. Non mi sembra che al momento, di fronte alla peggiore crisi economica di sempre, il continente sia attraversato da sentimenti di unione e fratellanza. Se poi l’Europa è un problema di armonizzazione di governi, burocrazie e lobbies mi sembra difficile che ne possa derivare qualcosa di positivo per i cittadini europei o per le loro libertà. Quello di Cassese è un wishful thinking? Possiamo prenderlo come un auspicio natalizio.

 

Il giudice emerito sta parlando in vista del voto per il Quirinale?

Questo non glielo so proprio dire ed è una cosa che non vorrei commentare. Draghi ha le caratteristiche per essere il nuovo capo dello Stato? Se Draghi diventasse il nuovo presidente della Repubblica si andrebbe davvero nella direzione dell’integrazione di cui parlava Cassese. Anche se in questo caso dovrebbe lasciare la presidenza della Bce, con tutto quello che ne verrebbe in termini di ridefinizione degli equilibri nelle politiche monetarie ed economiche a livello europeo. Penso che ci sia qualcuno fuori d’Italia che sarebbe felicissimo di vedere Draghi presidente della Repubblica italiana.

 

Il nuovo capo dello Stato sarà espressione di ristretti circoli europei o della politica italiana?

E’ la stessa domanda che mi ha fatto prima parlando di Draghi. Dubito comunque che la politica italiana oggi possa prescindere dai circoli europei, ristretti o meno che siano.

 

Berlusconi ha aperto la porta a un presidente del Pd. Lei che cosa ne pensa?

Berlusconi in questo momento non può fare altro, visto che il suo partito, o quel che ne resta, non è in grado di esprimere candidati credibili alla Presidenza della Repubblica. E’ questo uno dei molti problemi di Forza Italia.

 

Come si aspetta che sia il nuovo inquilino del Colle?

Non so quale sia l’ambiente da cui proverrà il prossimo presidente della Repubblica, ma sono convinto che, chiunque siederà al Quirinale, giocherà un ruolo in perfetta continuità con quello giocato negli ultimi anni da Napolitano. E cioè in continuità con l’evoluzione che ha subito la nostra forma di governo in questi anni di crisi.

 

Renzi accetterà un presidente in grado di fargli ombra?

Il sistema italiano è andato verso una forte integrazione tra presidenza della Repubblica e presidenza del Consiglio. Non vedo come questo potrebbe essere superato in futuro. Almeno a breve termine.

 

(Pietro Vernizzi)