“Ricostruiamo il centrodestra mettendo insieme le sue anime, da Berlusconi a Salvini, passando per Fitto, Tosi e Passera”. E’ la proposta del senatore Mario Mauro, ex ministro della Difesa ed ex vicepresidente del Parlamento europeo, secondo cui “sul fatto che Renzi voglia andare al voto a primavera non ci sono dubbi e occorre ripensare profondamente le prospettive del centrodestra”. Partiamo dal voto per il Quirinale.

Quali caratteristiche dovrà avere il prossimo presidente della Repubblica?

Per come è il meccanismo delle riforme costituzionali in corso, nonché l’impostazione dell’attuale legge elettorale, la cosa più intelligente sarebbe eleggere una persona di grande spessore dal punto di vista costituzionale e politico, in grado di porsi con piena autonomia nei confronti dell’esecutivo. Non a caso dico nei confronti dell’esecutivo, e non di Renzi e Berlusconi, perché la valutazione sul capo dello Stato non può dipendere da problemi legati a personalismi.

Quali figure possono avere queste caratteristiche?

Tanto Bersani quanto Draghi hanno certamente i requisiti. Il presidente della Bce ha un profilo internazionale di sicuro spessore e una visione dell’Ue caratterizzata da una più marcata cessione di sovranità, quasi da Europa federale. Nel contempo Bersani rappresenta quella tradizione del Pd che oggi è così fortemente messa in crisi dalla leadership di Renzi. Pd, Forza Italia e i partiti centristi potrebbero inoltre trovare l’intesa anche su una personalità come Giuliano Amato.

Renzi vuole andare al voto in primavera?

Io ne sono convinto. Il problema è soltanto capire se ci saranno dei fattori che glielo impediranno, ma sulle sue intenzioni non avrei dubbi. Non capirei la folle corsa sulla legge elettorale, che ha senso approvare entro la prima metà di gennaio solo se viene usata.

La legge elettorale potrebbe servire come una pistola carica?

No, l’esperienza insegna che quando si gira con una pistola carica con il colpo in canna, prima o poi si spara.

L’asse Renzi-Berlusconi reggerà?

Abbiamo auspicato per anni un’intesa sulle riforme. Nel momento in cui la si è raggiunta, non è tanto frutto di un’analisi attenta dei nostri problemi costituzionali e politici, ma nella visione di Renzi è piuttosto orientata a sbancare il mercato del consenso. Berlusconi resta aggrappato alla “violenza istituzionale” di Renzi proprio per rimanere in gioco. Al Cavaliere risulterà però più difficile portare a casa condizioni in grado di garantire il futuro del centrodestra.

In questo panorama politico lei dove andrà a collocarsi?

Non sono stato solo io, ma la maggioranza degli italiani ad attraversare questo ventennio chiedendosi dove sarebbero andati a collocarsi. Si sono quindi di volta in volta collocati nel centrodestra o nel centrosinistra, determinando un’alternanza di governi proprio nel tentativo di vedere compiuto un disegno politico riformatore.

 

Alle prossime elezioni politiche formerà una lista insieme a Ncd e Udc?

L’impressione per il momento è che tutte queste iniziative centriste lascino il tempo che trovano. Non sono cioè attraenti per l’elettorato, appaiono morte e incapaci di sostenere i grandi ideali di cui teoricamente si nutrono. Ciò di cui c’è bisogno è un programma ben fatto, una classe dirigente del tutto nuova e una leadership che faccia sintesi di una cultura e una società dove sono presenti nello stesso tempo sia gli ideali della tradizione cristiana sia le paure e gli egoismi più retrogradi. Noi siamo popolari, poi ci sono i populisti. Programmi e ideali sono molto differenti, ma gli elettori spesso e volentieri sono gli stessi.

 

Salvini può diventare il nuovo leader del centrodestra?

Se ripenso a quello che è stato capace di fare Berlusconi, che in passato ha messo insieme un partito nazionalista come An e uno contro la nazione come la Lega, la verità è che Salvini dovrebbe rivelarsi degno di analoghi principi e capacità di adattamento. In uno scenario politico come quello italiano per esercitare una vera e propria leadership rimane fondamentale l’idea di farsi tutto a tutti. Alla sinistra per trovare un leader della caratura di Renzi ci sono voluti 20 anni. Il centrodestra lo ha avuto per 20 anni in Berlusconi. Eppure gli ultimi 20 anni sono stati soprattutto una storia di occasioni sprecate tanto per l’una quanto per l’altra parte.

 

Lei andrà con Forza Italia o con il Pd?

Io non devo andare con l’uno o con l’altro. Io sto già in un’area politica definita che è quella dei convincimenti popolari e che continua a credere in una politica incentrata intorno al servizio alla persona e alla difesa di libertà essenziali, da quella economica a quella religiosa. Questa realtà è già per sua natura alternativa alla sinistra. Ma da qui a dire che abbiamo tutto pronto per rilanciare il centrodestra ce ne passa. Quindi rimanendo dove sono può darsi che vada ragionevolmente incontro a una sonora sconfitta, ma questo non mi farà cambiare campo. Continuo a urlare la necessità di ripensare profondamente il centrodestra. Dopo di che ci sono degli elementi di cui dobbiamo tenere conto. Mi riferisco alla dedizione e alla forza mostrate da Berlusconi, alla capacità di aggregazione di Salvini, nonché alle anime critiche del centrodestra quali Fitto, Tosi e Passera.

 

(Pietro Vernizzi)