“In questo momento i tre nomi più forti per la corsa al Quirinale sono quelli di Amato, Draghi e del giudice emerito della Consulta, Sabino Cassese. Ma se dovesse prendere forza la candidatura di una donna, come quello della Severino, sarebbe difficile per tutti dire di no”. Lo afferma Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera, in vista delle prossime dimissioni del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che dovrebbero arrivare a fine anno o all’inizio di gennaio.
Quale figura si aspetta per succedere a Napolitano?
Stando alle dichiarazioni ufficiali, sembra che il percorso sia quello di individuare prima un candidato che sia accettato in modo unitario dai grandi elettori del Pd, e in un secondo momento di sottoporlo anche agli altri partiti. Sono tanti i nomi che circolano, ma ciascuno di essi formulato in questo momento rischia di essere bruciato.
Come si apsetta che si procederà?
Sarà seguito il metodo De Mita, quello con il quale fu eletto Francesco Cossiga al primo turno. In pratica consiste non nel fatto di presentare una rosa di possibili nomi, ma nel fare cadere rapidamente tutti gli altri petali per fare avanzare senza esitazioni l’unica candidatura accettabile da tutti.
Ritiene che Amato, Draghi, Bersani e il giudice emerito della Consulta, Sabino Cassese, siano petali di una rosa destinati a cadere?
Sono tutti nomi con una loro forza, cui aggiungerei anche quello di Walter Veltroni. Non dimentichiamoci inoltre che se dovesse uscire il nome di una donna sarebbe molto difficile per tutti, per non dire impossibile, dire di no. Per tornare ai quattro nomi che lei ha fatto, per quanto riguarda Draghi bisogna verificare anche la disponibilità personale a lasciare la Bce.
Una volta verificata questa disponibilità, quali candidati sono più credibili?
Di questa rosa il più debole è Bersani perché è privo di un profilo internazionale in Europa e nel mondo. Proprio per questo motivo quella di Cassese è una candidatura molto autorevole. Anche se spero che la situazione per l’Italia non sarà mai così drammatica come nell’estate/autunno 2011, occorre una figura con la stessa autorevolezza di Napolitano. E da questo punto di vista sia Amato, sia Draghi sia lo stesso Cassese hanno le carte particolarmente in regola.
Anche Prodi potrebbe tornare in corsa?
No, e non in quanto privo di un profilo internazionale. La sinistra del Pd potrebbe chiedere a Renzi di candidarlo, ma il Professore non riuscirà mai ad avere i voti di Berlusconi. Non a caso riferendosi all’esperienza dell’Ulivo nel corso dell’ultima direzione del Pd, Renzi ha usato parole particolarmente impietose. In questo momento non credo quindi alla candidatura di Prodi.
Quali donne hanno i requisiti per il Quirinale?
Molti nomi fatti nei mesi scorsi, come quello della Pinotti, francamente non mi sembrano credibili. Un nome che mi convince molto di più è invece quello della Severino. Uomo o donna che sia, un grande interrogativo è se avremo una personalità politica, con una storia robusta alle spalle, o se la figura di un presidente di garanzia individuata nell’ambito delle élites finanziarie, accademiche o delle professioni intellettuali.
Lei chi preferirebbe?
Ciascuna delle due possibilità ha i suoi pro e i suoi contro. Si tratterebbe pur sempre di figure politiche del passato, e di fronte all’opinione pubblica il passato non gode di una grande reputazione. Le figure di garanzia legate all’establishment possono essere invece personalità di grande rilievo e dotate di un grande prestigio internazionale, ma a loro volta hanno il limite opposto. Perpetuano cioè l’idea che le garanzie vanno sempre cercate fuori dalla politica.
(Pietro Vernizzi)